Il giudizio sarà sul bene fatto, non sui salmi recitati

Il Vangelo di Matteo al capitolo 25 ci illumina: inutile pregare in maniera pignola se poi non si è disposti a vivere il bene facendolo davvero. Solo chi aiuta è salvo.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me

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Non saremo giudicati se avremo detto le nostre preghiere con una formula piuttosto che con un’altra. O se avremo usato l’italiano o il latino, un messale o un altro; non saremo giudicati per quante volte siamo andati a messa o per quanti Rosari abbiamo detto.

Non saremo giudicati per quante volte siamo andati a Padre Pio o in pellegrinaggio a Gerusalemme o a Lourdes. Né saremo giudicati sulla base del numero delle comunioni che avremo fatto o delle confessioni.

Saremo giudicati soltanto su quelle opere, che tradizionalmente il catechismo definiva di misericordia corporale. Vengono indicate in maniera chiarissima da Gesù nel Vangelo di Matteo al capitolo 25.

Parole stampate sulla coscienza

Il capitolo venticinquesimo del vangelo di Matteo è uno di quei testi che dovrebbero essere stampati a caratteri cubitali nella nostra coscienza. Perché ci indica il criterio sul quale orientare la nostra esistenza. Saremo giudicati su quante volte avremo aiutato una persona, avremo dato da mangiare a chi aveva fame. O avremo dato da bere a che aveva sete, avremo accolto gli stranieri. Vestito gli ignudi, avremo visitato i malati, i carcerati…

Aiuto ed empatia sono le chiavi per accedere alla salvezza

Niente di più lineare, altro che stare a discutere su quali sono la parole del Padre nostro o se i canti in chiesa sono belli o brutti.

La lettura di quel capitolo dovrebbe essere una prassi quotidiana della nostra esistenza. Perché, veramente, rischiamo tante volte di essere più ligi alle regole, alle norme, invece che attenti alla sostanza delle cose.

Saremo giudicati sul fatto che noi abbiamo aiutato gli altri, ci verrà rinfacciato non il numero delle messe, non il numero di rosari, non il numero delle comunioni.

Ci verrà rinfacciato che non abbiamo aiutato le persone che ne avevano bisogno, tutto qui…

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).