Molti pensano che sia imparentato con la famiglia della omonima distilleria. Anche perché il suo libro più famoso parla di liquori. Ma anche tabacco ed altre sostanze non proprio di monopolio. Quelle che ispirarono molti filosofi. Che conducevano una vita tutt'altro che barbosa
Parliamoci chiaro. A quanti di voi, studiando filosofia al liceo, di fronte a concetti criptici come questo:
“Ciò che è universalmente valido esercita anche universalmente la propria validità; ciò che deve essere, è anche di fatto, e ciò che si limita a dover essere, senza però essere, non ha verità alcuna”
non è venuto spontaneo rivolgere al suo concepitore la domanda: ah Hegel ma che te sei fumato?
Il quesito non è affatto peregrino siccome è storia comprovata che molti pensatori con gli attributi hanno espresso verità eterne dopo esseri imbottiti di alcol o di sostanze psicotrope. Ne parla, con stile brioso e divertente, Alessandro Paolucci nel suo “Storia stupefacente della filosofia” (Il Saggiatore, 200 pagine, 15 euro). Il libro già nel titolo ammicca alla sostanza dell’argomento.
Nonostante il nome e l’argomento, Paolucci non ha parentele né attinenze con la celeberrima ed omonima distilleria sorana. Nemmeno è del territorio, dove il suo cognome è molto diffuso: viene da Foligno. e potrebbe essere uno degli ideali ospiti dell’edizione 2023 del Festival nazionale della Filosofia di Veroli.
Filosofi ma bevitori
Ora pensateci bene: qual è l’immagine che ci è stata trasmessa dei grandi filosofi del passato? Quella di vecchi barbogi barbuti e barbosi impegnati, dalla mattina alla sera, a sondare i meandri dell’Essere tra tomi polverosi e attività noiose.
E mai nessuno dei nostri insegnanti che ci svelasse come il mito della caverna di Platone fosse il prodotto di una visione dovuta a una bevanda allucinogena. Nessun prof che ci mettesse in guardia sul fatto che il Superuomo era drogato dai farmaci di cui abusava il suo Nietzsche. E che alcuni dei testi più importanti di Sartre sono stati scritti ingoiando dieci pasticche di anfetamina al giorno. A non dire degli esperimenti con l’hashish di Walter Benjamin e quelli con la cocaina di Sigmund Freud. Della probabile tossicodipendenza dell’imperatore-filosofo Marco Aurelio all’Lsd che Ernst Jünger assumeva insieme all’amico Albert Hofmann. E di Baudelaire che pippava hashish, Picasso oppio e Beethoven beveva come una spugna. Vogliamo parlarne?
Diciamola tutta. Quando si parla di filosofia e filosofi non si fa mai cenno ai loro vizi. Anzi, fatichiamo a sapere se effettivamente ne avessero. Vengono considerati come delle semi-divinità, intoccabili, detentrici del sapere, anime pure. Ciò accade anche nei testi accademici, tramandando l’idea, sbagliata, che i filosofi, sin dall’età classica, siano stati dei modelli di vita, semi dèi appunto, cui noi poveri mortali possiamo solo guardare con ammirazione. E invece no. Anche i più grandi capoccioni, in fondo, erano persone normalissime come noi povere capre che il “noumeno” pensiamo sia uno schema adottato da Mourinho.
La contronarrazione
Paolucci in fondo scrive una vera e propria contronarrazione psicotropa del pensiero occidentale. Lo fa muovendosi tra le epoche e i continenti, tra le cerimonie dei Misteri Eleusini, durante le quali i partecipanti andavano in trance sorseggiando il misterioso ciceone (una bevanda rituale in uso nell’antica Grecia) cui ebbe probabilmente accesso Platone. E l’Hotel della Posta di Rapallo nelle cui stanze Friedrich Nietzsche «curava» la sua emicrania stordendosi di oppiacei, fino a raggiungere il deserto della Death Valley teatro dei trip del visiting professor Michel Foucault.
Il suo saggio, in altri termini, decostruisce la percezione tradizionale e spontanea che abbiamo dei filosofi, raccontandoci la storia della filosofia da un punto di vista nuovo
Sia chiaro. “Storia stupefacente della filosofia” non è un divertissement, o un libello satrico-goliardico. L’enorme apparato scientifico sfoggiato dal suo autore ne fa un compendio di idee rivoluzionarie e un’accurata ricostruzione biografica del lato più umano della speculazione teorica. Tutto ciò di cui parla l’autore è supportato da fonti, e la sua profonda conoscenza della materia traspare dal suo modo di scrivere.
Rivelazioni stupefacenti
La storia dei filosofi analizzata dal punto di vista delle sostanze stupefacenti che assumevano ci aiuta a ricostruire queste importanti figure del panorama filosofico e culturale dell’epoca nella loro integrità, svelando i lati oscuri delle loro vite, umanizzandoli e facendoli scendere da quell’altare divino su cui li abbiamo sempre immaginati, pur senza farci dimenticare la grandezza e l’unicità che li contraddistingueva
Quello di Paolucci, insomma, è un racconto delle avventure (e disavventure) lisergiche che le più eccelse menti di tutti i tempi hanno affrontato mentre si spingevano oltre le colonne d’Ercole dell’immaginario. Con ogni mezzo e a ogni costo; compresa la repentina fuga dall’allucinazione di un’aragosta gigante.