Monnezza eri e monnezza lascerai (Il caffé di Monia)

La 'monnezza' come non l'avete mai pensata. Gli scarti degli altri, le vite altrui, l’altro mondo sotterraneo, i segreti strappati, i rapporti scaduti, i calendari ingialliti. Sospesi tra Terre dei Fuochi ed economia green

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Popolo, sei ‘na monnezza”, parola di frate Albertone. La monnezza è straordinaria, è magica. Tu non fai niente e lei si autoproduce. La monnezza ha quel non so che di mistico e trasgressivo, come gli stupefacenti. La monnezza fa provare quel timore reverenziale quasi religioso che ti può incutere solo la droga, prodotto immondo ed intoccabile e quindi diversamente venerabile, assuefacente, indispensabile.

La monnezza (per i più letterati “spazzatura”, per i politically correct “rifiuti”) ce la portiamo dietro sin da quando siamo nati. Anzi, siamo nati insieme alla monnezza, ed il nostro primo atto vitale, una volta vista l’incerta luce della vita, è stato quello di produrre spazzatura, di immetterci immediatamente nello straordinario ciclo dei rifiuti: il cordone ombelicale reciso, la carta, i tamponi, gli asciugamani, le lenzuola, i bicchieri di carta, le forbici e chissà cos’altro ancora.

Anzi, ancor prima di vederla la luce, con gli occhi ancora appiccicaticci già ne eravamo considerevoli produttori. Gli scarti degli altri, le vite altrui, l’altro mondo sotterraneo, i segreti strappati, i rapporti scaduti, i calendari ingialliti, hanno un non so che di romantico se vogliamo. Sono le cronache del mondo di sotto, le mille e una storia di ciascuno.

La monnezza è una comunità, fa quartiere a sè, è un’istituzione con il suo regolamento, ferreo e draconiano. È un diorama ctonio, popolato da divoratori onnivori e da creature forse mai esistite, partorite dalla spazzatura stessa, o dall’insieme composito di essa. Una nuova forma di vita, un pianeta dotato delle sue leggi fisiche, un ecosistema sfuggito a quell’infallibile genio ordinatore del Superiore. Chissà quanta vita che c’è là dentro.

È un mondo dove ognuno ha il suo ruolo. Esattamente come il nostro. Ci sono i trasportatori alla ricerca del sito di smaltimento prescelto. Ci sono gli smaltitori finali, i gestori di discariche e di impianti di compostaggio non autorizzati. Ci sono i titolari dei centri di stoccaggio che praticano la miscelazione abusiva tra rifiuti pericolosi e non pericolosi in modo da diluirne la concentrazione o la declassificazione illecita. Ci sono i colletti verdi e la criminalità ambientale raffinata. Ci sono i chimici che compilano formulari di identificazione completamente inventati. Ci sono i produttori di rifiuti industriali che per risparmiare vendono i propri rifiuti smaltiti illegalmente. Ci sono quelli che si lasciano corrompere per chiudere un occhio su quell’impianto e su quel carico particolare.

Per fortuna ci sono anche quelli che ancora ci credono. E i rifiuti li trattano come bambini da coccolare. Perché, per loro, quelli non sono rifiuti: bensì materie dalle quali estrarre altre materie. In una sorta di metamorfosi, come la crisalide e la farfalla. Ci sono quelli che dai rifiuti ci ricavano metano per riscaldare scuole e uffici, abbassare la bolletta delle fabbriche rendendo più competitivi i prodotti. E guai a perderne nell’ambiente un solo grammo: perché lo rivendono e con quello che costa… Ci sono quelli che inventano nuovi materiali e quelli che intorno a termovalorizzatori ci costruiscono interi quartieri chic.

Infine, ci siamo noi. Tutto gira intorno a noi. La monnezza è la nuova religione. La monnezza è l’affare del millennio. La monnezza è come la montagna più grande del mondo. E’arte, un quadro dentro una cornice. La monnezza fa notizia quindi esiste. Esiste quando invade le strade, quando straborda ed esonda dai cassonetti. Esiste quando prende vita, quando reclama l’attenzione che non merita.

La monnezza è l’unica cosa che accomuna tutti quanti. Monnezza eravamo e monnezza saremo sempre, per omnia saecula saeculorum. Noi non siamo quello che mangiamo, siamo quello che scartiamo. La monnezza resterà l’ultima testimone per dimostrare ai posteri che su questa Terra qualcuno c’è passato.

Dovremmo esserle grati e rispettarla la monnezza: è l’unico posto in cui possiamo svuotare tutti gli errori.