Una società al contrario (Il caffè di Monia)

I paradossi di una società che sembra fatta al contrario. Dove ottieni quello che hai desiderato per una vita soltanto quando hai un'età in cui non puoi godertelo.

Monia Lauroni

Scrivere per descrivere

Questa nostra è una società curiosa. Più ci vivo dentro e più me ne convinco. Pare uscita da un racconto di Benjamin Button. È una società al contrario. Una società vecchia, di vecchi e vecchie glorie. Nasci che non vali un cavolo e ci hai già il debito pubblico. Cresci che conti meno di zero perchè sei troppo giovane e non hai esperienze. Quando sarai ultraottantenne e la grandissima parte delle tue capacità cognitive si sarà persa all’inevitabile spegnersi delle sinapsi, allora e solo allora qualcuno si accorgerà di te e finalmente avrai i numeri per essere “rispettabile”, “onorevole”, “luminare”. E a breve pure morto.

È pur vero che la donna più anziana del mondo, Jeanne Calment è morta a 122 anni con un’ intelligenza limpida. Arturo Toscanini ha condotto la sua ultima opera a 84 anni e Pablo Picasso ha mantenuto intatto il suo vigore creativo fin oltre i 90 anni.

Ma qui non si sta parlando di eccezioni. Io parlo dei giovani, dei nostri giovani. E quando dico giovani intendo quell’età di massimo fulgore fisico e mentale. Normalmente proprio in quell’età il nostro giovane dotato e senza esperienze si accinge agli studi universitari e spende le sue innumerevoli doti, con un adeguato corredo di energie, per fare fronte a un metodo strano di apprendimento ed evoluzione personale, nella speranza vana che un titolo gli fornisca la possibilità di cominciare a contare qualcosa.

Nella gran parte dei casi, ovviamente, dopo la laurea c’è il master, la disoccupazione, i lavori fuori dal proprio campo e fuori salario. Dopo aver maturato queste “esperienze” arriva, forse, la tanto agognata assunzione. Anch’essa fuori dal proprio campo. Poi c’è la gavetta e l’inizio della carriera. Anche la fine, se non hai una necessaria raccomandazione per andare avanti e ti rifiuti categoricamente di rientrare in quel sistema.

Per i cinquanta, anche cinquantacinque (meglio essere più approssimativi per non dare false speranze) sei al posto giusto e comunque fuori dal tuo campo in modo che non potrai esprimere adeguatamente le tue doti che, tra stress e fregature hanno già cominciato a deteriorarsi. Aggiungi una decina d’anni per ottenere i tuoi successi che fanno curriculum. Cinque per ottenere il riconoscimento nel mondo lavorativo di riferimento che non sarà mai quello per cui hai studiato. Arriviamo a meno sei a settanta. Allora forse ti fanno primario, docente universitario, direttore di qualsiasi cosa purchè non sia quella per cui ti sei fatto il mazzo.

E intanto la scienza, la dottrina, la letteratura saranno andate avanti senza di te. A 80 anni ce l’avrai fatta. Avrai maturato la giusta esperienza per saper andare di nascosto a puttane mentre moglie e popolo aspettano con dedizione che tu mantenga le promesse che con gli anni hai imparato a vendere attraverso una accademica arte oratoria.

Quando sei “rispettabile”, “onorevole”, “luminare”, arriva inevitabilmente la tua ora. La società dei Benjamin Button si ricorderà di te. Verrai per un periodo glorificato da altre persone senza esperienza. Un po’ come è successo per Galileo Galilei e Isaac Newton. Tizi un po’ sfortunati questi due. Dopo una vita passata a farsi il mazzo con esperimenti, osservazioni e calcoli, i non addetti al settore li ricordano l’uno per una frase da cretino, quell’ ”eppur si muove” che fa tanto cornuto e mazziato e l’altro per quella storia della mela che fa pensare che Newton passasse tutta la giornata a dormire al fresco sotto gli alberi e che la legge della gravitazione universale gli sia arrivata così, per una botta di deretano.