La nostra debolezza è la nostra forza: se capiamo d’essere di argilla (di P. Alviti)

Misurarsi con la fragilità dell’argilla di cui siamo impastati è un’esperienza che ci fortifica: mentre ci fa fare i conti con la nostra debolezza, ci apre il cuore a invocare la misericordia divina che trasforma e converte

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

E’ una delle cose più difficili da fare: accettare i nostri limiti, renderci conto delle nostre debolezze.

Qualche volta lo facciamo ma cerchiamo subito responsabilità fuori di noi… non riusciamo a capire che in realtà siamo noi ad essere incapaci, deboli, senza le forze necessarie per fare quello che vorremmo.

Altre volte rischiamo addirittura il delirio dell’onnipotenza. Ci sentiamo ripetere: volere è potere, basta mettercela tutta e ce la farai, insisti e vedrai.

Certo la forza di volontà, la determinazione sono elementi importantissimi della nostra personalità ma è più importante ancora rendersi conto del proprio limite, dell’argilla di cui siamo impastati e che spesso ci fa sprofondare nelle piccolezze, nei tradimenti soprattutto in quelli nei confronti di noi stessi, dei nostri principi, delle nostre idee.

E’ straordinario come la dimensione del tradimento di sé e degli amici più cari sia attribuita nei vangeli proprio a Pietro, la roccia su cui Gesù dichiara di voler costruire la sua chiesa.

Eppure quella pietra, proprio quella pietra ostacola il suo Signore, pensa di capire più di lui, addirittura fugge nel momento del pericolo, lo abbandona, non ha il coraggio neppure di ammettere di essere stato un suo discepolo: io non conosco quell’uomo.

Ciò che libera Pietro, ciò che lo fortifica davvero è il pianto al canto del gallo. Lì Pietro, finalmente, comprende l’argilla di cui è fatto, ammette di poter sbagliare, di poter tradire addirittura il suo Signore Gesù e per ben tre volte.

Se Pietro ha tradito (questo è il senso dei racconti evangelici del tradimento) non dobbiamo spaventarci delle nostre debolezze, anzi dobbiamo ritenerle costitutive del nostro essere: siamo fatti così, impastati di argilla.

Più ce ne rendiamo conto, più diventiamo disponibili ad accettare quella misericordia di cui tutti, tutti abbiamo bisogno, nessun escluso. E quella misericordia ci renderà davvero uomini, allora saremo capaci di cambiare la nostra vita.