L’anima di un uomo (il Duro della domenica)

Luciano Duro

Narratore e Sognatore

DI LUCIANO DURO

Mi chiamo Willie Johnson, “Blind”, cieco da quando avevo 7 anni. All’età di quattro persi mia madre, la seconda moglie del vecchio mi buttò dell’acido sul volto, donna malvagia lei, senza cuore.

Quando divieni cieco, da bambino, le immagini che hai visto restano scolpite come indelebili fotogrammi nella tua mente. Era giugno, ciò che ricordo è mia madre china sulla tinozza a lavare camice, il bianco candido delle magnolie, il verde smeraldo dei cespugli e i fiori colorati nei campi del signor Mc Leon. Mio padre lo vedo giovane e forte, lavorava lungo la ferrovia non lontano da Brenham, Texas, dove sono nato nel 1897. Era buono non meritava quella donna dagli occhi di fuoco, come il mulo che scalcia con la bava alla bocca.

Ora che i miei occhi sono spenti la vedo ancora quando strillava e mi picchiava affinchè smettessi di suonare la chitarra che mi ero costruito con una scatola di sigari: “Smettila Willie non sopporto quei lamenti, il diavolo ha imprigionato la tua anima.” Ma era lei stessa il diavolo, andò via di casa con un vagabondo che diceva di essere uno sciamano.

Cosa può fare un povero ragazzo cieco e negro del Teaxas, se non suonare e cantare blues, e così ho girato in lungo e in largo, accompagnato dalla mia donna, all’angolo delle strade per una offerta. Blind Willie Johnson… ho raccolto tante storie lungo il cammino, se volete ascoltarle buttate un cent dentro il mio barattolo ed io non smetterò mai di cantare. Poi quel giorno venne un uomo che disse: “Ehi Signor Johnson, tutte queste canzoni le deve registrare, le canta, alcune le ha composte, ma non appartengono a lei sono patrimonio dell’intera Nazione”.

Mi piacque quell’uomo, nessuno mai mi aveva chiamato “Signore”, io povero negro, cieco, del Texas: Signor Blind Willie Johnson. Mi scattarono una foto, l’unica che ho. Incisi dischi per la Columbia Records, smisi il mio girovagare e guadagnai soldi senza chiederli.

“Anybody here can tell me, what is the soul of a man? I’ve traveled in different countries, I’ve traveled foreign lands. I’ve found nobody to tell me, what is the soul of a man” ( qualcuno qui mi può dire, che cosa è l’anima di un uomo? Ho viaggiato in diversi paesi, ho viaggiato terre straniere. Ho trovato nessuno che mi dica, che cosa è l’anima di un uomo).

La mia vita terrena terminò troppo presto, non avevo compiuto 48 anni, morii in un letto, questo si, un confortevole letto, perchè anche la morte vuole la sua dignità. Ma sapete, sono divenuto famoso, un certo Win Wenders ha fatto un film su di me: “The Soul of a Man“, il mio blues più famoso che in tanti hanno cantato nel corso degli anni. Ma sono anche immortale.

Nella camera che chiamavano studio di registrazione, quel mattino del 1927 ero particolarmente triste, quando il blues ti prende non ti lascia, fino a farti sanguinare. Ero così giù che non riuscivo a pronunciare parola solo un mormorio, con la chitarra che piangeva, consolata dal collo di bottiglia. “Scura era la notte, fredda era la terra” sussuravo, “Dark Was the Night, Cold Was the Ground “, non pensavo che stessero registrando quel mio triste blues, non mi accorsi di nulla e continuai quel lamento dell’anima fino a quando qualcuno mi disse di fermarmi.

L’estate del 1977 la NASA inviò una nave molto speciale che doveva esplorare la galassia per non tornare mai più. “Dark Was the Night, Cold Was The Ground ” è stata scelta come esempio dell’arte e della creatività ed inclusa in un disco contenente suoni, musiche e immagini dell’uomo. Il mio blues, inciso per caso, inviato nello spazio profondo come un messaggio in una bottiglia nell’oceano infinito. Non trovate sia una storia affascinante? La mia voce persa nello spazio, a decine di anni luce da noi, che viaggia tra le stelle, per spiegare ad altri possibili mondi che cosa è la solitudine umana.

Io sono lì, oltre l’arcobaleno, adesso vedo, non è più scura la terra, ne’ fredda la notte… ma credetemi nessuno ancora mi ha detto cosa è l’anima di un uomo.