Ad ognuno di noi viene affidata una piccola porzione di Giustizia. C'è chi la trasforma in ingiustizia: per saltare la fila, vincere una gara, avere un sussidio. C'è chi la usa solo per potere: come Pilato che la piegò alle sue ambizioni politiche. E ci sono poi anche i giudici giusti.
Non abbiamo altro re che Cesare – Gv 19,15
Eccolo, il potere usato per dominare, il diritto utilizzato per perpetrare l’ingiustizia, per negare la verità, per raggiungere i propri scopi malfamati, ammantandoli di falsità, di imbrogli, di “latinorum” per confondere gli ignoranti. Ma anche per intimidire coloro che alla giustizia volessero far ricorso.
In questo caso addirittura è utilizzato per intimidire un magistrato romano, pavido, incoerente, che pure ha riconosciuto l’innocenza di chi ha di fronte: la paura lo governa, lo fa cedere, lo fa scegliere di lavarsi le mani.
I giudici come Pilato
Tutti i giorni la cronaca ci racconta di imbrogli basati sulla manipolazione delle carte, sul falso negli atti, sulle dichiarazioni infedeli, pur di avere un sussidio, di vincere una gara, di avere un appalto, di non pagare un’imposta. Fino ad arrivare ad associarsi, per raggiungere l’obiettivo, sempre rivendicando la fedeltà a Cesare che non è più un valore, ma uno strumento per i propri piani di sfruttamento.
E così, in nome della fedeltà a Cesare, si travolgono i diritti di chi dovrebbe essere curato e invece è abbandonato, di chi dovrebbe essere accolto e invece è respinto, di chi vorrebbe vedere riconosciuto il proprio diritto e invece si vede sopraffatto da una giustizia amministrata in nome di Cesare ma, a volte, a servizio di chi è più forte. Ce lo raccontano i giornali, tanto che le malefatte di questi criminali affossano i tanti fedeli servitori della giustizia che poi finiscono per essere accomunati con coloro che invece ne utilizzano tutte le pieghe, tutti i cavilli pur di non sottostare alle regole.
Anzi, attenti legulei, son capaci di piegare a proprio vantaggio norme nate per difendere i deboli e trasformate in strumenti di oppressione.
E quelli come Livatino
Per fortuna, ci sono magistrati diversi da Pilato, magistrati, funzionari, dirigenti che non si fanno intimorire da chi urla, da chi vuol piegare le norme ai propri interessi. Sono quei magistrati, quei funzionari, quei dirigenti, quei carabinieri, quei poliziotti, quei finanzieri che coraggiosamente resistono alla malavita organizzata i cui tentacoli raggiungono ormai i nostri territori e sfruttano una cultura diffusa dell’illegalità che soprattutto nella cementificazione del territorio ha la sua massima espressione.
Rosario Livatino, il magistrato che papa Francesco ha proclamato beato, è il fulgido esempio di tanti servitori dello stato che non si comportano come Pilato.