Gli italiani e la sindrome di Gucciardini: “meglio” Rocca di Meloni

Il rapporto Human Index sulla percezione istituzionale e le priorità dei cittadini realizzato da Vis Factor: il posto al posto del Paese

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Essendo noi italiani mediamente portati alla cultura di vernice ed ai personaggi della storia che di quella concezione epidermica sono totem mainstream, noi “conosciamo”, a volte solo per reviviscenza scolastica, Niccolò Machiavelli. Sappiano, o ricordiamo vagamente che aveva scritto “Il Principe” e che aveva canonizzato le capacità di quel governante autarca.

Che deve essere spregiudicato e concentrato solo sui suoi scopi, che tendono alla furba autoconservazione del potere. Poi ci scatta il buio di quando a scuola aspettavamo la campanella della ricreazione e la chiudiamo con “il fine giustifica i mezzi”, così ci facciamo bella figura al bar ma senza sforzarci troppo.

Pochi di noi invece hanno avuto tempo, modo e voglia di riflettere su un’altra grande figura rinascimentale, Francesco Guicciardini, amicone di Machiavelli peraltro, e sulla sua concezione per cui il cittadino medio dell’Italia non ancora nata è quasi etologicamente portato a cercare “El suo particulare”.

“El suo particulare”

Francesco Guicciardini

Che poi sarebbe null’altro che l’interesse personale, senza alcuna comprensione vasta dell’interesse pubblico. E con una stringente logica “da pianerottolo” in cui l’universo delle azioni doverosamente da compiere finisce esattamente dove c’è l’uscio di casa nostra.

E’ da lì che è nato il nostro sfrenato ed atavico individualismo, unito ad un settarismo mai visto in nessun altro popolo. Ed è da lì che è nata la concezione per cui mediamente l’italiano, esaurito il suo ruolo di genitore che instrada i figli, pensa a sé molto blandamente come ad un cittadino.

E quando lo fa concepisce questa sua funzione tendenzialmente in rapporto alle figure ed ai luoghi istituzionali più vicini alla sua stretta casella esistenziale, cioè ai suoi interessi diretti di singolo individuo o rappresentante di un nucleo familiare. Uns “societas” in scala minimal, più o meno.

Dalla storia alla statistica

Giordano Bruno Guerri (Foto: Paolo Gargini © Imagoeconomica)

E non ci sono solo le grandiose analisi storiografiche di Giordano Bruno Guerri a confermare questo dato. Una delle centinaia di conferme per esempio arriva dall’ultimo rapporto Human Index.

Di cosa parliamo? Di un indicatore di convergenza che “unisce e sintetizza i dati delle ricerche demoscopiche e quelli del web e social listening”. E che lo fa in ordine alle percezione istituzionale ed alle priorità dei cittadini. Quel report è stato “realizzato da Vis Factor, società leader a livello nazionale nella consulenza strategica istituzionale e aziendale, in collaborazione con l’istituto sondaggistico Emg Different.

E attenzione: si tratta di un report che è stato presentato nella sede-cornice forse più adatta a certificare i suoi esiti statistici. Vale a dire durante la XIV assemblea nazionale Anci Giovani in corso a Palermo.

Sindaci in vetta alla hit

Con quali risultati? I più “guicciardiniani” possibili. Questi, ad esempio: Con il 63,24% la figura del sindaco è quella con il gradimento più alto per gli italiani, seguita dal presidente di Regione con il 47,13% e dal ministro con il 26,38%”. Quella che segue è analisi concettuale di costume, non certo fustigazione generalizzata dei player.

Enzo Salera

Il che significa che in una ipotetica scala valoriale ciociara (e non solo) oggi conoscere il primo cittadino di Cassino Enzo Salera o il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca è molto meglio che conoscere, tanto per fare un nome di esecutivo, Giancarlo Giorgetti. Ovviamente la campionatura è del tutto geo-simbolica, ergo nessuno dei citati si senta pitturato addosso il ruolo di collettore di prebende.

Ed è un risultato molto meno scontato di quanto non sembri all’inizio, perché il potere medio ma di prossimità ha sempre affascinato gli italiani molto di più di quello apicale. Che è irraggiungibile e quindi poco utile. Solo che siamo noi a darlo per scontato oggi, dopo secoli di sedimentazione storica del nostro carattere decisamente struscione. Certo, il cambio del format con le nuove leggi elettorali, eliminando il rapporto diretto con il candidato, ha un po’ svilito questo tema.

Quando Diana faceva en plein di voti

Qualche decennio fa di fronte agli uffici dei “potenti” giusti che potevano far “scavallare” ai nostri figli la maledetta naja c’era la fila. Oggi la naja non c’è più, i candidati li scelgono i partiti e non c’è più gente come Lino Diana. Cioè uno che calamitava un numero tale di preferenze da poterci edificare una città delle dimensioni di Pontecorvo.

E ci sono altri risultati che indicano, anche se su raggio più ampio, la nostra predilezione per temi pratici ed agganciabili, quelli che di solito sono appannaggio della politica e delle forme istituzionali di cabotaggio non altissimo.

“In base al rapporto il decoro urbano (22,3%), i trasporti pubblici e la mobilità (19,11%) e la sicurezza (17,8%) sono i tre temi prioritari per i cittadini e si aspettano dai comuni soluzioni e interventi”.

Mastrangeli tieni duro

Il che poterebbe oggi ed in ipotesi di scuola, un Riccardo Mastrangeli, oggi messo un po’ alla berlina per il suo Brt a Frosinone, a tener duro, visto che alla fine quello che vuole in cittadino è esattamente quello che ha in mente lui. Solo che il cittadino, “aresponsabile”, lo vorrebbe senza patire disagi in corso d’opera.

“A seguire ambiente e rifiuti (12,10%), sviluppo del territorio (8,07%), istruzione (6,08%), sanità territoriale (6,01%), cultura e spazi aggregativi (4,30%), servizi sociali (2,22%) ed economia locale (1,98%)”.

Va notato che ci sono voci con percentuali da prefisso telefonico proprio in ordine a quelle cose sui cui lo spirito rampichino dell’italiano medio non può mettere a basto “el suo particulare”.

Le priorità “di ugola”

E ancora: “Cambia la classifica invece guardando al sentiment relativo alle priorità, ovvero alla percezione delle tematiche e alle relative aspettative di soluzioni”. In questo caso, a top tre dei temi con sentiment positivo è “così composta: cultura e spazi aggregativi (54,53%), istruzione (49,63%) e sviluppo del territorio (43,14%).

Ma dov’è che noi eccelliamo in aspettative? “La top tre invece dei temi con sentiment negativo è: sicurezza (79,91%), sanità territoriale (71,76%) e decoro urbano (70.90%).

Perché ognuno di noi loda il Quirinale, ma cerca l’ufficio dell’assessore. Quello giusto per noi prima ancora che per la comunità.

Giordano Profeta

Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica

E’ la nostra anima atavica. Quella che fece scrivere a Giordano Bruno Guerri nella sua “Antistoria degli Italiani” cose come questa su cosa diventammo celebri. “Non più per i successi militari e l’efficienza amministrativa ma per le capacità mercantili ed artistiche, lo spirito di avventura, la faziosità innata, la disonestà cronica”,

“La caratteristica di privatizzare il pubblico e pubblicizzare il privato. Una popolazione che, tesa soprattutto a violarlo, conservò un culto astratto per il Diritto e celebrò gli antichi allori militari, saziandosene con la retorica ma guardandosi bene dal volerli imitare a rischio della vita”.

“Incapaci di conservare il meglio e il peggio dei nostri antenati, ci accontentammo del medium“.