La grande tribolazione come atto di Misericordia verso gli impenitenti

Il celebre brano dell'Apocalisse, raffigurato anche in un affresco nella cripta della cattedrale di Anagni, insegna che gli uomini, nonostante le proprie malvagità, possono rialzarsi e scontare il proprio debito

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele… una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide … 

«Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»

(Ap 7, 3-4; 14)

Nel ciclo degli affreschi della cripta della cattedrale di Anagni, quella che viene chiamata la Cappella Sistina del Medioevo, è raffigurato anche l’episodio che l’autore del libro di Apocalisse descrive nel capitolo settimo dell’ultimo libro della Bibbia cristiana. Proprio a fianco dell’altare che contiene le spoglie del martire San Magno, gli affreschi a sinistra mostrano un gruppo di persone tutte vestite di bianco che sono in adorazione di un agnello.

Lo scrittore fa porre una domanda retorica al personaggio che sta avendo la grande visione dell’apocalisse cioè della manifestazione definitiva di Dio: vuole conoscere chi sia tutta quella gente vestita di bianco, 144 mila, 12 per 12mila di tutte le tribù d’Israele, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. 

La risposta è ancora misteriosa: sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. A chi fa riferimento l’autore? Cos’è la grande tribolazione? Perché prima parla delle tribù di Israele e poi invece dice che vengono da ogni nazione?

Gli uomini ed il male

La bibbia (Foto: IchnusaPapers / AIaf)

Si potrebbe pensare che si riferisca a qualche evento verificatosi negli anni precedenti la redazione del testo, la persecuzione neroniana, quella di Domiziano, oppure la distruzione di Gerusalemme. In realtà, leggendo con più attenzione, quelli vestiti di bianco vengono da tutte le tribù, in un numero particolare, ottenuto dalla moltiplicazione di 12 mila per 12. Si tratta di un numero simbolico, come spesso accade nel contesto biblico: 12 sono i figli di Giacobbe, 12 le tribù che da loro derivano. Il 12 indica insomma tutti: e 12 mila per dodici indica quel tutti ma proprio tutti, come ripete di continuo papa Francesco.

Quelle persone vestite di bianco sono tutti gli uomini, perché tutti gli uomini scontano i limiti della natura umana, del male, della volontà di sopraffare gli altri, di essere violenti, di voler possedere smodatamente, di essere disposti a vendere le proprie coscienze pur di ottenere più soldi. E’ questa la grande tribolazione, il dolore in cui siamo immersi, quello che ci travolge e ci trasforma da uomini in ladri, assassini, approfittatori, i barattieri di Dante, coloro che, avendo un ufficio, si fanno corrompere per denaro o altra ricompensa.

Il coraggio di rialzarsi

Un’immagine di San Giovanni Battista da Il battesimo di Gesù (Franco Zeffirelli)

In questa tribolazione passiamo tutti, chi in un modo chi in un altro, ma possiamo lavare le nostre vesti, sporche del sangue di coloro che abbiamo sfruttato, derubato, violentato, sopraffatto, insultato, nel sangue che ci salva e che le rende candide, fossero pure rosse come lo scarlatto, come già aveva capito Isaia, 7 secoli prima di Cristo.

Quei 144 mila non sono persone speciali, sono tutti coloro che, nonostante i propri difetti, i propri limiti, le proprie malvagità, hanno il coraggio di rialzarsi, scontare il proprio debito e affidarsi alla misericordia dell’Agnello, come Giovanni il battezzatore aveva chiamato Gesù, sul fiume Giordano

La misericordia di Gesù ci salverà

Di quale agnello parliamo? L’autore del libro di Apocalisse è un ebreo: quando parla di agnello, come anche nei vangeli, si riferisce a quell’agnello il cui sangue Mosè chiede al suo popolo di passare sugli stipiti delle porte, in quella notte in cui Dio avrebbe travolto tutti i primogeniti d’Egitto.

Quel sangue salvò dall’angelo sterminatore, il sangue di Gesù ci salva dalle nostre piccolezze e dalle nostre stupidaggini, se però ci affidiamo alla sua misericordia. Così le nostre vesti diventeranno candide e potremo presentarci davanti a lui e diventare uomini nuovi.