Per favore, cancellate la parola ‘bambinata’ (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger


di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

 

Ci lasciano impietriti. Incapaci di descriverle. E di definire le emozioni che suscitano. Sono situazioni limite. Ma devono essere spiegate: attraverso parole precise, senza equivoci.

 

Una delle parole sbagliate è ‘bambinata’. La bambinata è una situazione in cui la persona risponde con il suo lato infantile per compiere l’azione, le cui conseguenze portano alla risata, riconducono al gioco puerile.

 

Uno stupro di gruppo non è una bambinata. Ha connotazioni meschine, di totale mancanza di rispetto per l’altrui identità. In questo caso non esiste il gioco ma solo una deprivazione: di valori, di spazi violati e di cultura lasciata a morire.

 

Uno stupro non si avvicina minimante ad una bambinata, Neanche forzando al massimo l’estensione di significati della lingua italiana. E minimizzare le conseguenze di tali situazioni equivale a commettere un grosso errore. Non solo verso la persona che ha subìto la violenza. Ma soprattutto nei confronti di chi ha compiuto il fatto, ancora di più se è in giovane età.

 

Ciò che aiuta il nostro cervello a definire dei limiti non sono le ramanzine o il solito brontolare degli adulti. Ma sono le conseguenze che ogni situazione comporta.

 

In psicologia cognitiva il comportamento si definisce come “una serie di azioni attivate dal soggetto e mediate dalle nostre emozioni, dai nostri pensieri e dalle nostre credenze”. Ogni azione si modifica e prende spunto dall’esperienza per trasformarsi o rimanere immutata. E ogni individuo costruisce i propri schemi di comportamento attraverso l’avallo o la disconferma che una situazione può avere ripercussioni oppure no.

 

In termini educazionali rimandare e minimizzare una situazione di violenza come se fosse un gioco aiuta a definire un concetto secondo il quale non esiste nessun limite all’aggressione e alla violazione dell’altro.

 

Ogni essere umano, soprattutto in fase di sviluppo, deve essere aiutato a capire che ogni azione ha delle conseguenze gravi nella misura adeguata all’azione praticata. Soprattutto quando i termini della situazione riguardano comportamenti che ledono l’altro in termini di rispetto e denigrazione.

 

Se non esistono conseguenze adeguate che definiscono le nostre azioni, il ricordo dell’esperienza andrà ad arricchire il bagaglio di pensieri automatici disfunzionali che trasformeranno un primo evento sperimentato in un modo di fare costante e quotidiano. Siamo meno consapevoli delle nostre credenze, ma molto più coscienti sono i pensieri automatici che servono a regolare il nostro modo di fare.

 

Le basi dell’apprendimento risiedono proprio in questo semplice concetto che va ad alimentare la nostra personalità, il nostro modo di pensare e di relazionarci con l’altro. Il nostro sistema di convinzioni che ci accompagnerà per tutta la vita si definisce in questi termini.

 

Per questo è necessario fare molta attenzione a come si definiscono certi comportamenti.

 

Il nostro modo di fare può influenzare un’importante fase di sviluppo.

 

 

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