
Oggi a Cassino, Veronica Nicoletti ha presentato la sua tesi di laurea con un avatar costruito attraverso l’IA, segnando un momento storico in Italia. L’evento rappresenta un cambiamento di paradigma nell’educazione, evidenziando l'importanza di educare all’IA. È come una bici elettrica: ti fa andare più lontano, ma sei tu a pedalare. E soprattutto a scegliere la direzione.
Sarebbe piaciuto da Isaac Asimov, con la sua Quadrilogia dei Robot diventata una pietra miliare nel mondo della fantascienza. Con uno dei personaggi chiave R. Daneel Olivaw capace di attraversare le epoche ed unire quelle storie mozzafiato con le altrettanto entusiasmanti della Quadrilogia della Fondazione. Ad Asimov sarebbe piaciuto tanto stare oggi a Cassino ed ascoltare Veronica: il primo avatar a laurearsi in Italia. Con 110 e lode.
È successo questa mattina nell’Aula Magna dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale. Veronica Nicoletti (26 anni) di Arpino ha fatto discutere la sua tesi di laurea in Scienze Pedagogiche ad un avatar costruito a sua immagine e somiglianza, addestrato grazie all’Intelligenza Artificiale. È la prima volta che succede in Italia. Un momento storico. Ma non solo per la tecnologia impiegata. Piuttosto, per tutto ciò che implica.
Non è la fine dell’umanità. È un nuovo inizio

Il titolo della tesi è una dichiarazione d’intenti: “Educare all’Intelligenza Artificiale, educare l’Intelligenza Artificiale: mitigazione dei Bias”. L’avatar di Veronica non si è limitato a leggere il testo. Ha presentato, argomentato, risposto in tempo reale alle domande della commissione. Veronica, in carne e ossa, ha assistito. Poi ha dialogato con i professori, parlando non solo del contenuto, ma anche dell’esperienza.
Siamo di fronte a un punto di svolta. Un cambio di paradigma.
Il primo riflesso, per molti, è il timore. E adesso che ci mettiamo a creare avatar per fare gli esami? Cosa resterà del merito, dello studio, del contatto umano? Ma è lo stesso tipo di panico che scoppiò con l’arrivo delle calcolatrici tascabili negli anni ‘70: renderanno stupidi gli studenti!. Invece hanno fatto altro. Ci hanno obbligati a evolvere. Hanno liberato energie mentali dall’automatismo dei calcoli, per dedicarle a concetti più profondi: modelli, relazioni, logica.
L’Intelligenza Artificiale non ci sostituisce. Ci costringe a cambiare. A pensare in modo diverso.
L’avatar non ha emozioni ma valori umani

L’avatar di Veronica è un prodotto sofisticato: frutto di mesi di lavoro con i professori Simone Di Gennaro, Alfredo Di Tore e Monia Di Domenico. Non è stato “premuto un tasto”. È stato costruito, educato, istruito. Ha ricevuto in input il piano di studi di Veronica, il suo modo di argomentare, perfino i tratti caratteriali e l’aspetto fisico. Ma la scintilla – la volontà, la riflessione critica, l’intenzionalità – è umana. È sua. Questo ci porta dritti al nodo morale della questione: chi controlla chi?
Veronica lo dice chiaramente: “Abbiamo educato l’avatar“. Ecco il punto. L’IA non è autonoma. Non ancora, almeno. Agisce su indicazione umana. Ecco perché l’educazione diventa cruciale: dobbiamo formare le persone a capirla, usarla, guidarla. Altrimenti rischiamo l’effetto opposto: quello della delega cieca, della dipendenza passiva. Diventare succubi di ciò che non si comprende.
Educare l’IA. E noi a viverci accanto

L’idea che ogni studente possa avere un avatar personale che lo aiuti ad apprendere – come sogna Veronica – è potente. Non è una scorciatoia. È un’opportunità. Un compagno di studi che conosce i punti deboli e i punti forti, che suggerisce percorsi personalizzati, che dialoga senza giudizio. Ma serve una scuola, e una società, che ne capisca il potenziale senza farsi travolgere. Serve dire ai ragazzi: l’IA è uno strumento, non un fine. È come una bici elettrica: ti fa andare più lontano, ma sei tu a pedalare. E soprattutto a scegliere la direzione.
Quello che è successo oggi a Cassino non è solo un esperimento tecnologico. È una dichiarazione: l’Intelligenza Artificiale può entrare nelle università, nelle scuole, nella società – ma solo se la mettiamo in mano a persone consapevoli, critiche, formate.
Non si tratta di temere l’IA. Si tratta di conoscerla, e farla nostra. Come abbiamo fatto con la stampa, con l’elettricità, con internet. Ogni rivoluzione ha spaventato qualcuno. Ma ogni rivoluzione ha anche aperto una porta. Veronica Nicoletti, con il suo avatar, oggi ha varcato quella soglia.
E ci ha invitati a seguirla.