Se le luci di Capodanno non sono per tutti i bambini (di P. Alviti)

C'è un massacro degli innocenti analogo a quello compiuto da Erode, che si consuma ogni giorno. E che fingiamo di non vedere. Perché la realtà è che le luci di Capodanno non sono per tutti

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

E’ la festa dei bambini, sono giornate in cui sono a casa, per le vacanze e gioiscono dei regali ma soprattutto della presenza dei loro genitori, dei nonni, dei cugini: proprio nella riunione familiare, nella sua serenità, è la bellezza del Natale, che si aggiunge al significato proprio della festa della Natività di Gesù.

 

Eppure se ci guardiamo attorno, la festa dei bambini è limitata a ben pochi ragazzi: non fanno festa i bambini palestinesi sotto il giogo di Israele, né i coetanei dei villaggi israeliani con la paura dei razzi, non festeggiano i bambini siriani da anni vittime di una guerra feroce che nessuno sembra poter fermare; non fanno festa i bambini dell’Iraq e dell’Afghanistan terrorizzati dalle bombe che esplodono quotidianamente nell’indifferenza mondiale; non festeggiano i bambini dello Yemen, con l’intera popolazione coinvolta in un conflitto sanguinoso.

 

E ancora non festeggiano i bambini dell’Africa, soprattutto quelli del Sudan, del Burundi, del Congo, della Nigeria.

 

Non fanno festa i bambini del Venezuela, nel loro Paese ridotto alla fame, né quelli dell’Ucraina, ancora coinvolti in un conflitto latente.

 

Non fanno festa i bambini i cui genitori hanno perso il lavoro e quelli costretti a fare il soldato, come non fanno festa quelli che salgono sui barconi e spesso sono vittime dei pericoli delle traversate.

 

Non festeggiano i bambini dell’Indocina spesso costretti a prostituirsi…

 

Ce li ha ricordati Papa Francesco nel suo messaggio di Natale, facendosi portatore, unico purtroppo, del grido disperato di tanti bambini che non festeggiano il Natale: per questo la liturgia ci ricorda, qualche giorno dopo il Natale, la strage dei bambini perpetrata da Erode a Betlemme, quelli che chiamiamo con il nome di Santi Innocenti, una espressione troppo riduttiva rispetto alla violenza subita.

 

Ma che possiamo fare di fronte a simili tragedie: certo, interessarci, non essere distratti, dare qualche offerta… ma possiamo fare ben di più. Possiamo educare i nostri ragazzi ad essere solidali, a capire quanto sono fortunati, rispetto a tanti altri bambini del mondo, possiamo dir loro che bisogna difendersi da Erode e che la difesa può avvenire anche lasciando le proprie comodità ed abitudini, proprio come fece Giuseppe per salvare Gesù.

 

E poi anche ai nostri bambini dobbiamo quell’attenzione senza la quale non saremo in grado di difenderli dai tanti Erodi che li circondano, da quelli che dicono loro che non vale la pena studiare, che si può far fortuna giocando d’azzardo, che è lecito farsi e strafarsi, che non bisogna avere responsabilità, che tanto rubano tutti…

 

Ecco da questo Erode tocca a noi difenderli, a chi altro se no?