Il pastore che ci vuole bene davvero

Confusi tra chi dice di vaccinarci e chi ci assicura di non farlo. Tirati da una parte e dall'altra come in tante cose della vita quotidiana. Ci rendiamo conto di avere bisogno d'un punto di riferimento

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Ne ebbe compassione perché erano come pecore senza pastore (Mc 6,34)

È l’espressione che l’evangelista Marco utilizza per descrivere la sensazione di Gesù davanti a tutte le persone che avevano fatto ogni sforzo per cercare di incontrarlo. Anche noi, in questo triste periodo pandemico siamo sballottati tra speranze e delusioni, prospettive di futuro e paure ricorrenti,  tra chi urla da una parte e chi dall’altra, spesso non per il bene comune ma per mero interesse personale o del proprio partito.

E invece il pastore è il punto di riferimento delle pecore: ascoltano la sua voce, la riconoscono, sanno che possono fidarsi. Che non stanno per cadere nelle fauci di un ladro che si è finto pastore soltanto per incrementare i suoi profitti o la sua sete di potere. 

Come pecore senza pastore

Medici dello Spallanzani. Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica

È la nostra condizione, se ci pensiamo bene: non sappiamo come andranno le cose, da tanti mesi viviamo così,  le varianti ci intimoriscono. Non siamo in grado di soppesare con attenzione le tante informazioni che ci arrivano, possiamo rimanere vittime di false notizie messe in circolazione ad arte.

Abbiamo bisogno di un pastore ma c’è il rischio di sbagliare, di affidarci a chi ci promette una vita facile e senza pensieri, a chi si erge come difensore di una libertà che è pura esaltazione dell’egoismo solipsistico, in cui gli altri non contano niente di fronte al mio diritto di andare in vacanza o di ballare in locali zeppi come un uovo.

Abbiamo bisogno di un pastore  che invece mostri di amarci, di essere disposto a dare la propria vita per noi, senza interessi reconditi, senza la riserva mentale che tanto poi le cose andranno diversamente. Di un pastore che senta compassione di tutto il dolore che ci circonda e che spesso si esprime nella rabbia, financo nella violenza spropositata, davvero ultima risorsa degli incapaci, secondo la feconda intuizione di Isaac Asimov

Quello di cui ci possiamo fidare

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Però, nel momento in cui ci renderemo conto di aver bisogno di un pastore, di un punto fermo, di un centro di gravità che non si sposti continuamente da una parte all’altra a seconda del profitto contingente, allora potremo rivolgerci con fiducia all’unico pastore che può aver compassione di noi, Gesù che incontra la folla e non si sottrae alle richieste che gli arrivano.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).

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