«Volete andarvene anche voi?»

Facciamo tanto per gli altri ma nessuno ci apprezza abbastanza. Sperimentiamo l'abbandono. Che però noi stessi pratichiamo sugli altri: mollandoli quando ci viene chiesto un po' di più

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

… molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.

Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?  (Gv, 6,60)

L’esperienza dell’abbandono, di aver fatto tanto e di non essere apprezzati. L’estremo appello agli amici: volete andarvene anche voi? Mi ha sempre colpito la debolezza di Gesù, capace di vincere la morte, di restituire la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, ma disarmato di fronte alle scelte di libertà dei suoi discepoli.

Tanti lo abbandonano: avevano capito tutt’altro, avevano sperato magari che si mettesse alla loro testa contro l’occupazione romana, o cacciasse finalmente i sacerdoti indegni dal tempio. E invece, niente: tanti discorsi difficili, parole complicate,  ragionamenti in cui non ci si capisce niente. Noi desideravamo un re, non un maestro. Meglio mollarlo, che delusione!

Se ci pensiamo bene, nella nostra vita abbiamo avuto le stesse esperienze di Gesù: ci siamo dati da fare per costruire qualcosa che ritenavamo importante per la nostra famiglia, per la nostra città, il nostro Paese. E invece nessuno ci ha apprezzato: lo diciamo come un ritornello. Sperimentiamo l’abbandono di quelli che pensavamo fossero amici e che invece ci lasciano alla prima difficoltà.

Quando ad andare via siamo noi

In altre situazioni, ci siamo trovati dall’altra parte: abbiamo seguito qualcuno, ci siamo fidati delle sue parole ma quando ci ha chiesto di fare uno sforzo ulteriore, magari di rinunciare a qualcuna delle nostre comodità, abbiamo mollato subito. Preferiamo le nostre poltrone al cambiare il mondo, pur sapendo quanto sia necessario l’impegno di tutti e di ciascuno per far andare meglio questa società di cui siamo abituati a lamentarci, sempre.

Dobbiamo decidere se lasciarci abbattere dallo scoraggiamento o invece insistere per le cose in cui crediamo, dando finalmente senso alla nostra esistenza, riempiendo di significato una vita che potrebbe rischiare di essere soltanto attratta da shopping e feste.

Ma anche se non ci sentissimo in grado di guidare il cambiamento, possiamo però comportarci da cittadini intelligenti, non banderuole  pronte a cambiare orientamento al minimo sentore di vantaggi da una parte o dall’altra. Certo, abbiamo molti esempi negativi, a cominciare da tanti tra coloro che ci governano ma non dobbiamo per forza seguire chi si comporta peggio di noi…  Dobbiamo scegliere il maestro e rimanere con lui.