Il caldo, le tasse, i neri, i figli… getta qui i tuoi affanni (di P.Alviti)

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

 

di Pietro ALVITI

 

 

 

Siamo in affanno, una volta per il caldo, un’altra volta per le tasse, e poi per la paura degli stranieri, e poi per l’ambiente, e poi per il lavoro che potrebbe venir meno. E’ come se percepissimo di non potercela fare.

E poi i figli: quella che vuole tatuarsi, quell’altro che vuol rientrare alle 4. Eh ma tanto fanno tutti così…

E poi i prof a scuola…E i genitori anziani, e le malattie…

Che affanno, con il cuore che non ce la fa più a riprendere il battito normale, quello della vita serena che tutti vorremmo e che invece ci sfugge sempre più.

E’ il tempo d’oggi, ci diciamo con fare consolatorio.

Poi, se ci pensiamo un po’, ci accorgiamo che i nostri padri, i nostri nonni avevano ben altri affanni: dovevano portare a casa il pane da mangiare, non si trovavano medicine, case al freddo…

Una vita d’affanni dunque. Probabilmente sì, soprattutto se non vediamo uno spiraglio di salvezza.

Proprio dagli affanni dobbiamo essere salvati se non vogliamo arrivare alla disperazione.

Getta nel Signore il tuo affanno: parole che scendono come un balsamo nella nostra anima, capace finalmente di non pretendere più da sé stessa l’impossibile, di ritornare umana, accettando i propri limiti.

Getta l’affanno, liberatene: il Signore ti salverà.

Il pericolo più grande è che ci disperiamo senza cercare la salvezza in chi può darcela. Anche in questo caso Manzoni ci aiuta a capire: Lucia è nelle mani dei bravi dell’Innominato, rapita con la forza è terrorizzata. Le sue suppliche, le sue grida, le sue implorazioni non hanno sortito alcun effetto. Accorata, affannata, atterrita sempre più nel vedere che le sue parole non facevano nessun colpo, Lucia si rivolse a Colui che tiene in mano il cuore degli uomini, e può, quando voglia, intenerire i più duri.

 

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