Il “Mea Culpa” di Cortina a Veroli: per riflettere, e per agire

Tappa ernica per il giornalista-scrittore di Teleuniverso che "battezza" la rassegna autunnale Verolibri con il suo romanzo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Verolibri è una copertina di rango per ogni iniziativa editoriale e Fabio Cortina non si è fatto scappare l’occasione. Presentare (in seconda battuta e prima della tappa anagnina del tour) il suo primo romanzo nella cittadina ernica è stato un atto quasi dovuto. E non solo perché Cortina, cepranese doc, è da tempo cittadino di Veroli, ma perché la cittadinanza di Veroli ce l’hanno in particolare tutte le cose che attengono alla cultura.

Cultura intesa come ponte, mai come muro, la stessa cultura militante e quasi monitrice che promana da “Mea Culpa, infiltrazioni letali”, il romanzo che il giornalista di Teleuniverso ha partorito. Dopo Veroli è stata la volta di Anagni, a Palazzo Bacchetti e con la moderazione dell’assessore al ramo Carlo Marino.

L’impegno ed il cesello

Fabio Cortina

Un’opera partorita dopo un lavoro di ideazione, cesello e stesura finale durato anni. Anni di impegno, di studio e di messa a regime tra quel che la storia deve raccontare e quel che il linguaggio deve fare alla storia, cioè veicolarla verso il lettore nella maniera più accattivante e proficua possibile. Ed il romanzo sul giornalista de Il Messaggero Riccardo Cervoni (personaggio di fantasia come tutti gli altri del racconto) che incappa nel memoriale del vecchio camorrista Francesco Vitale e precipita in una spirale di segreti e violenza ha fatto centro.

La trama è avvincente e non perde mai ritmo, ed il loghi scelti dall’autore per il teatro della azioni dei protagonisti sono quelli della provincia di Frosinone. Comuni come Arce, Pontecorvo, Boville, Terelle, Villa Santa Lucia, San Vittore del Lazio, Cervaro ed ovviamente Cassino fanno da sfondo a trame truculente. Intrecci violenti che sembrano mutuati paro paro dalla peggiore storia dell’hinteland aversano, del Litorale Domitio o dell’area a nord-est di Napoli.

La camorra, “invasiva” o subdola

L’autore con il vicesindaco Francesca Cerquozzi

Vitale è un “malommo” aversano, ed il tema della camorra, sottilmente pervasiva o trucemente invasiva, è stato spunto cardinale della serata verolana. Serata che si è aperta con la proiezione del book-trailer sull’opera e con l’intervento del vicesindaco ed assessore alla Cultura di Piazza Mazzoli Francesca Cerquozzi.

Che si è detta “doppiamente felice” per scelta e risultato editoriale raggiunto da Cortina. “Con Fabio apriamo la rassegna Verolibri e lo facciamo con la prima novità, perché stavolta è rassegna autunnale.

“Oltre ad essere un bravo professionista Fabio è una persona che cerca sempre di spingersi oltre ed esplorare ambiti nuovi. A lui, che è per inciso anche un mio caro amico, un grande in bocca al lupo”.

Lo scrittore e giornalista ha spiegato che lui, a partorire quell’opera, ci è arrivato dopo un lungo percorso di elaborazione. Un viaggio nel quale “ho voluto snodare il racconto in luoghi nei quali il lettore possa riconoscersi, soprattutto perché a me piace proporre quello che io per primo conosco.

Il book-trailer e Paliano

Fabio Cortina con Giampiero Casoni

Nel prendere la parola il sindaco Germano Caperna ha colto l’usta di un preciso frame apparso nel book-trailer: quello che inquadrava in primo piano l’istituto di detenzione di Paliano. Che è un carcere “speciale” per ex associati malavitosi entrati in regime di collaborazione.

E nel quale Caperna insegna da cinque anni, anni in cui è entrato in contatto con un caleidoscopio di situazioni che, suo malgrado, lo hanno reso edotto sull’universo cupo romanzato da Cortina.

Caperna e il suo, di libro

Il sindaco Germano Caperna

Proprio in forza di questa “esperienza” Caperna ha ricordato che la camorra è pervasiva su ogni piano, sociale e geografico. E che la soglia di attenzione per fare argine ad essa non è solo una mission politica, ma sociale. A chiosa del suo intervento una vera chicca: Caperna è intenzionato anch’egli a scrivere un libro, che pare verta proprio su temi legati al suo lavoro di docente in un istituto di pena.

Perché la camorra non resti solo un soggetto letterario, ma un male da estirpare, anche attraverso la proposizione di quello che ha già fatto e può fare ancora alla società civile. E perché – come ha detto Cortina – un libro può essere anche un’arma. A servizio del bene che fa, non del bene che parla.