Quelli che rifiutano l’invito a volare alto (di P.Alviti)

Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

I pranzi di nozze sono per molti di noi una cosa noiosa, troppo lunghi, troppo abbondanti… ma sono ancora oggi il segno della festa, la festa per antonomasia, la celebrazione di un atto che è insieme di fede l’uno nell’altra, ma anche della volontà e della decisione di due persone consapevoli che decidono di avventurarsi insieme nei marosi dell’esistenza.

E per questo bisogna festeggiare, magari evitando esagerazioni e cattivo gusto ma è la festa. Come si fa a dire di no all’invito a nozze?

E’ talmente profonda la connessione tra matrimonio e festa che abbiamo anche il modo di dire: mi inviti a nozze… per affermare l’estrema positività di una proposta. Figuratevi se è una persona importante ad invitarci alle nozze del figlio. Eh no, non si può mancare, e poi che diranno, che figura che facciamo. E il regalo… non possiamo mica sfigurare…

Eppure c’è chi dice no, chi ha cose più importanti, la sua casa, il suo giardino, i suoi affari, la borsa, la partita.

Anzi si scocciano pure di ricevere l’invito che il re stesso fa loro: si sposa mio figlio, venite. Ma no, abbiamo da fare! E maltrattano anche chi ha recapitato gli inviti.

Da qui la rabbia del re che sovverte la nostra logica: alla festa di nozze, alla vita con Dio ci saranno tutti quelli che accettano l’invito non coloro che erano stati invitati e che invece hanno preferito il loro piccolo mondo alla grandezza della prospettiva che il Signore ci pone davanti.

Preferiscono salvare la loro piccola vita che scommettere sulla capacità di volare alto che ciascuno di noi ha.

Perciò rimarranno fuori dal banchetto di nozze. Hanno detto di no al re…

Ecco, siamo fatti così, capaci di dire no alla bellezza, alla bontà, alla rettitudine, all’onestà… Siamo impastati di polvere.