Bimbi terribili? No… genitori maldestri

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger

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di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

Ingestibili, maldestri, iperattivi e capricciosi: il ritratto di alcuni bimbi fatto dai loro genitori.

Li vedono così al rientro da lavoro quando ci si appresta a togliere le scarpe e si vorrebbe un po’ di pace. I figli: prezioso dono di Dio trasformato in piccole pesti pronte a scatenare una tempesta non appena hai finito di riordinare. Riescono a mandare in fumo belle cene con gli amici, passeggiate, shopping e tempo libero.

E i genitori? Si sentono loro le vere vittime dimenticando sempre più spesso che è solo attraverso il loro modo di fare che i propri pargoli comprendono di che pasta è fatto il mondo e come si affrontano le difficoltà.

Mi capita spesso di ascoltare genitori sempre più in crisi perché non sanno come gestire piccoli “teppistelli” che girano per casa e non si accontentano di nulla. Importunano sconosciuti non appena si esce e riescono pure a minare l’unione familiare più solida.

Diciamoci la verità: costruiamo ogni giorno alibi perfetti per sentirci meno responsabili e se proprio i pargoli si comportano male forse devono avere qualcosa che non va e vanno “curati”.

Ma quanto sono cambiati i genitori?

Apatici, a volte stacanovisti in carriera dediti alla propria realizzazione personale senza conoscere alcun limite.

Per carità, non c’è nulla di sbagliato a perseguire i propri obiettivi e avere amor proprio, anzi è giusto rimandare l’immagine di realizzazione personale e ambizione. Ma loro, i più piccoli della famiglia, non sanno proprio nulla della vita, non nascono maldestri, e sono curiosi di conoscere tante cose e di fare domande proprio a coloro di cui si fidano ciecamente: i genitori.

Non sanno nulla delle frustrazioni degli adulti, di quanto può essere ostinata e difficile una situazione di lavoro o dell’ansia e la depressione. Hanno bisogno di essere ascoltati, fin da piccoli, hanno necessità di essere creduti, di misurarsi con l errore, e conoscersi per ciò che davvero valgono. La migliore arma è l’attenzione verso di loro, un lavoro difficile, costante che non sempre ci piace fare ma non per questo bisogna credere che siano loro ad essere sbagliati nei modi, nelle idee e nei comportamenti.

Ogni tanto bisogna chiedersi davvero se non siamo i primi ad essere responsabili rispetto a loro, se gli stiamo abituando al dialogo, se ci soffermiamo a guardare qualcosa in più della loro giornata o della loro espressione.

Mi è difficile pensare che ci sia qualcuno che possa nascere cattivo e mi è difficile credere che esista un gene della cattiveria, nulla ancora è stato scientificamente provato.
Qualche settimana fa ho letto di un condannato a morte che ha voluto dedicare le sue ultime parole a sua madre.

Una bella lettera, lunga, sentita. Il detenuto voleva rimproverarla per non averlo fermato in tempo, quando era ancora un pargolo e commetteva errori ed invece di correggerlo lo ignorava o peggio lo incoraggiava, senza spiegargli le conseguenze del suo operato.

Non so se sia stata vera ma di fatto la realtà è che bisogna accettare che un figlio è una nuova identità fuori di noi ma non possiamo pretendere che sappia cose per le quali noi abbiamo impiegato una vita per capirle. E forse di alcune non abbiamo neanche le spiegazioni.

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