Ecco perché scegli di votare proprio quel candidato

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

C è chi sostiene che la politica ha le sue radici nella psicologia. E, di fondo, la verità è che gli studi sulla psicologia di massa ci dicono, con estrema chiarezza, cosa può spingere il nostro cervello ad aderire ad un progetto politico piuttosto che un altro.

Tutti i più grandi uomini di potere sono abiliti oratori, trascinatori di folle e fomentatori di animi, dinamici, sorridenti e determinati. Ma si dimostrano anche semplici e capaci di scendere nella mente della gente comune, almeno in apparenza.

Nei salotti della politica, un dibattito tende, nella maggior parte dei casi, a far leva sulla cognizione: suscitare interesse nel pensiero cognitivo dell’elettore sperando che abbia capacità razionali tali da confermare e aderire alla proposta del candidato di turno. Si crede, cioè, che più si è chiari nella logica della propria idea e più si avranno consensi.

Illustri ricerche di psicologia sociale hanno stabilito, invece, che suscitare un’emozione negli elettori ha un potere persuasivo maggiore rispetto a qualsiasi argomentazione degna di ragionevolezza. E l’emozione stessa guida la percezione delle informazioni successive e quindi anche la maggiore adesione o contrarietà ad un’idea e ad una posizione.

E’ stato documentato come gli elettori abbiano una maggiore predisposizione verso un partito quando rappresenta il proprio modo di “sentire” le vicende. Il solo fatto di rappresentare un sentimento condiviso determina il consenso futuro anche di idee delle quali non si conosce bene l’antefatto politico e per le quali non si è del tutto informati o, addirittura, delle quali non avremmo appoggiato l’idea, se fossimo stati al di fuori della situazione di adesione complessiva. Questo significa che le facoltà che ci fanno aderire ad una visione, definite euristiche, prendono spunto dalle funzione “calde” del nostro cervello.

Ogni volta che si riesce a far leva su questa parte sarà difficile perdere consensi, rispetto a quando si cerca di puntare sulle spiegazioni logiche di un disegno politico da attuare. Emozione e cognizione, sul tema politico, dovrebbero viaggiare insieme, asserendo che la prima influisce positivamente sul giudizio che la seconda potrà elaborare.

E allora quali caratteristiche spingono gli elettori a votare un candidato? Paradossalmente anche in questo caso il nostro cervello tende ad essere pigro. Nello scegliere un buon rappresentante la nostra mente si affida a riconoscere caratteristiche di amicalità, naturalezza e simpatia, trasmesse dall’aspirante eletto, piuttosto che compiere uno sforzo maggiore nel cercare doti più professionali essenziali per svolgere un ruolo di rilievo.

Gli attrattori principali sono, quindi, legati all’immagine e tendono ad essere veicoli attraverso cui generalizzare la personalità del candidato nella sua interezza. Significa che scegliamo il nostro preferito sulla base di caratteristiche apparentemente superficiali e soggettive e successivamente adattiamo il resto per renderlo coerente con la nostra idealizzazione. Inoltre, una delle tendenze dell’elettore è la propensione a non rischiare, guidata da una tendenza conservativa che non vuole mettere in discussione i pochi punti certi su cui ha le idee chiare.

In virtù di questo principio, i candidati che concorrono al rinnovo delle cariche hanno un minimo vantaggio in più in termine di percezione della stabilità e paura del non noto.

Ma perché tendiamo ad essere così poco attenti e meticolosi nello scegliere la persona che ci deve rappresentare? Il cervello umano ha la necessità di utilizzare scorciatoie per rendersi pronto ad affrontare ogni azione e decisione quotidiana. Per questo motivo tendiamo a scegliere sulla base di informazioni più facilmente disponibili piuttosto che scandagliare punto per punto delle logiche complesse che sottendono decisione e progetti politici.

Inoltre, la somiglianza col modo di fare del popolo rispetto ad una posizione asimmetrica proposta dal candidato fa sì che la folla scelga ciò che è più vicino in termini di vicinanza sociale. Praticamente un rappresentate che vive le vicende quotidiane degli elettori avrà maggiori possibilità di avere consensi di colui che, anche con buoni propositi, tenti di far passare un’idea fermo e comoda sulla sua poltrona.

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