Vantarsi di essere cristiani respingendo Cristo: che vive in ogni derelitto

Il fariseismo 2.0 e la condanna da parte di Papa Francesco di coloro che combattono il diritto di vivere e fuggire dagli orrori

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.

Mc 7, 6-7

I farisei contestavano a Gesù la sua inosservanza delle regole, che a loro dire invece sono essenziali per la salvezza. Si tratta di una polemica che lo vede contrapporsi, come dice l’evangelista Luca, a coloro che ritenevano di non aver bisogno di misericordia.

Nell’episodio riportato dall’evangelista Marco la disputa si accende sul rispetto delle abluzioni rituali delle mani prima di prendere cibo. A Gesù e ai suoi discepoli contestano il fatto che non si lavino le mani come si deve. E Gesù risponde in maniera durissima, citando il più grande dei profeti, Isaia: voi onorate soltanto con le labbra, il vostro cuore è lontano. Preferite la legge degli uomini a quella di Dio, diventate voi la legge.

In cerca di un futuro migliore

Foto: Candida Lobes © MSF

Quando ho letto il brano, ho subito ripensato alla polemica scoppiata in queste ore tra papa Francesco, che continua a difendere il diritto a vivere di chi scappa dalla guerra e dalla fame, e chi invece si vanta di aver respinto poveracci. Che vanno in cerca di un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie, a suon di accordi milionari con i signori della guerra che governano la Libia e la Tunisia.

L’appello del papa riguarda il cuore degli uomini: si può condannare a morte certa un uomo, una donna, un bambino? Non offrendogli il rifugio, cui la civiltà umana e le convenzioni internazionali invece obbligherebbero anche giuridicamente tutti gli uomini? 

Invece l’attenzione dei cristiani più cristiani del Papa si volge a “precetti di uomini”, dopo essersi vantati della propria appartenenza alla comunità cristiana. E per la quale starebbero facendo una battaglia di civiltà contro l’invasione di altre religioni.

Il sistema italiano che ha bisogno di loro

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Il ragionamento appare immediatamente capzioso, tutto teso ad utilizzare la religione, i rosari, le immagini mariane come instrumentum regni. Che non  tende alla salvaguardia della vita di tutti, ma neppure  è ispirata al bene comune dei cittadini italiani. Tutti sanno infatti che il nostro sistema economico ha assolutamente bisogno di immigrazione. Ne ha bisogno per riempire il vuoto di un deserto demografico, di cui stiamo iniziando a percepire gli effetti disastrosi.

Cosa farebbero i governanti di un Paese normale? Si darebbero da fare per strutturare un sistema di accoglienza e di integrazione dei migranti. Stando ben attenti a respingere i malintenzionati ed accogliendo tutti coloro che possono dare un contributo positivo ad un Paese che si sta spopolando.  Invece…

Lo stigma dell’estraneità

Papa Francesco al G7

Invece si fa tutto il contrario: si ostacolano gli arrivi, fino addirittura a negare i soccorsi in mare. Si fa discriminazione fra i bambini, costringendoli a portare lo stigma dell’estraneità, fino al compimento del 18 anno d’età anche se nati in Italia, con l’obiettivo di mantenere alta la paura dello straniero fra la gente. E tutto questo  è organizzato da uomini e donne che si vantano di essere cristiani, difensori della vera fede.

La religione, per costoro, è iattanza, ostentazione della propria potenza, schiaffo sonoro per ogni autentico insegnamento cristiano. Lo scontro con il papa di questi giorni sta tutto qui: Francesco richiama tutti i cristiani ad osservare il comandamento dell’amore che innanzitutto impone di salvare la vita a tutti coloro che sono in pericolo.

Dall’altra parte, ci sono le dichiarazioni scandalizzate di chi denuncia invasioni di campo, ingerenze, politicizzazioni, per dichiarazioni che non sono altro che il vangelo. Sarebbe gravissimo che il papa, i vescovi, i credenti in Cristo non lo facessero.

Il richiamo che il papa ha fatto al peccato grave di chi si comporta così è suonato inusuale ma proprio per questo necessario. Per ristabilire i giusti termini del problema.