L'evangelista Luca e Shakespeare descrivono il dramma della condizione umana, tra l’esigenza di essere sempre pronti, di non cadere nella dissipazione delle proprie reazioni emotive e il vivere senza ragionamento
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo(Lc 21, 34-36)
Vegliare o dormire? Vedere quello che accade, con tutte le complicazioni dell’esistenza, o far finta di non accorgersi di niente, annegandosi in qualunque droga, sia essa psicologica, comportamentale o chimica? E’ il dilemma che Shakespeare fa vivere al suo Amleto nel castello di Elsinore: starsene quieto, nel suo benessere principesco, pur sapendo che la madre ha ucciso il padre, e regna tranquilla con il fratricida, oppure impugnare la armi della verità, nonostante tutte le spaventose conseguenze che potrebbe avere?
Essere o non essere? Vivere o dormire?
Il dramma della condizione umana
Shakespeare e l’evangelista Luca descrivono esattamente il dramma della condizione umana, tra l’esigenza di essere sempre vigilanti, di non cadere nella dissipazione delle proprie reazioni emotive e il vivere senza ragionamento, senza ponderazione, nelle ubriacature delle mille droghe possibili ma anche degli affanni in cui ogni giorno ci tuffiamo come se non ci fosse altro nella vita. Se non saremo vigilanti, “quel giorno” ci piomberà addosso all’improvviso.
Una delle preghiere tradizionali della Chiesa cattolica inserisce nelle Litanie dei Santi, l’ora pro nobis, ripetuta a tutti coloro che sono riusciti a vivere secondo l’insegnamento di Gesù, la richiesta di essere liberati dalla morte improvvisa, quella che ti sorprende senza che tu possa prepararti, senza che tu possa risolvere conflitti familiari, liti fra amici, sistemare le tue sostanze, salutare chi ami…
In quelle litanie, la morte improvvisa è messa a fianco della peste, della guerra, della fame, i cavalieri dell’apocalisse.
I cristiani siano coscienti della propria situazione
A subitanea morte, libera nos, Domine. Eppure, una delle preghiere più intime oggi è quella di avere invece una morte appunto “subitanea”, inavvertita. Addirittura, ci sono molti che vorrebbero procurarsela, in alcune determinate condizioni, per andarsene via, sempre senza rendersene conto. Invece, il cristiano deve essere cosciente della propria situazione, dei rischi che corre, del punto della sua vita in cui trova. Soltanto se sarà vigilante, potrà sfuggire al laccio delle molteplici tentazioni che possono rovinare la nostra vita, quella della nostra famiglia.
Pensate alle conseguenze infinite di un grave incidente stradale e capiremo benissimo che cosa voglia significare quella preghiera. Il tempo, lo sappiamo benissimo, non è una risorsa della nostra esistenza, non lo governiamo noi, non sappiamo quanto ne abbiamo a disposizione, ma proprio per questo possiamo viverlo nel modo migliore possibile, a capo alzato, senza farci appesantire dal fardello delle preoccupazioni, dando sempre il meglio di noi stessi, pur in mezzo a tanti contraddizioni che dipendono dalle situazioni in cui viviamo.
Il rischio, per ciascuno di noi, è di non capire quello che ci accade, o, peggio ancora, di far finta di non capirlo, di scegliere di dormire, invece che essere. Vegliate in ogni momento.