I segreti dei Fratelli: la guida per capire cosa accade in FdI

La mappa per comprendere Fratelli d'Italia. Perché non è un Partito conservatore ma di Destra. Il fenomeno Ciociaria. Che non è replicabile. Dove va Giorgia Meloni

Il titolo è di quelli che ammicca al lettore, lo attira: lascia pensare che in quelle pagine ci sia la biografia spicciola di una leader in ascesa. Non è così. Il libro Fenomeno Meloni è una guida fondamentale per capire Fratelli d’Italia: la sua nascita come atto di ribellione all’egemonia di Silvio Berlusconi, la sua crescita fino a diventare il terzo Partito in Italia. Una mappa fondamentale per districarsi tra aree e correnti. Con un capitolo dedicato alla particolarità della Ciociaria.

L’autore è Francesco Boezi, giornalista de IlGiornale.it originario di Alatri ma trapiantato a Roma. Lo ha dato alle stampe lo scorso autunno e quelle pagine continuano a far discutere.

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Giorgia Meloni
Boezi, “Fenomeno Meloni, viaggio nella Generazione Atreju”. Perché, chi non fa parte di quella generazione è fuori dal Partito o quasi?

No, affatto.  Fratelli d’Italia ha già aperto le maglie ideologiche. Altrimenti non potrebbe puntare a diventare il primo Partito della coalizione. Però il percorso è quello: Fratelli d’Italia non nasce sulla scia del liberalismo o del conservatorismo, ma per salvare una storia che altrimenti sarebbe scomparsa dalla scheda elettorale: la storia della destra italiana. E tutto questo è avvenuto nonostante il Pdl, all’epoca, avesse un appeal elettorale di un certo tipo.

Fratelli d’Italia esiste perché i ragazzi che hanno fatto parte di Azione Giovani, più qualche parlamentare di lungo corso, hanno deciso prima di sostenere Giorgia Meloni alle primarie del Pdl – quelle che non si sono mai tenute – e poi di strappare in funzione di quello che nel libro chiamo “salto nel buio”, ossia la nascita di Fratelli d’Italia.

Senza la “Generazione Atreju” non sarebbe esistita Fratelli d’Italia. Guardi Frosinone: tra i primi ad aderire vanno annoverati Paolo Pulciani, Massimo Ruspandini, Daniele Maura e così via. Sono quelli che hanno partecipato agli albori della kermesse nazionale del giovanile, che si chiama appunto Atreju. Poi nel tempo sono arrivate altre personalità. C’era un piccolo nucleo originario, e secondo me è stato giusto rimarcare questi aspetti. 

Quindi Giorgia Meloni è la continuazione della scia di An e del Movimento sociale…
Vittorio Macioce

Non proprio. Quella storia esiste: non credo che qualcuno all’interno la rinneghi, ma la leadership della Meloni ha aggiunto elementi nuovi.

Sulla politologia: ho parlato qualche sera fa con Vittorio Macioce, acutissima penna de Il Giornale. Come spesso capita, Macioce ha una lucidità rara: mi ha spiegato che le categorie del ‘900 non bastano più per interpretare i fenomeni politici odierni. Parliamo – mi ha detto – di un Partito che inizia adesso a ragionare su quello che sarà da grande. Credo sia vero.

Anche perché le domande poste dalla contemporaneità sono molto diverse da quelle di qualche anno fa: oggi la politica è chiamata a rispondere sulla robotica, sull’editing genetico, sulle biotecnologie... Anzi, credo che in qualche modo i Partiti si debbano affrettare a rintracciare una visione su questi macro-temi. In specie nel centrodestra. Altrimenti il centrosinistra si troverà tra le mani un monopolio senza averlo meritato più di tanto. 

Quindi Fratelli d’Italia non è un Partito sovranista e conservatore? 

Sovranista non nel senso dispregiativo di sicuro, sul “conservatore” ho qualche dubbio. Giorgia Meloni è attualmente il leader europeo dell’Ecr, partito dei riformisti e dei conservatori. Temo  però che il conservatorismo c’entri poco con le ragioni per cui Fdi viva un momento magico.

Facciamo un esempio territoriale, che è quello di Ceccano. Fratelli d’Italia a Ceccano esprime un senatore, un sindaco, un vicesindaco, l’assessore all’Ambiente, l’assessore all’Urbanistica e sette consiglieri. Una trionfo storico a tutti gli effetti, se si considera il terriccio elettorale in cui la comunità di Ruspandini opera. Ceccano è stata la Stalingrado ciociara. Roberto Caligiore ha vinto due elezioni comunali consecutive. Tutto questo è accaduto per conservatorismo? Non credo.

Daniele Massa in Consiglio comunale

Fratelli d’Italia a Ceccano rappresenta un movimento di rottura con la politica “stantia” – la chiamano così – del passato.

Ho letto un bell’articolo sul suo sito, che dipingeva la parabola delle giovani leve ceccanesi: Riccardo Del Brocco e Daniele Massa, certo, ma anche Federica Aceto e Ginevra Bianchini. Sono tutti frutti politici della cantera di Ruspandini. Sono anni che quella cantera va predicando rottura rispetto al passato. Crede sia un caso? (Leggi qui Una “Massa” di giovani che contano. Giovani di destra).

