
Il famoso brano del vangelo di Giovanni racchiude significati simbolici e sempre attuali che vanno al di là del miracolo della trasformazione dell'acqua in vino
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Gv 2, 1-2
La scena è famosissima, quasi un’icona, rappresentativa del rapporto tra Gesù, ormai adulto, e la madre. Nel vangelo di Giovanni, Maria è citata due volte: alle nozze di Cana, appunto, e poi sotto la croce. E’ come se Giovanni volesse darci un’indicazione sul ruolo di Maria, esempio della fede per tutti: accettare quello che Gesù dice e seguirlo fino in fondo.
Purtroppo, la consuetudine con l’episodio di Cana, la sua familiarità d’ambientazione, un pranzo di nozze, rischia di oscurare gli elementi costitutivi di quanto accade nel racconto di Giovanni. La tentazione è quella di guardare più all’effetto speciale dell’acqua che diventa vino invece che alla dinamica del rapporto con Gesù e delle sue azioni.
I significati simbolici

I primi due versetti sono rivelatori. Intanto è Maria a porre il problema, ad accorgersi della difficoltà in cui quella famiglia stava per trovarsi, rispetto alle tradizioni in uso nelle famiglie ebraiche: matrimoni con sette giorni di festa e grande necessità di vino, simbolo della benevolenza di Dio nei confronti dell’uomo. La mancanza del vino sarebbe stata una vergogna pesante per quella famiglia, per cui Maria, direbbero i padri della Chiesa, intercede per loro, semplicemente: non hanno vino.
Di fronte alla risposta scostante di Gesù, con la quale Giovanni introduce il tema dell’ora, del tempo che si compie, Maria non si spaventa, dice ai servi: fate quello che vi dirà, qualunque cosa sia.
Anche qui tutti noi immaginiamo la meraviglia dei servi ai quali viene detto di riempire le anfore con l’acqua. La nostra attenzione è catturata dalla trasformazione dell’acqua in vino e non cogliamo invece i significati simbolici di quello che avviene: Gesù fa riempire d’acqua le anfore che servivano per la purificazione rituale. Quell’acqua, quella del rito, diventa vino, che parte da quell’acqua. Ecco il significato profondo: Gesù è un ebreo, radicato nella fede di Israele, che porta a compimento quella fede, sublimando l’acqua in vino.
L’insegnamento di Maria

Ma, tornando a Maria, penso ci sia un insegnamento fondamentale nel suo atteggiamento nei confronti di Gesù: il fidarsi al di là di ogni apparente contraddizione. Lo fa a Cana e lo farà sul Calvario. Soltanto lei rimane lì, Stabat Mater, scrive icasticamente Jacopone da Todi, soltanto lei ha fiducia in quel progetto di Dio che sembra completamente fallito. A Cana è simbolicamente rappresentato da quell’espressione: non hanno vino.
Il racconto di Cana è dunque un invito forte, potente alla speranza, alla fiducia nel futuro, negli uomini, in quegli uomini di buona volontà che continuano a tessere la tela della pace, nonostante tutti gli interessi che spingono invece alla guerra, senza timore di distruggere vite innocenti, nella consapevolezza che ci sono appunto vite che non contano nulla e altre che invece sono importanti.
Fidarsi di Dio

Uomini che continuano ad insegnare ai ragazzi che bisogna essere onesti nonostante i tanti esempi di corruzione che arrivano a minare le stesse istituzioni educative, contraddicendo totalmente la loro missione pubblica.
Genitori che continuano a vivere nonostante abbiano perso un figlio, vittime della violenza che hanno il coraggio di rialzarsi e anche colpevoli che provano a cambiare. Sono quegli uomini, che come Maria, continuano a fidarsi della speranza che risiede nella promessa di un Dio che ci vuole liberi, responsabili attori del nostro tempo.