Il coraggio di accettare la prova, come il gendarme di Carcassonne (di P. Alviti)

Essere eroi nella vita di tutti i giorni. Piccoli come semi. Che però sono disposti a morire. Altrimenti non non portano frutto, marciscono inutilmente. Come il gendarme di Carcassonne che ha scambiato se stesso con un ostaggio.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

…e che dirò: Padre allontana da me questa prova?

I vangeli sono pieni di gente di buon senso che vuol bene a Gesù e che lo consiglia in tutti i modi: non andare a Gerusalemme, quelli ti fanno fuori, troveranno un sistema per catturarti. Sta’ attento, faranno intervenire i Romani. Sei davvero un pazzo che ti vai ad infilare nelle fauci delle belve: non attendono altro.

Soprattutto Pietro si arrabbia con lui e Gesù lo rimprovera aspramente, arriva addirittura a chiamarlo Satana: eppure Pietro è uomo pratico, è un imprenditore, sa come vanno le cose, sa che il potere dei sommi sacerdoti e dei farisei sta tessendo la sua trama per catturare Gesù e farlo fuori. Addirittura gira armato per poter difendere quel suo amico pazzo che non ha paura della morte.

Che pensava Gesù in quei momenti? Quali pensieri si accalcavano nel suo animo?

Più volte i vangeli ci mostrano la profonda umanità di Gesù che ha paura, che si chiede se quello che sta facendo sia la cosa giusta, se il consegnarsi nelle mani del potere sia la scelta da fare o se invece non fosse meglio tornarsene in Galilea, lontano dai meandri del sanguinario potere di Caifa.

Anche a noi capita spesso di vivere la stessa sensazione di Gesù: tante volte i nostri doveri ci portano a compiere scelte difficili, complicate, spesso anche dolorose e vorremmo non essere lì in quel momento, non dover essere noi a pronunciare quei “no” costosi, che corrispondono alla giustizia e ai nostri doveri ma che ci rendono antipatici a molti.

E’ allora che proviamo la tentazione di mollare tutto, di dire ma chi me lo fa fare, tutti si comportano in un altro modo perché io dovrei fare l’eroe quando me ne potrei stare comodo a casa, facendo finta di non vedere quello che il mio dovere mi impone invece di osservare e di correggere.

Ecco, sì, ci viene chiesto di essere eroi, piccoli come semi, che però se non muoiono, se non spendono tutta la loro vita fino a morire per gli altri, non portano frutto, marciscono inultilmente: ci viene chiesto di essere persone oneste, capaci di resistere alla corruzione, al menefreghismo, a quella sottile accidia che ci porta a perdere la dignità del nostro lavoro e della nostra funzione sociale, capaci di non approfittare dei deboli, di non sfruttare le persone….

Allontana da me questa prova… E’ una tentazione normale, anche Gesù l’ha avuta, ma proprio dalla passione di Gesù dobbiamo prendere l’esempio per affrontare coraggiosamente la prove che la vita ci pone di fronte.

Cristo patì per noi, lasciandoci l’esempio.

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