Non giudicate e non sarete giudicati (di P. Alviti)

C'è il rischio del ritorno alla giustizia sommaria: della voce lanciata senza controllo alla folla che cerca un colpevole qualsiasi, un capro espiatorio, sul quale sfogarsi. Ma Cristo subì l'ingiustizia della condanna dell'innocente.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

La frase lapidaria di Gesù sembra adattarsi perfettamente ai nostri giorni: sale la voglia di giustizia immediata, non affidata ai processi e ai giudici, ma lasciata all’opinione pubblica che a gran voce chiede la punizione esemplare, definitiva, terribile, del primo colpevole indicato dai media, quello che una volta si sarebbe chiamato il mostro.

Così è sufficiente che qualcuno ti dica che quello è spacciatore e subito lo si pubblica su tutti i social, senza rendersi conto che si potrebbe sbagliare, che potrebbero esserci delle attenuanti, che chi ci ha dato la notizia potrebbe anche essersi sbagliato.

Certo, nel caso di Bologna, quello del ragazzo tunisino accusato in diretta di essere uno spacciatore, è stato evidente lo scopo elettoralistico, ma accade quotidianamente anche attorno a noi come nel caso del giudizio che ha riguardato gli assassini del povero Emanuele ad Alatri. Il processo di primo grado ha stabilito che si è trattato di una rissa finita male: ci saranno ora gli appelli e l’altro grado di processo per verificare l’operato dei giudici di I grado, tutto secondo le regole della procedura penale. E invece l’opinione pubblica avrebbe voluto la piena condanna degli imputati cui non si dà alcuna giustificazione, per principio.

È terribile che moltissimi si lascino prendere dalla foga della punizione immediata, di quello che una volta si sarebbe chiamata giustizia sommaria, linciaggio, ricerca del capro espiatorio.

Quante volte l’opinione pubblica è stata convinta da spietati demagoghi ad individuare il nemico in un gruppo, in un popolo, in una nazione, in un modo di vestirsi, di comportarsi: toccò proprio a Gesù subire l’ingiustizia massima della condanna dell’innocente. Eppure il grido “crocifiggilo” diventa sempre più frequente, senza processi, senza analisi, senza giudizio.

Abbiamo voglia di giustizia ma non possiamo avere voglia di vendetta