Il decalogo della moglie perfetta nel 1955 e… quello che ne è rimasto

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

di MARIA RITA SCAPPATICCI
Psicologa e blogger

 

Un recente articolo pubblicato sui social ha scovato un decalogo della moglie perfetta nel 1955. Regole precise e dettagliate da seguire per non incrinare il matrimonio e trovare insieme la pace della coppia.

Più o meno i dogmi erano questi:
1. preparare una buona cena prima del ritorno del marito: era un modo per fargli sapere che anche durante la sua assenza il pensiero era su di lui.

2. Interrompere le attività casalinghe almeno 15 minuti prima del suo rientro: bisogna sistemarsi e farsi trovare in ordine perché nessun uomo voleva vicino una donna sciatta.

3. Ricontrollare con estrema “ossessione” che le stanze siano perfettamente ordinate e senza polvere.

4. Far trovare la casa calda: oltre che a far sentire coccolato il tuo uomo saresti stata soddisfatta del tuo ottimo lavoro.

5. Occuparsi dei bambini facendoli trovare puliti e sistemati (come te) e inoltre fare in modo di farli stare calmi e tranquilli: una brava madre deve riuscire a “sedare” gli animi più maldestri.

6. Stamparsi una bel sorriso sulla bocca per accogliere il rientro del padrone di casa: la giornata per lui è stata molto pesante.

7. Se avessi avuto cose da chiedere o argomenti da affrontare evita di essere assillante ma aspetta che sia il tuo lui ad essere predisposto alla conversazione.

8. Mai chiedere o mettere pressioni per sapere dove sta il marito quando è fuori casa, anche se le uscite o i ritardi sono imprevisti, o se sceglie di trascorrere serate fuori invece che con la famiglia.

9. Mai annoiare il marito con lamentele inutili: la casa è simbolo di pace.

10. Lasciare a lui la poltrona più morbida di casa, magari con tisana allegata all’occorrenza.

11. Metti a poste le sue scarpe ed usa sempre un tono dolce e pacato quando ti rivolgi a lui.

12. Mai fare troppe domande sulle azioni perché lui è il padrone di casa e sicuramente farà tutto con correttezza.

Ottemperare a queste necessità significava essere una donna di tutto rispetto, una vera moglie responsabile della famiglia: proprio una donna da sposare.

Ebbene, con questi presupposti, possiamo comprendere le ragioni della nascita di un movimento femminista tanto spietato ai limite della tolleranza.

Bufala o no è evidente che qualche decennio fa una buona moglie se proprio non doveva rispettare tutti questi consigli sicuramente gran parte di essi erano ritenuti sacrosanti per il benessere familiare.

Ciò che è evidente è l’assenza totale di personalità: una donna che non pensa, che non parla, che non disturba, che quasi non esiste in quanto persona.

Il matrimonio non era basato sullo scambio di un rapporto sano ma sull’accudimento a bocca chiusa senza la minima possibilità di intervento. Nessuna possibilità di replica ad una richiesta, nessun senso critico rispetto ad alcun argomento. Ad alcune verrebbe da pensare ad una semplice badante.

Nel 2017 molto è cambiato dell’aspetto femminile, forse in alcune situazioni anche troppo, e di questo modello nulla è rimasto se non un vago ricordo.

Probabilmente una fortuna per il genere femminile, che ora è più libero di realizzarsi professionalmente, avere voce in capitolo sulle questione domestiche e, spesso, dettare legge sulle modalità di affrontare qualcosa.

Ciò che conta però, casalinghe o meno, è che le mogli rappresentano la femminilità ed il calore umano. Sono il porto sicuro di qualsiasi marito. Anche di colui che ha imparato a passare l’aspirapolvere.

E questo rimarrà stabile nel tempo anche tra secoli di vita.

 

 

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