Aiuto, mio figlio sta crescendo (e io non so cosa devo fare)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

Mettetevi l’anima in pace: se volete evitare un bel po’ di stress causato dai figli che stanno attraversando la fase dell’adolescenza dovete accettare tre evidenze. La prima: non esiste il manuale del perfetto genitore. La seconda evidenza: i consigli dell’amica, della zia, della vicina di casa, quasi sempre sono chiacchiere inutili perché dare consigli quando non sei implicato direttamente nella vicenda non aiuta a smascherare le insidie del crescere un figlio. Dall’inizio alla fine! La terza evidenza: toglietevi dalla testa la convinzione di essere stati migliori dei vostri figli quando avete avuto la loro età, infatti i ‘colpi di testa’ tipici dell’adolescenza fanno parte d’un periodo di sviluppo che tutti attraversano ma che con l’età matura cade inesorabilmente nel dimenticatoio, soppiantato dalla maturazione della parte frontale del nostro cervello che ci mette in riga.

L’adolescenza rimarrà una di quelle fasi più perturbate, più sconosciute, più misteriose che la storia dell’uomo conosca.

I genitori che si ritrovano a vivere con un figlio adolescente, a volte, arrivano a pensare che qualcuno durante la notte lo abbia sostituito con un sosia, ma solo d’aspetto. Tutti gli sforzi profusi per trasmettere un briciolo di educazione, di buon senso, tutti i sermoni preparati a dovere per rimandare il senso delle piccole cose: tutto svanito, in un punto imprecisato del tempo.

In queste situazioni, gli scontri si acuiscono, si litiga di più, nostro figlio non ci ascolta, non capisce le nostre ire.

Inoltre, siamo totalmente immemori del nostro periodo adolescenziale, anzi ci affrettiamo a sottolineare alla prole quanto il nostro modo di crescere sia stato diverso rispetto ad oggi. Tutto vero: le cose cambiano, la società è diversa, esistono meno sacrifici a carico dei figli e forse più sacrifici a carico dei genitori.

Cosa è rimasto identico al passato? Lo scontro perenne di chi all’improvviso si accorge di avere un figlio che sta crescendo, anche lontano dai genitori, verso un adolescente in preda alla sua profonda voglia di evasione e ribellione per capire cosa significa il distacco dal nucleo familiare. E così i genitori, anche i più giovani, diventano antichi, rompiscatole, una vera e propria pentola di fagioli sempre sul fuoco.

La verità è che i genitori, in primis, si scontrano con gli adolescenti perché non accettano che stanno crescendo e si avviano a creare una minima “autonomia”.

I figli, di contro, si isolano, si attaccano sempre più al gruppo d’amici, considerato come unico detentore del sapere della società moderna.

Esiste un modo per comunicare per più di tre minuti senza arrivare allo scontro? In fin dei conti le nuove scoperte e la destabilizzazione non è solo a carico dei genitori: anche i ragazzi devono affrontare il compito arduo di sentirsi all’altezza del gruppo senza essere esclusi e magari vessati, nei casi più gravi. E allora perché si ha l’impressione di essere seduti ai lati opposti di un fiume aspettando che l’uno o l’altro faccia il minimo errore per rinfacciarlo?

Per provare a capire un adolescente bisogna dare spazio al suo pensiero, immedesimandosi in esso ma mantenendo la maturità di consigliare e ribadire determinate regole.

Ogni adolescente, al contrario di quello che mostra, ha necessità di sentire la presenza dei genitori: nessuno ha davvero intenzione di farsi le valigie e fuggire e stare per più di qualche ora fuori casa. Ogni atto, ogni azione plateale messa in campo nasconde una richiesta precisa: la voglia incessante di essere ascoltato. Ogni giovane, anche da adulto, non potrà fare a meno della ricerca dei suoi punti di riferimento, a volte rinnegandoli, a volte contraddicendoli, ma è solo una messa alla prova di sé stesso, come è giusto che sia. E questo processo, che fa parte dell’evoluzione umana, è inevitabile, non può essere arrestato ma può essere incoraggiato oppure osteggiato con risultati peggiori delle difficoltà iniziali.

Il compito dei genitori (arduo più che mai) è mettere in discussione il loro modello educativo che fino ad ora aveva ottenuto buoni frutti. È cambiato mio figlio? Necessariamente devo adeguarmi se voglio stargli dietro e non perdermi le sue più belle scoperte. E anche se non sarò, da genitore, il primo a saperlo, sarò sicuramente il primo ad intuirlo.

Accettare di avere una parte di sé che sta diventando autonoma è un processo di trasformazione la cui consapevolezza spetta all’adulto, che deve capire quando dire e cosa, nonostante sappia già molte risposte alle innumerevoli domande che un ragazzo si pone.

Un genitore cerca di evitare al proprio figlio errori, sofferenze e situazioni scomode. In realtà, ciò che deve fare è esserci quando gli errori accadono e quando le emozioni si fanno troppo forti da gestire per un giovanissimo adulto che gioca a fare il grande. Se ci avessero tolto il gusto di trasgredire, se ci avessero dato tutte le risposte quando non erano richieste, probabilmente avremmo perso molte buone occasioni per imparare qualcosa.

E i figli vogliono imparare.