Casa dei Festival: Veroli e Caperna accolgono quello della Psicologia

Da tappa occasionale a città ospitante l’evento: perché per il sindaco ogni primo cittadino dovrebbe sentirsi l’ultimo di essi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Poteva, il Festival della Psicologia, nella sua veste itinerante, mancare una città come Veroli, che ai festival non ha fatto dediche ma regalato rotte? Decisamente improprio, tanto fuori squadra che alla fine Germano Caperna ha spiegato che sarebbe meglio che la città che amministra non diventasse tappa estemporanea, ma spot di riferimento fisso.

Succede, in una città che ospita da anni l’omologa kermesse dedicata alla Filosofia. Succede se quella città ha un sindaco che non si gioca briscola occasionali, ma ha un progetto. Quale? La promozione degli eventi come come rete benefica di connessione. Fra intelligenze, sensibilità, persone e concetti.

Parlare di Psicologia

Tra le tante cose che stanno nei libri e le tantissime cose con cui la vita forgia le persone, una ad una. Da qualche giorno il Festival della Psicologia ha fatto tappa a Veroli e l’evento è stato occasione per il team di governo della città ernica per tracciare…, no, per ribadire una rotta.

Quattro tappe in tutto: tre convegni ed un laboratorio finale nel corso dei quali sono state affrontate tematiche che non hanno fatto il nido nell’etereo universo di “studiati” che fanno ghenga a parte. No, Veroli ha ospitato riflessioni e bilanci di professionisti che sono chiamati a guardare dentro le persone.

Persone che stanno male, persone che non vivono la giusta predisposizione alla loro esistenza. Persone che, in sintesi, hanno bisogno di aiuto. Il tetrafarmaco di eventi è stato questo. Si è data stura la mattina con “Il mondo della disabilità”. Poi, a seguire, con “Dalla teoria alla pratica della disabilità”. E ancora, nel pomeriggio: “Testimonianze nella disabilità”, con tanto di laboratorio creativo. Il tutto grazie alla testimonianza di operatori, tecnici, professionisti, persone ed addetti al lavori che hanno suddiviso l’analisi in due contesti: quello ambulatoriale e quello semi-residenziale.

I temi dell’evento

Un sistema complesso che è stato non solo enunciativo, ma che si è fatto testimonianza diretta di un certo modo di affrontare un tema ostico. Resettiamo l’enunciazione pubblicistica e concentriamoci su un dato. Quello per il quale il primo cittadino con veste di Anfitrione viene da un vissuto molto particolare. Speciale, a voler leggere in chiave antropologica. Caperna insegna in un carcere, quello di Paliano. Dove quindi i problemi connessi alla tematica analizzata presso la Galleria La Catena di Veroli si fanno polpa e sangue di potenziali devastazioni umane. Nera mercanzia intimista incentivata dal regime di detenzione e dalla presa di coscienza del male fatto ai sistemi complessi.

E’ roba forte, tanto forte che Caperna è andato (ovviamente) oltre il ruolo istituzionale di chi doveva tenere l’intervento introduttivo prima di altra incombenza istituzionale.

Si era dato cinque minuti e si è preso tempo molto più abbondante, perché quello sui cui era chiamato a parlare non era un tema, era una chiave di lettura del suo modo di concepire i rapporti fra le persone. Con queste parole: “Oltre al piacere di ospitare questa prima tappa verolana del Festival della Psicologia, vi lascio un invito”.

Non tappa, ma spot fisso

Il palazzo municipale di Veroli

Una cosa quasi scontata, ma svestita dei panni dialettici di circostanza. “Promuovere altri incontri e momenti di confronto che permettano di mettere a dialogo tante sensibilità del e sul territorio.” Lo scopo del sindaco, anche in ambito quotidiano, è sempre e palesemente stato quello di tutelare “le necessità quotidiane come traino e volano di crescita se lette a servizio della comunità”.

Caperna non conosce altro modo se non quello di interfacciarsi con il prossimo tarando lingiaggio ed attenzione in base alle singole necessità. Perciò nel suo intervento ha coniato un claim, la cui efficacia va ben oltre quelle pubblicistica.

“Non si può essere primo cittadino senza sentirsi, ogni giorno, anche ultimo cittadino”. E nel nome degli ultimi Veroli si è offerta come casa di un evento che ad essi guarda.