Quell’immagine di noi che vediamo diversa ogni giorno

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

Anna stava facendo molti progressi.

Aveva riacquistato peso, era riuscita ad abbattere le sue paure più profonde, aveva riconquistato quasi tutto della sua vita, nonostante non avesse mai avuto approvazione da nessuno.

E ogni volta che le facevo notare i suoi cambiamenti la sua unica reazione erano un paio di “spallucce” che liquidavano le mie affermazioni.

Se dovessimo chiedere ad ognuno cosa pensa di se stesso, probabilmente la prima risposta sarebbe una critica verso qualcosa che non sa fare o qualcosa che non è o che manca.

Ogni mattina, appena svegli, ci confrontiamo con un’immagine di noi stessi, che non è mai uguale.

A volte ci sentiamo più belli, più capaci, più carichi, altre volte avremmo piacere a girare con un cappuccio in testa per coprire la nostra faccia.

Cos’è che cambia da un giorno all’altro?

Il concetto di sé si sviluppa e si alimenta essenzialmente dal nostro modo di pensare noi stessi, da quanto ci sentiamo capaci, attraenti e di valore.

E non è un caso se, a volte, sarà capitato di ricevere complimenti assolutamente non riconosciuti perché non in linea col nostro modo di pensare rispetto alla situazione, o, al contrario, non aver ricevuto consensi, quando, secondo noi, sarebbero stati strameritati.
La verità è che troppo spesso, ci limitiamo a pensare a noi sulla base delle credenze altrui e dei consensi che riceviamo e ci lasciamo trasportare da questi pensieri, dimenticando le nostre vere attitudini personali, il nostro modo di essere.

Anna era perseguitata da tutto ciò che, agli occhi degli altri, non era e probabilmente non sarebbe stata mai.

Sua madre le rinfacciava di non aver concluso l’università, di non essersi sposata e di non avere ancora una famiglia a trent’anni suonati.

E lei, inesorabilmente, aveva accusato il pensiero di non essere perfetta, non adatta per nessuno.

Costruire un’identità solida non è cosa facile, è un percorso di vita, è una continua messa alla prova, un quotidiano provare e sperimentarsi e avere stima di sé, è il punto di partenza di ogni realizzazione.

La costruzione dell’identità passa anche attraverso il corpo. E fin qui nulla di strano.

Il problema sorge quando si proietta l’intera immagine del sé come espressione solitaria della taglia che si indossa.

Ho avuto modo di verificare che, fin dalla giovanissima età, non sono poche le donne (ma anche gli uomini) che investono tutte le loro energie per essere magre, non sane.
Rincorrono un ideale di bellezza che passa attraverso la leggerezza: se potessero limerebbero le proprie ossa pur di apparire senza un filo di pancia intorno al loro girovita.

Ed è così che vanno in giro, sempre più esili, eliminando, a poco a poco, tutto quello che le fa sentire sazie e vive, compresa la loro capacità di emozionarsi e sorridere.

E’ chiaro che dietro questa forma esasperata di controllo del proprio corpo risiedono cause profonde e diverse che tendono ad essere esasperate se ci si trova a vivere una di queste situazioni: un senso di personale inefficacia, difficoltà nella separazione e di relazione con il genitore, intensa paura di diventare fisicamente ed affettivamente adulti, tendenza al perfezionismo, mancanza di autostima e di attribuirsi un valore.

Anna aveva deciso di vedersi inadeguata, di vivere con le sembianze di qualcuno che non le apparteneva, di arrancarsi ad essere ciò che non voleva.

Accettarsi non è mai facile: si lotta ogni giorno con i propri cambiamenti, con la propria personalità ma ci si appoggia a credenze sbagliate.

Non esiste un solo modo per fare una cosa ma esistono tante modalità diverse per raggiungere lo stesso obiettivo.

Basta solo capire il nostro, basta ascoltarsi e dare un nome alle emozioni che si provano, senza necessariamente adoperarsi per aderire ad un modello.

Si è sereni solo se ognuno trova la propria strada e si sceglie di essere perfettamente in linea con la propria zona d’equilibrio sia fisico che emotivo, anche in mezzo ad un mare di difetti.

Qualche tempo dopo, Anna mi disse che aveva conosciuto una persona nuova, con la quale aveva sempre vissuto, ma finalmente le aveva dato voce.

Accettarsi è il primo passo per cambiare, tanto cambieremo comunque! Tanto vale essere preparati.

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