
Un rovesciamento della prospettiva biblica. La terra promessa diventa terra di contesa, invece di essere la terra di pace.
Preparerà il Signore degli eserciti / per tutti i popoli, su questo monte, / un banchetto di grasse vivande, / un banchetto di vini eccellenti, / di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte / il velo che copriva la faccia di tutti i popoli / e la coltre distesa su tutte le nazioni. / Eliminerà la morte per sempre. /
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, / l’ignominia del suo popolo / farà scomparire da tutta la terra
Le parole di Isaia confliggono drammaticamente con gli eventi in corso in queste ore: proprio in quella terra che le scritture identificano come il luogo della pace e della giustizia vediamo compiersi misfatti inenarrabili, che superano anche le nostre capacità immaginative.
È come se ci fosse un rovesciamento della prospettiva biblica: la terra promessa diventa terra di contesa, invece di essere la terra di pace promessa a tutti i popoli diviene luogo di stragi e di terribili delitti che non tengono conto di alcuna condizione di debolezza.
Non si salvano neppure i bambini…
Perché non viviamo in pace

Che cosa è successo per un’inversione così forte? Eppure ebrei e islamici si ispirano entrambi a grandi religioni di pace, di promozione dell’uomo, amanti della vita: basterebbe questo per invitarci a non lasciarci coinvolgere nella lettura della guerra come scontro di religioni, che è una cosa totalmente lontana dalle grandi fedi del libro (ebraismo, cristianesimo, islam).
Ma anche Isaia, nella sua visione del futuro, indica i fattori che possono impedire alle persone di vivere in pace, nella prosperità, nella collaborazione: è quel velo che copre la faccia, quella coltre che è distesa su tutte le nazioni. Quel velo e quella coltre impediscono alle persone, anche alle più sagge, di comportarsi di conseguenza, di riuscire a comprendere che se io uccido migliaia di israeliani la reazione sarà spaventevole e viceversa, in una spirale drammatica di cui non si intravede la fine.
Capaci di toglierci il velo

Eppure, in questi decenni ci sono state persone, da una parte e dall’altra, che sono riuscite a togliersi il velo e hanno capito che niente può valere la vita dei bambini, fino ad arrivare a quegli accordi di Abramo, firmati nel 2020,tra Israele, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrain.
Questi accordi rappresentano un importante sviluppo nelle relazioni tra Israele e alcune nazioni arabe, poiché segnano una svolta nella diplomazia nella regione del Medio Oriente. Gli accordi hanno portato a una maggiore cooperazione politica, economica e diplomatica tra le nazioni coinvolte e stavano avendo un impatto significativo sulla stabilità regionale e sulle dinamiche politiche nel Medio Oriente. Un passo importante verso la normalizzazione delle relazioni tra Israele e altre nazioni arabe, aprendo la strada a ulteriori accordi di pace nella regione.
Le forze contrarie, da una parte e dall’altra, hanno steso la loro coltre e il loro velo per impedire che la pace e la giustizia entrassero nella logica dei rapporti tra israeliani e palestinesi, nonostante i decenni di odio e di soprusi, di bombe e occupazioni.
Il disonore di Isaia

Isaia chiama questa condizione ignominia, il disonore, la vergogna, il discredito che ricade su tutto il popolo, indipendentemente dall’essere responsabili o colpevoli. Il modello che Isaia, in nome di Dio, propone al suo popolo è quello di Gerusalemme, la città santa, oggi modello di divisioni, di contrasti, di odii, di continue offese e relative vendette.
Ma Gerusalemme vuol dire città di pace e di giustizia, perché qui sta il segreto dello svelamento, della rimozione della coltre: la pace è inscindibile dalla giustizia. Non possono essere separate pace e giustizia. Soltanto così “Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra”.