Non ti riconosco più (di M.R. Scappaticci)

Maria Rita Scappaticci

Psicologa e blogger


di MARIA RITA SCAPPATICCI

Psicologa e blogger

 

 

Storie d’amore che durano anni o amicizie storiche di una vita.

Rapporti costruiti nel tempo, sulla base di concetti chiave percepiti dall’altro. Che però col passare del tempo diventano scontati, ma comunque dei punti fermi. E su di loro continuiamo a costruire i piani del castello.

Ed è abbuonata la reazione che ci aspettiamo dall’altro quando ci rivolgiamo a lui o lo interpelliamo. Proprio come abbiamo sempre fatto. Per anni e anni.

Poi d’improvviso arriva la crisi. Qualcosa non torna. Le reazioni sono diverse, le risposte sono inadeguate rispetto alle aspettative e sproporzionate riguardo la rabbia.

Qualcosa è cambiato e si avverte benissimo.

E li fa fatidica frase viene pronunciata: non ti riconosco più!

Frequente e ricorrente, soprattutto nella coppia, d’improvviso si ha la sensazione di aver vissuto con un’altra persona e di non aver mai conosciuto quello che fino a qualche tempo prima era il nostro partner.

Se ci avessero chiesto dell’altro, avremmo potuto descriverne l’identità nel minimo dettaglio senza sbagliare un colpo. Eppure, nel presente, la sensazione è di parlare e convivere con uno sconosciuto.

Ad alcuni questo cambiamento mette in agitazione, ad altri, addirittura fa paura. Eppure una spiegazione c’è ed è anche piuttosto solida.

E’ evidente che in qualsiasi rapporto relazionale, sia esso di coppia, o di semplice conoscenza amicale, tutto è basato su un gioco di simmetrie/asimmetrie di ruolo, secondo cui ognuno decide di prevaricare se percepisce che dall’altra parte c’è qualcuno disposto ad essere soccombente.

Si può soccombere per questioni di percezione personale: bassa autostima o basso livello culturale rispetto all’altra parte, personalità passiva oppure caratteristiche che ai propri occhi appaiono come inferiori rispetto a chi ci sta di fronte.

Ebbene, soccombere, a lungo andare, logora se nella relazione non si crea un’altalena di situazioni secondo cui si soccombe a vicenda a seconda delle situazioni.

Chi, invece, subisce, per lungo tempo la situazione di silenzio senza reazione, è destinato, prima o poi ad esplodere.

Ed esplodere significa mettere in discussione tutto, sia in termini personali che relazionali.

Subentra una vera e profonda crisi personale, secondo la quale non si è più disposti a cedere di fronte alle proprie esigenze e soprattutto non si è più disposti a sopprimere e nascondere le proprie emozioni.

In genere questo meccanismo avviene con la maturità e soprattutto tra una fase e l’altra del ciclo di vita, quando, insieme ai cambiamenti fisiologici, cominciamo a farci qualche domanda sui nostri obiettivi raggiunti nel corso della vita trascorsa. Il risultato è che chi ci sta di fronte si trova a combattere con una sconvolgente rivelazione che porta ad un totale disequilibrio tra le parti.
Addirittura si ha la sensazione che l’altro abbia mentito per anni e si mette in discussione tutto.

Si sperimenta un lutto emotivo profondo e una perdita d’identità da entrambi gli attori dove non si sa più da dove ripartire e se vale la pena farlo ancora una volta.

Dare spazio a se stessi è il primo passo imprescindibile per la condivisione e la cooperazione nel gruppo, dove ognuno deve avere un ruolo che sia il più possibile aderente a ciò che è davvero per evitare di instaurare legami basati su false aspettative.

 

 

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