L’angoscia diventa salvezza: la certezza del profeta Daniele sul valore della vita

Le sacre scritture provano a rispondere alle domande struggenti che in tanti si pongono dopo i drammi della vita di tutti giorni come gli incidenti mortali successi a Ceccano

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna.
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.

(Dn 12,1-3)

L’angoscia e la salvezza, sperimentare il male e sperare che ci sia un significato e soprattutto una liberazione. Le parole del profeta Daniele erano riferite ad un momento di grande persecuzione per Israele, ma acquistano valenza per la vita di ciascuna persona in ogni tempo. Gli incidenti mortali ripropongono sempre la questione: perché? Perché quel ragazzo a 20 anni si è schiantato e tanti altri invece se la cavano? Perché quel muro è crollato uccidendo quel papà di 51 anni, lasciando nella disperazione moglie e figli? Sono domande che emergono ineludibili, davanti a ciascuno di noi, se interroghiamo onestamente la nostra coscienza.

La vittoria annunciata del Vangelo

Sono quelle stesse domande cui prova a rispondere il profeta Daniele che non ha dubbi: c’è una salvezza, c’è un significato che ci porterà via dalla “regione della polvere”. E’ la fede dei credenti: la morte, che percepiamo così definitiva, tale non è! Lo assicura Gesù e a lui credono i suoi discepoli e questo è il centro del messaggio cristiano: Gesù vince il male, vince anche la morte.

E’ la vittoria annunciata dal vangelo, che è letteralmente l’annuncio di una vittoria, è un termine militare, nel greco in cui sono scritti i testi del Nuovo Testamento. In effetti, a quelle domande ci sono risposte, anche abbastanza semplici. Sono quelle dei periti delle assicurazioni, degli esperti di infortunistica: l’eccesso della velocità della macchina, l’assenza delle protezioni indossate correttamente, l’utilizzo di mezzi non adatti, l’imperizia nello svolgimento dei lavori…

Il risveglio dalla polvere

Ma queste sono sufficienti soltanto per le responsabilità civili ma non per gli amici e i parenti che improvvisamente si trovano senza il loro caro e che pongono quelle domande del disperate. Ecco la liberazione promessa dalla tradizione biblica e confermata da Gesù. Nella regione della polvere, si è soltanto addormentati, noi viviamo in eterno, ben al di là dei nostri limiti e soprattutto del fondamentale limite della nostra esistenza: la morte.

Il profeta Daniele descrive anche il risveglio dalla polvere: da una parte la vita eterna, dall’altra la vergogna e l’infamia. E come si sceglie tra queste due sorti? La risposta è fulminante: non sono i sacrifici, le preghiere, i salamelecchi a salvare. I giusti sono coloro che inducono alla giustizia, sono destinati a splendere nel nero firmamento della morte.

Gesù indica la strada

Gesù perfezionerà le parole di Daniele, tracciando addirittura un elenco di comportamenti che fanno decidere per lo splendore o per l’infamia eterna: nutrire chi ha fame, dissetare chi ha sete, consolare chi è afflitto… Così si induce a comportamenti giusti, così si promuove la giustizia fra gli uomini. Se invece si accumula e si rapinano gli altri, con la sopraffazione, l’imbroglio, la menzogna e la violenza, non c’è scampo, saremo condannati all’infamia.