Stiamo perdendo non pezzi di esercizio di Fede, ma pezzi di amore, di servizio, di testimonianza, e siamo soli col piatto pieno. Cosa significa la partenza dei Passionisti da Itri
I padri passionisti, dopo 40 anni, lasciamo il santuario della Madonna della Civita nella diocesi di Gaeta. Sono cose della vita e della storia, ma la storia insegna. Crisi delle vocazioni? Una religiosità che si allenta: segna il tempo presente e lo fa “tempo solo”.
È la crudeltà dei numeri a decidere. Non è la sensibilità di un Papa o di un Arcivescovo che ritengono più adatto un ordine di predicatori anziché un altro, per pascolare il gregge delle anime che raggiungono quell’eremo, realizzato su un monte ma nel mezzo d’una via di passaggio: affinché la pena dei viandanti potesse trovare ristoro in quella pace messa scientemente sul loro cammino tra le province di Frosinone e Latina.
I numeri che impongono ai Passionisti di andare via sono quelli della loro Comunità, ridotta ai minimi termini; sono quelli delle loro età, salite al punto che ora sono loro ad avere bisogno di chi li accudisca. Troppo impegno, troppo vasto quel santuario. I passionisti dopo 40 anni lo lasciano ma continueranno a lavorare apostolicamente nella arcidiocesi di Gaeta nel convento cittadino di Itri, nella predicazione, nelle parrocchie e nei vari servizi pastorali.
Pezzi d’amore che vanno via
Ho vissuto con sofferenza, da laico, la fine del monastero delle clarisse nella mia Sezze. Loro sono andate via, per un poco a Latina, poi del tutto. Avevano testimoniato fede, inventato i dolci più buoni del mondo: le pastarelle di visciole e di mandorle. Insomma ci insegnarono, nella grandezza di Dio, la dolcezza del palato in quel mondo unico che è il “non possiamo non dirci cristiani” di Benedetto Croce.
Avevano riempito una comunità di attenzioni restando loro chiuse a meditare. Stiamo perdendo non pezzi di esercizio di Fede, ma pezzi di amore, di servizio, di testimonianza. Siamo sempre con meno persone che si dedicano all’altro e al cielo sempre più soli con il piatto pieno.
Non ho mai capito la scelta di chi si vota a Dio, sono laico e anticlericale e ho odio per chi attraverso Dio si fa Cesare .
Ma ammiro chi, nella sua sfera, si vota all’anima sua, per dialogare con l’anima di tutti. Da Sezze non si sono trasferite delle suore, non fu un trasloco, dalla Madonna della Civita non vanno via dei padri.
Ma prendono il treno uomini e donne che non avranno biglietto di ritorno e siamo più soli e sappiamo meno chi siamo.