E Giorgia Meloni, secondo lei, viene votata in quanto conservatrice o perché portatrice sana di un messaggio nuovo e pulito, quindi di rottura? La classe dirigente che conosco io, e ne conosco parecchia, non è né liberale né conservatrice a mio parere. 

Spieghi meglio…

L’Italia è un Paese conservatore. I Partiti conservatori esistono dove la riforma protestante ha minato le basi del cattolicesimo. In Francia, dove la tradizione cattolica è meno forte della nostra ma comunque tangibile, non esiste un partito conservatore nel senso anglosassone, che è presente invece in Gran Bretagna e, in una forma atipica per via del trumpismo, negli Stati Uniti.

Massimo Ruspandini e Roberto Caligiore

Da noi le persone, in specie al Sud, portano in dote un conservatorismo intrinseco. Gli italiani, a parer mio, stanno cercando di modificare le logiche che muovono la politica, non di conservarle. Il caso del MoVimento 5 Stelle è emblematico in questo senso.

Poi, il conservatorismo può essere utile ad aggregare altre forze ed a creare riferimenti nuovi, ma non credo che fotografi quello che Fdi esprime al momento. La formula vincente mi pare quella odierna: “Patrioti”, un post ideologismo che non ha bisogno di spiegazioni e che si inserisce nelle necessità idealistiche post-novecentesche.

In ogni caso non c’è possibilità di posizionare “cappelli culturali” su Fdi: la destra italiana manifesta se stessa da sempre attraverso la dialettica interna. Tutti i tentativi di forzare la mano per individuare definizioni culturali circostanziate sono destinati a fallire. In Fdi coabitano quelli che guardano volentieri al modello di Reagan e della Thatcher e coloro che quel modello lo hanno combattuto da ragazzi, facendo parte del Fronte della Gioventù, che in buona parte era anti-atlantista e critico del neoliberismo e della globalizzazione.

La sintesi di tutto questo – che è Giorgia Meloni – è quella deputata a rintracciare confini ideologico-culturali. Noi osservatori esterni possiamo solo stare a guardare, si fidi. Quello non è un ambiente che si fa determinare da fuori. 

Quindi Ceccano come esempio per tutti gli altri?
Massimo Ruspandini giovane

La storia di Massimo Ruspandini e della sua comunità è particolare, e nel libro ho cercato di sintetizzarla. E’ la storia di una rivoluzione partita dal basso, centimetro per centimetro, militante per militante, elettore per elettore. Non è replicabile in tutti i contesti provinciali, perché ogni paese è a sé e perché Ceccano sembra una realtà particolarmente singolare.

Guardi Alatri: la vocazione democristiana è ancora dirompente. Se ci pensa bene, è quasi impossibile rintracciare un sindaco della storia di Alatri che, direttamente o meno, non abbia sposato i valori del moderatismo democristiano. A Ceccano invece circolano più facilmente le idee meno moderate, tanto a destra quanto a sinistra.

In “Fenomeno Meloni” parlo anche di questi aspetti. Ecco, Alatri è un paese conservatore e se Fdi o la Lega dovessero affermarsi alle prossime elezioni comunali sarebbe una notizia centrata sulla rottura, non sul conservare. Ma questo non vale solo per la provincia di Frosinone: in Toscana Fdi va cercando la stessa rottura col passato, così come in Emilia Romagna e così via. 

Come si muoverà Fdi per le prossime comunali?
Sindaci di fronte alla prefettura di Frosinone – Foto: © Stefano Strani

Non credo che ci sia voglia di sostenere il civismo. Penso che l’obiettivo ora sia quello di radicarsi. Ceccano può sicuramente essere un modello spendibile da imitare (anche se – come detto – è difficile immaginare una imitatio precisa). Credo che si abbia voglia di puntare tutto sul centrodestra, senza prestare il fianco ad operazioni di maquillage politico.

Mi sembra che Fdi sia convinta della bontà dell’alleanza con Forza Italia e con la Lega. E questo verrà declinato sia ad Alatri sia a Sora. Poi certo: da quelle parti, in specie dal lato Ruspandini, chiedono ii rinnovamento. 

E l’ex presidente della Provincia Antonello Iannarilli?

Sa che sono stato il vice-coordinatore comunale del Pdl quando Iannarilli diede vita alla sezione locale di Alatri e la parte “tofaniana” di An aveva qualche perplessità sull’unione locale tra i due partiti? Fu il lato meloniano del Pdl a consigliarmi quel passo. Ero, tra virgolette, in quota “gabbiana”. Poi però uno sceglie di fare altro nella vita, e credo che sia proprio la formazione di destra ad avermi imposto un distinguo netto tra la militanza politica ed il giornalismo, perché le due cose per me (come dovrebbe essere in genere) sono incompatibili.

