Una nuvola di tabacco, una vita per il giornalismo

Oggi a mezzogiorno il Comune di Viticuso intitolerà a Gianni Tomeo la Biblioteca cittadina. Esempio di etica e giornalismo, mantenne la schiena dritta fino alla fine

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Tabacco danese aromatizzato allo cherry. L’aroma dolciastro, misto al fumo acre, usciva dalla vecchia pipa in radica fumata nei corridoi del tribunale di Cassino. Erano gli anni in cui le notizie si cercavano andando sul posto dove i fatti accadevano, si ottenevano solo attraverso patti di fiducia e correttezza costruiti con le fonti. Un campo sul quale Gianni Tomeo aveva pochi rivali.

Fu proprio la sua lealtà, verso le fonti ma soprattutto verso i lettori, a costruirgli la strada che in pochi anni lo condusse dalla scuola del periodico romano Avvenimenti fino alla scrivania di direttore nel gruppo editoriale che stampa tra gli altri Ciociaria Oggi, Latina Oggi e Nuovo Molise.

Senza aiuti, senza raccomandazioni

Una strada costruita senza aiuti, nella quale l’asfalto era un impasto di sudore e sacrifici quotidiani. Come quelli che affrontava ogni mattina quando, a bordo di una Fiat Uno che si teneva insieme a dispetto delle leggi della Fisica, scendeva dalla casa dei genitori sui monti di Viticuso per andare a cercare le notizie a Cassino e poi disegnare le pagine, scriverle, titolarle… Infine, con il buio, riprendeva la via di casa, spesso interrotta dalla neve al punto da dover tornare indietro e dormire in albergo. Naturalmente, non rimborsato ed interamente a sue spese.

Erano gli anni in cui i contratti di lavoro, nel giornalismo, erano un miraggio ed i compensi erano il rimborso della benzina e tanta soddisfazione. Ma proprio in questo terreno, diede una delle sue tante lezioni, restando sempre leale verso i lettori, rifiutando ogni compromesso, in maniera quasi talebana: al punto da non accettare un’agenda portatagli per Natale, ritenendola troppo lussuosa perché aveva la custodia in pelle e non volendo sentirsi in debito con chi gliela stava donando.

La macchina scommessa con il Ciarra

Giuseppe Ciarrapico (Archivio Alessioporcu)

Da Viticuso e Cassino, la strada lo portò prima a Frosinone e poi a Marino con l’incarico di direttore a Nuovi Castelli. Leggenda vuole che sul successo di quel giornale ci si sia scommesso la macchina con l’editore Giuseppe Ciarrapico: con il quale era in causa da un mesetto ma quando il banchiere Cesare Geronzi (con il quale era ampiamente obbligato) gli chiese di aprire un giornale ai Castelli il Ciarra non ebbe esitazioni e chiamò Gianni. “Presidente, sommessamente le faccio notare che io e lei siamo in causa”, “Ed io ritiro la causa e la faccio Direttore”.

Doveva essere l’avventura di pochi mesi, Gianni invece chiese il break even: è il punto in cui le copie vendute e la pubblicità pareggiano i costi. Ciarrapico, che per fare un piacere al suo amico Geronzi si era rassegnato a rimetterci qualche centinaio di milioni delle lire dell’epoca, di fronte alla richiesta del punto di totale a pareggio poco ci mancò che prendesse Gianni per un matto.

Per farla breve: ci si giocarono la macchina. Per Gianni non sarebbe stata una grande perdita motoristica, la sua Uno era talmente malridotta che ormai stava per consegnarsi da sola allo sfasciacarrozze. Il giorno di ferragosto di quello stesso anno, Gianni viaggiava su una splendida Mercedes bianca, sottratta con la scommessa a Peppino Ciarrapico che non capì mai come fosse stato possibile vendere tutte quelle copie. Bastava fare un giornale fatto per bene. E Gianni quello sapeva fare.

Una lunga strada di inchiostro

Ciarrapico lo volle alla guida del Gruppo editoriale e lo nominò direttore di Nuovo Molise dandogli carta bianca per ripetere a Campobasso il miracolo di Marino: affrontando ogni volta nuove sfide, sempre con una modestia dietro la quale si nascondeva un’enorme esperienza, dignità, umanità.

Lui, cui nessuno aveva insegnato nulla perché in quei tempi il mestiere non si insegnava ma si rubava guardando i vecchi caposervizio, invece non risparmiava consigli, aiutava a crescere, svelava i suoi segreti.

Ma molti, da lui, non hanno saputo imparare. Soprattutto la lezione morale: come la volta che in 10 secondi prese la pipa e si dimise lasciando la sua scrivania da direttore, rispondendo, all’editore che pretendeva di dettargli la Prima Pagina, “Presidente, lei non ha bisogno di un direttore, le è sufficiente un tastierista”.

La lettera ufficiale fu un esempio della sua assoluta capacità di sintesi senza mai perdere l’eleganza:La linea editoriale che lei ci ha imposto ha assunto via via una radicalità sempre più esasperata che io non condivido”. Tutto. In una sola frase. Gli avevano chiesto di attaccare in maniera violenta il governo regionale molisano di centrodestra. E per uno che maneggiava agevolmente sia il fioretto che la sciabola giornalistiche, sentirsi chiedere di impugnare un forcone sporco di letame era inaccettabile.

Una biblioteca per Gianni

La biblioteca da dedicare a Gianni Tomeo

Un giornalista scomodo. Come tutti i giornalisti che sanno ancora mantenere la schiena dritta. In qualunque epoca ed a qualunque latitudine. Gianni ci la lasciato in pochi mesi nel 2009. Ma è stato capace di lasciare un segno profondo: tanto che oggi a mezzogiorno il Comune di Viticuso gli intitola la Biblioteca Comunale.

Gli sarebbe piaciuto tantissimo. Non per vanità. Ma perché è il riconoscimento al merito del lavoro svolto. E poi perché oggi più nessuno legge e portare la gente ad incontrarsi in biblioteca per sfogliare le pagine impresse nei libri ed emozionarsi, formarsi, informarsi, sarebbe stata una sfida che avrebbe accettato senza esitare.

Grazie Gianni, per gli splendidi anni di Cronaca vissuti insieme.