Un mondo diviso da muri, nel quale esisteva la schiavitù, le donne erano esseri inferiori. È il mondo nel quale appare la Parola. Il cristianesimo fu il graduale abbattimento di quegli ostacoli.
Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.
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Quant’è straordinaria questa espressione che Pietro pronuncia in casa del centurione Cornelio: ogni parola meriterebbe una riflessione attenta, tenendo anzitutto conto che viene scritta in un contesto culturale in cui gli uomini non sono ritenuti per niente uguali.
C’erano gli schiavi e i liberi per i Romani, i greci e i barbari, per gli Elleni, i giudei e i gentili ( i non giudei) per gli ebrei. C’era la più grande delle discriminazioni: quella tra maschi e femmine.
Tutto il mondo era diviso da muri e il grande contributo culturale del cristianesimo fu appunto il graduale abbattimento di questi ostacoli, pur con grandi contraddizioni, pensate alle crociate o alle discriminazioni antiebraiche, o alla mancata valorizzazione della donna o ancora alla vergognosa tratta degli schiavi africani…
Ma si arrivò, finalmente alla proclamazione civile di quanto già chiaro dai primi versetti di Genesi: gli uomini sono tutti uguali perché tutti figli di Dio, nessuno escluso, né per condizioni fisiche, né per educazione, né per censo, né per religione.
Nelle carte costituzionali questi princìpi sono stati scritti tardi, ma Pietro le aveva espresse 20 secoli fa: gli uomini si distinguono soltanto per il loro rapporto con la giustizia, per la loro capacità di fare giustizia, di battersi contro le ingiustizie..
Dio accoglie chi pratica la giustizia, non guarda a nazioni, idee, appartenenze religiose, bandiere, colore della pelle, carte di identità, diritti di cittadinanza. Nulla di tutto questo: Dio non fa preferenze di persone. Pensate se riuscissimo a capirlo tutti: dobbiamo perseguire chi fa il male, chi non pratica la giustizia, non tornare a costruire muri, ad indicare preferenze: prima quelli, poi quegli altri…
Nella visione ebraica cristiana del futuro, straordinariamente rappresentata nel libro di Apocalisse, è indicata la nuova, grande Gerusalemme, verso cui tutti i popoli saliranno: nessuno è escluso da questa città purché tema Dio, cioè non sia schiavo dell’avidità, della violenza, della superbia, dell’ira… e soprattutto pratichi la giustizia, che poi è esattamente la stessa cosa