Se ne va Tore Fiorini: negli anni del boom economico, portò infrastrutture e servizi dove prima c’erano solo stabilimenti e fiumi. Professore, socialista e amministratore illuminato, fece della sua città un laboratorio di rinascita civile e urbanistica.
Se Isola del Liri è diventata città lo si deve a Tore Fiorini, il sindaco della svolta epocale nella città delle fabbriche.
Salvatore Fiorini nei suoi dieci anni da primo cittadino dal 1965 al 1975 disegna una città da vivere in armonia, vuole svecchiarla, non più solo un Corso per dividere l’Isola e la zona di Borgonuovo con le sue fabbriche. Ha una sua visione avveneristica, tanto che sarà uno dei primi sindaci del frusinate ad imporre nel 1973 un piano regolatore. I terreni intorno al Liri si trasformarono in rioni, in nuove strade, in nuove scuole, acqua e luce nelle periferie, un nuovo circolo sportivo per tutti (giardino dello sport nato nel 1973).
In un decennio Isola del Liri cambierà pelle.
Gli inizi difficili
Nato nell’agosto del 1929 da Tullio e Maria Gabriele nel cuore cittadino del rione di San Lorenzo, resta orfano a soli 6 anni di sua madre, insieme a sua sorella Liliana di due anni più grande. Papà Tullio si risposa subito dopo con Ascenza Palleschi, che non avrà figli, per cui i due ragazzi crescono con una seconda mamma a cui si legheranno molto.
Frequenta il Tulliano di Arpino, raggiunge la scuola ogni mattina a piedi salendo da Vallefredda. E’ tempo di guerra e tutto si ferma i suoi studi si interrompono per quasi due anni, la sua famiglia lascia il centro cittadino di Isola Liri e da sfollati raggiungono la casa di una zia nella zona della zona Selva. Si diploma dopo la guerra e si iscrive alla Sapienza di Roma dove si laurea in Scienze Biologiche. Sposerà nel 1972 Maria Gabrielli, insegnante di Lettere e dal suo matrimonio nasceranno Francesca (1973) ed Ada (1979), una medico, l’altra farmacista.
L’amico Cesare

La sua vita politica inizia subito dopo la laurea, più per volere del suo fraterno amico avvocato Cesare Nazalizio, che per vocazione. Iniziano a frequentare il circolo del Partito Socialista Italiano, che in città era in minoranza rispetto al Partito Comunista, che, però, aveva un consenso totalitario nelle fabbriche.
Cesare Natalizio e Tore Fiorini sono i volti nuovi nel panorama politico isolano. Lo intuisce subito l’inossidabile Mario Di Piro (P.C.I.) che aveva governato a lungo la città. Capisce che è tempo di cambiare e nel 1965 P.S.I e P.C.I. corrono insieme per l’elezione del primo cittadino. Tore Fiorni al primo tentativo centra la scranno.

Isola del Liri diventa nel giro di qualche mese un enorme cantiere, nascono i palazzi di Via Po, di Via Chiastra, il rione di Pirandello, i giardini pubblici, la nuova scuola in via Valcatoio, il fiume Liri viene arginato con muraglioni che partono dal centro cittadino. Anche le periferie finiscono sotto la lente di Fiorini, arriva la luce e l’acqua.
La Camera e la Provincia
Giuseppe Tatangelo e Fernando Rosati in cinque mesi con il bene placito dell’amministrazione Fiorini, regalano alla città un “parco giochi”: nasce in contrada Selva nell’aprile del 1973. Ci sono campi da tennis, piscina, campo da basket: è per il dopo lavoro nelle fabbriche per le famiglie degli operai e dei loro figli.

Sull’onda di quel successo amministrativo e popolare, il Partito punta su Tore Fiorini. Lo candida alla Camera dei Deputati durante il suo secondo mandato da sindaco: ma non sarà eletto. Però dal 1975 al 1980 sarà vice Presidente alla Provincia.
Via con la Prima Repubblica
La scuola: inizia ad insegnare ad Isola del Liri nella scuola dell’Avviamento e nelle Scuole Medie. Poi a Sora al Geometra, alle Magistrali al Liceo Scientifico. Nel 1975 entra al Liceo Classico Tulliano di Arpino dove resterà sino al pensionamento nel 1991.

Il tempo passa, il Muro di Berlino crolla, le architetture politiche nate con la Guerra Fredda non servono più. La Prima Repubblica comincia a sgretolarsi: è il tempo di Mani pulite, i Partiti si dissolvono e Tore Fiorini capisce di aver fatto il suo tempo. Così decide per un taglio totale: oltre che dalla scuola, si ritira anche dalla vita pubblica.
In realtà non smetterà mai di fare politica, sono suoi gli uomini che negli anni a seguire saliranno in municipio ma lui non ricoprirà più nessun incarico. Fedele all’insegnamento che ogni leader è tale se al termine della sua stagione è stato capace di creare i suoi successori. Se n’è andato nell’ultima domenica di ottobre a 96 anni: lasciando in eredità un’Isola del Liri che è del tutto diversa da quella che il destino e gli elettori gli avevano affidato.




