Il diritto di chiedere un po’ di attenzione e di amore

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger


 
di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

 

Aveva lasciato che l’ansia e le paure avessero il sopravvento sulla sua vita. Madre impagabile, moglie sempre presente, aveva curato con estrema dedizione la malattia di suo marito, quando un miracolo lo aveva salvato da un brutto incidente. Continui viaggi e notti insonni non le avevano impedito di occuparsi di tutto, nonostante fosse rimasta sola.
Ma ogni sera portava a termine tutto, con estrema fermezza e sempre con grande passione per la sua famiglia.

Dopo qualche anno tutto era tornato alla normalità e suo marito era finalmente guarito.
Aveva sognato di riprendere la routine con lui, aveva pregato con ansia che i medici le avessero restituito il suo grande amore.

E lui era tornato, meglio di prima, rigenerato da quell’episodio che aveva lasciato poche speranze di ripresa.

E qualcosa era cambiato anche in lei, che aveva notato subito la differenza e si stanca spesso. Poi la discesa netta, i primi attacchi di panico, i dolori di stomaco, le prime paure. Aveva iniziato a soffrire di ansia, proprio quando la sua vita si stava finalmente risollevando.

Inspiegabilmente non riusciva a godere di quella routine che prima amava e che le aveva messo di fronte una grossa sfida. Non poteva più fare lunghi viaggi senza avere almeno un attacco di panico, per questo evitava anche solo di pensarci a qualche minima gita in famiglia.

Anche la spesa al supermercato le metteva ansia: l’ambiente troppo chiuso, il tremore e il peso sul petto era ingestibili. Chiusa in casa era al sicuro, continuando ad accudire i suoi figli e suo marito, da sola con le sue paure.

Mi raccontò che ebbe sollievo quando, dopo l’ennesimo malore, fu condotta al pronto soccorso ed un medico le prescrisse ulteriori accertamenti. «Finalmente qualcuno si sta occupando di me» pensò.

Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere l’unica cosa che è naturale desiderare al mondo: amore per se stessi.

Pensava di non meritarlo, pensava che gli altri avevano una giustificazione per ignorare il suo modo di affrontare le cose ed essere sempre presente al momento del bisogno.

Pensava di lasciarsi andare a quella routine e non osava pronunciare la parola “riconoscimento” per tutto quello che aveva fatto.

Sentirsi degni d’amore è il primo passo per sostenere il proprio equilibrio interiore. Ammettere di essere stanchi non esprime il non amare le persone per le quali ci si adopera ogni giorno. Significa dare un limite a noi stessi. E avere consapevolezza di non essere perfetti. La sopportazione e le aspettative che qualcuno ricambi o si “flagelli” per noi portano rabbia e rovinano i rapporti più solidi.

Riposarsi dopo una lunga giornata, e darsi uno spazio dove poter recuperare le nostre forze significa avere rispetto per noi e ricaricarsi per dare il nostro meglio anche agli altri.

I mostri della vita si presentano all’improvviso, e si fanno vivi solo quando vogliamo volare troppo in alto rispetto alle nostre possibilità e non ammettiamo che come, il resto del mondo, possiamo vivere momenti di fragilità.

Più accettiamo il nostro modo di essere, più saremmo immuni da virus maldestri che rovinano la nostra stabilità.

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