Quella mano tesa che ci afferra quando vacilliamo

E' un simbolo che non segue la logica del mondo, ma quella di Dio, che nei momenti più bui ci prende. E ci tira via dall'odio. Anche quando odiare appare più facile che uscire dai gorghi e raggiungere l'altra riva.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

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Nei mosaici absidali delle basiliche romane c’è un simbolo ricorrente: una mano che spunta dalla sommità della volta celeste. Sembra quasi un elemento posticcio, un’aggiunta… Ed in realtà un’aggiunta lo è: quella mano è al di fuori delle logiche del mondo. Pietro cammina sulle acque seguendo l’invito di Gesù ma poi il vento della tempesta lo investe e la sua fiducia nel maestro vacilla e sprofonda in acqua.

Ma Gesù pur avendo visto la debolezza di quell’uomo, quello su cui aveva riposto tutte le sue speranze (tu sei pietra…), non lo abbandona al suo destino. Non lo lascia affogare nelle sue paure, gli tende la mano per salvarlo. È

la mano che nei mosaici delle basiliche romane indica l’intervento provvidenziale di Dio che non abbandona il suo figlio fatto uomo alla morte in croce. Ma gli tende la mano, proprio nel momento in cui tutto sembra perduto.

Dio ci offre sempre la sua mano, perché non si dà mai per vinto

Questa è la logica di Dio che non si dà mai per vinto, che è sempre lì con la mano pronta a tirarci fuori dalle tempeste delle nostre paure, delle nostre inadeguatezze, della nostra incapacità di affrontare la realtà.

Quella mano tesa dovrebbe darci fiducia, dovrebbe insegnarci che non siamo soli. Eppure spesso la rifiutiamo, spesso preferiamo crogiolarci nelle nostre paure, nel male che ci dilania. E nell’odio contro i nostri simili che percepiamo come più fortunati, più bravi, più furbi, più… E, a volte, questa condizione addirittura ci piace, la percepiamo come più rassicurante rispetto invece a chi vorrebbe mandarci sull’altra riva. A chi vorrebbe farci cambiare esistenza.

E sì: Pietro rischia di affogare per le sue paure perché Gesù costringe i suoi discepoli ad andare sull’altra riva. A modificare il loro modo di vivere, a prendere il largo, ad affrontare il mondo.

Quando scoppia la tempesta, le tante tempeste della nostra vita, Gesù li invita a superare le loro debolezze, a fidarsi di lui… Dobbiamo afferrare quella mano come ha fatto Maria di cui oggi celebriamo il trionfo, la sua assunzione. Lei ha accettato di essere tirata su da quella mano