L‘arte di Kerozen, il pittore che si rifugiò a Collecarino (CulturE)

Foto: copyright Gianna Reale, tutti i diritti riservati all'autrice
Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

L’Antico Palazzo dei Macioce mostra il suo profilo nel cuore del quartiere Colle. Si affaccia nel vicolo Santa  Croce di Arpino. Profumo di storia e di cultura, oggi proprietà della francese Dominique Legros. Si apre alla visita del pubblico per far ammirare le opere dell’artista francese  Kerozen.

Negli Anni 70 frequenta il Liceo Artistico sperimentale di Sèvres. Poi  formazione di grafico alla scuola Corvisart di Parigi. Nel ’87 la prima mostra a  Milano e da quel momento il suo curriculum  diventa un intreccio di mostre in ogni dove.

Tre anni di astinenza, di silenzio, ritirato nel suo eremo del  borgo arpinate di  Collecarino che ha scelto come dimora. In realtà si stava  interrogando per capire quello che vibrava nel suo interno. Chiuso a riflettere è nata la sua nuova produzione. A luglio esporrà alla villa comunale di  Frosinone, nella Rassegna di Arte Visiva Moderna e Contemporanea.

Ora ha rotto il ghiaccio. Lo ha fatto a Palazzo dei Macioce con un vernissage. Con numerosi artisti per l’inaugurazione, tra cui  il casalese Mario Palma, ma anche la pittrice sarda Raffaella Manca, il critico Marcello Carlino, l’artista Mariangela Calabrese. Non potevano mancare i fotografi  Piero Albery, Valentino  Gabriele, Gianna  Reale. L’ evento, diffuso con un passaparola,  è stato un successo.

Una piacevole scoperta ad Arpino si parla in francese, un incontro linguistico di due popoli, così si passava da un grazie ad un merci. Non a caso lo stesso catalogo della mostra è un intreccio tra critici francesi e italiani. Ogni opera esposta meriterebbe un racconto. ‘Le Quattro Stagioni‘: la Primavera nasce dopo gli attentati, bisognava dedicarsi alla bellezza; l’Estate narra la calma  furia di questo pianeta che brucia; poi l’Autunno, la raccolta delle olive, l’occupazione principale dell’ artista, che a  Collecarino vive circondato da tanta campagna; l’Inverno è dedicato al dramma dei migranti, ispirato ai danzatori nudi di Dubois.

Ma  Kerozen  è anche l’ artista dei sognatori. In un periodo triste, la malattia della mamma, dipingeva ad occhi chiusi. I personaggi gli sono venuti incontro.

Dietro le quinte, sono entrata in questo vernissage ”esclusivo” di rottura del ghiaccio, perché  l’ anno scorso durante il gonfalone la fotografa Gianna Reale mi aveva parlato di un gruppo di artisti ”stranieri ”che hanno scelto di vivere nel borgo di  Collecarino. Sono andata alla ricerca. Kerozen mi ha aperto la sua residenza con estrema gentilezza, ogni particolare è curato nei minimi dettagli, anche il bagno è una galleria artistica, dove diventa naturale discutere d’ arte.

Circondato da enormi tele, nel suo studio con la sue Gioconde rielaborate, l’arte si sprigiona in ogni dove. Incroci pennelli e colori  come arredamento. Ordinato, un artista ordinato, che conserva ogni frammento della sua intensa attività. Un salutista, l’ unica traccia di sigaretta è stata la mia.

Dal primo incontro è scattata la stima, un regalo emozionante, un ombrello d’ artista. Kerozen  è molto conosciuto  e stimato ad Arpino, ogni tanto parte per la sua Francia, ma poi ritorna nel suo borgo, nella pace e nel silenzio costruisce i suoi soggetti, a volte anche gli amici con i loro volti entrano nella sua produzione. Basta tuffarsi nei suoi quadri, per scoprirsi al loro interno. Perché in quei tratti, alla fine, scopriamo che c’è molto di noi.

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