Proprio le esperienze di sezione mi hanno insegnato che chi si mette a raccontare la realtà non può cercare di modificarla attraverso la politica, perché si crea una contraddizione in termini. Che dire su Iannarilli: sicuramente Fdi ha trovato una risorsa elettorale importante. Se non si dovesse votare per le elezioni Regionali, non escludo che possa ragionare su Alatri in maniera esclusiva. Ma immagino stia già lavorando, con il resto della coalizione, per individuare il candidato sindaco. 

Quindi nessuna guerra in corso tra ruspandiniani e iannarilliani?
Antonello Iannarilli con Giorgia Meloni

No, lo escluderei. Il tempo dei congressi di scontro – come quello in cui è stata eletta la Meloni come presidente di Ag nel 2004 – è finito. Le correnti hanno generato consenso in passato, ma adesso Fdi ha un unico leader riconosciuto e nessuno può neppure immaginare di avanzare un’ipotesi di sfida alla Meloni. Farsi le guerre sul territorio significa minare alla base l’unità che la Meloni è riuscita a costruire, ricompattando tante ferite interne. E nessuno può avere interesse a rompere un meccanismo che ha iniziato a funzionare così bene.

Giorgia Meloni è la sintesi di un mondo complesso, antico ma in evoluzione”. Gli scontri non sono ammessi. Il tema mi pare quello di provare a cambiare l’Italia, non di combattere per gli orticelli. In Fdi lo ripetono a mo’ di mantra. Penso che valga per l’intero centrodestra. 

Però a Terracina il centrodestra se l’è date di santa ragione…

Sì e Nicola Procaccini, sempre “generazione Atreju” nonché ex spin doctor della Meloni, ha vinto, con la conferma della Tintari. Quello – come sa – è un altro territorio rispetto al frusinate. Perdere a Latina e provincia, nonostante sia accaduto anche nel recente passato, è davvero difficile per il centrodestra. E così credo che le beghe all’interno della stessa coalizione diventino un momento di dialettica politica che altrimenti mancherebbe per via del monocolore che ha spesso contraddistinto certe realtà comunali.

A Frosinone tocca badare al centrosinistra, che si sta rinnovando e che tradizionalmente è molto forte.  E attenzione anche ad Alatri: se Luca Fantini riesce ad allargare la coalizione, il centrodestra rischia di perdere ancora. E il segretario Fantini potrebbe aspettare il ballottaggio per allungare la mano in direzione della coalizione civica di Tarquini ecc..

Non credo, a quel punto, che la coalizione di mezzo, cioè quella civica, sosterrebbe il candidato della coalizione di centrodestra, che ha dunque il primo turno come momento per affermarsi. Altrimenti credo che diventerà difficile. 

Un candidato sindaco per Alaltri?
Il municipio di Alatri

Guardi, credo se ne occupi la coalizione. Posso esprimere un auspicio da cittadino, non da giornalista. Quando io ero presidente di Azione Giovani Alatri (Boezi è stato anche delegato nazionale per la nascita del Pdl e presidente provinciale di Gioventù Nazionale, oltre che dirigente regionale della Giovane Italia, per poi abbandonare tutto e darsi al giornalismo, ndr), il presidente della sezione locale di An era l’avvocato Remo Costantini, che è un innamorato cronico di Alatri, delle sue mura e della sua storia.

Era un caro amico di mio nonno, ma questa è una preferenza personale che non ha valore politico. Non so neppure se sia disponibile alla candidatura dopo l’esperienza come assessore alla Cultura ed assessore al Bilancio. Credo però che Alatri abbia bisogno, data la situazione che è davvero spiacevole per via del collasso economico e del deserto dei tartari in cui vivono gli alatresi, di una persona innamorata di Alatri come Remo. 

Ultima domanda: perché ha deciso di scrivere “Fenomeno Meloni”?

Beh, conoscevo la storia, anzi le storie, di cui il giornalismo nazionale dibatteva da qualche mese per via dei sondaggi: sarebbe stato poco furbo non approfittarne. E poi credo che quel libro sia utile anche a tanti colleghi: la classe dirigente di Fratelli d’Italia è una delle poche a poter contare su un immaginario collettivo.

E’ – a parer mio – la classe dirigente che meglio si presta alla narrazione giornalistica. Nei Partiti cosiddetti “populisti” è successo questo: la classe dirigente si è formata palesandosi dopo il boom elettorale. In Fratelli d’Italia è successo l’opposto: un piccolo manipolo ha resistito ai flussi della corrente, continuando ad essere classe dirigente nonostante le percentuali iniziali da prefisso telefonico. Non è corretto leggere la parabola di Fdi alla stregua delle altre.

Giorgia Meloni Foto © Paolo Lo Debole / Imagoeconomica

La Meloni ha salvato la destra italiana rinunciando alla ricandidatura sicura che le sarebbe toccata da ex ministro nel Pdl. C’è chi l’ha seguita e chi no. “Fenomeno Meloni” racconta le vicende di chi ci ha creduto dall’inizio. Io ho recuperato le storie di queste persone, cercando di disegnare una mappa complessiva del fenomeno.

Si tratta di una fotografia senza pretesa di esaustività. Una fotografia che ai lettori sta piacendo, che poi è l’unica cosa che conta per chi sceglie di narrare le vicende altrui. 

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