Castro dei Volsci, Gassman o Manfredi? Una questione di identità

A Castro dei Volsci, una petizione propone di cambiare il nome del teatro comunale da "Teatro Vittorio Gassman" a "Teatro Nino Manfredi" per onorare l'identità locale. La discussione tocca temi di appartenenza culturale e memoria, mostrando il legame tra i due attori e la comunità, i cui sentimenti sono rispettati. Da entrambi i lati.

Uno contro l’altro lo erano stati nel monumentale film C’eravamo Tanto Amati, capolavoro insuperato di Ettore Scola che traccia un affresco su 30 anni di storia italiana, affidandosi ad interpreti come Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Stefania Sandrelli e Stefano Satta Flores. Nel film i personaggi degli ex partigiani interpretati da Gassman e Manfredi litigano per contendersi Stefania Sandrelli. Chissà come se la staranno ridendo adesso, nell’Olimpo degli attori, di fronte alla polemica esplosa a Castro dei Volsci, il piccolo comune della Ciociaria nel quale Manfredi nacque nel 1921.

Una raccolta di firme è stata avviata in paese per cambiare nome al teatro comunale: da “Teatro Vittorio Gassman” a “Teatro Nino Manfredi“. Innescando un dibattito che va ben oltre l’intestazione di un edificio pubblico.

Sentimento e identità

Il Teatro Gassman

La proposta nasce da un sentimento che ha radici profonde: l’identità di un paese. I promotori dell’iniziativa non contestano il valore di Gassman, figura monumentale del teatro e del cinema italiani. Ma puntano il dito su un dato di fatto: con Castro dei Volsci non ha mai avuto legami, né personali né artistici. È come se allo stadio Maradona si mettesse il nome di Del Piero spiegano, con una metafora efficace e diretta.

Il teatro, inaugurato nel 2002, venne intitolato a Gassman in virtù di una proposta avanzata all’allora amministrazione comunale dal direttore artistico Gianni Afola che aveva l’autorizzazione della vedova del “mattatore”, Diletta D’Andrea Gassman a promuovere la nascita di teatri con il nome del marito.

E Nino Manfredi? Perché non a lui? Ninetto non venne né snobbato, né dimenticato , né scavalcato. Semplicemente: all’epoca Manfredi era ancora in vita, dettaglio non secondario che impedì una possibile dedica. Infatti, le normative italiane vietano di intitolare strade, piazze ed altri luoghi a personaggi viventi. Ma dal 2004, anno della sua scomparsa, le cose sono cambiate.

Non per revisionismo

Nino Manfredi nei panni di Ciceruacchio nel film “In Nome del Popolo Sovrano”

Non è una questione di revisionismo. Il teatro, pur portando il nome di Gassman, ha spesso celebrato Manfredi. Dalle rassegne cinematografiche a lui dedicate, alla mostra fotografica permanente che lo ritrae tra i protagonisti del teatro italiano. La figura di Nino non è mai stata dimenticata, anzi. Ora però la domanda posta dai promotori della petizione è un’altra: perché continuare a intitolare il teatro a un artista straordinario, ma estraneo al territorio, quando si può rendere onore a chi da qui è partito per diventare simbolo di un’epoca del cinema italiano?

I sostenitori del nome Gassman invece parlano di un legame ormai consolidato. Ricordano la lunga storia del teatro, costruita con fatica e passione, e sottolineano come la memoria di Manfredi sia stata comunque tenuta viva. Cambiare ora, dopo 19 anni, sarebbe – secondo loro – un atto divisivo e ingrato. Anche perché, come evidenziano, fu proprio Gassman a lanciare Manfredi nella sua compagnia teatrale, e l’amicizia tra i due attori è un pezzo prezioso della cultura italiana.

Memoria e identità

Vittorio Gassman e Paolo Panelli nella mitica scena della grande abbuffata nel film Il Conte Tacchia

Ma è qui che si gioca il punto più delicato: memoria e identità non sono la stessa cosa. Castro dei Volsci è, e sarà sempre, il paese natale di Nino Manfredi. Lo scrive all’ingresso del paese, lo ripete la sua comunità, e forse ora vuole che lo dica anche il nome del suo teatro. Non per cancellare il passato, ma per dare un volto coerente alla propria eredità culturale.

La questione, dunque, non è solo su un’insegna da cambiare. È un confronto tra affetto e riconoscenza, tra appartenenza e prestigio. E se la memoria è fatta anche di simboli, allora forse non è così assurdo che un paese scelga di mettere al centro il nome che sente davvero suo.

Alla fine, potrebbe esserci una via d’uscita condivisa. Una nuova intitolazione che unisca, magari con una formula che includa entrambi. Perché in fondo, Gassman e Manfredi erano amici. E l’arte, quella vera, non divide.