La gioia di essere popolo assieme al suo popolo: gioia di Spreafico

“Grazie a tutti quelli che si sono impegnati e hanno tenuto vivo fino ad oggi questo modo di essere Chiesa, un ‘noi’ di persone”

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Il concetto chiave è quello dello stare assieme, ed è stato un concetto che Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Ferentino-Veroli e di Alatri-Anagni, ha voluto ribadire in sede di omelia. Non un’omelia qualunque, ma quella con cui, nell’abazia di Casamari, fedeli e clero diocesano hanno celebrato il suo mezzo secolo di sacerdozio. A quell’appuntamento Spreafico si è arrivato con due direttrici emotive: la piena consapevolezza della solennità di quel che accadeva e la gioia semplice si sapere che quello che stava accadendo era un fatto corale.

Non un limes raggiunto dalla sua vocazione, ma l’incipit di un rinnovato rapporto con i suoi fedeli. Rapporto orizzontale, per il quale il presule ha spiegato come sia “bello” e come dia “gioia che i fratelli siano insieme”. E’ un Salmo, quello con cui Spreafico ha esordio, ma è anche una chiave di lettura di 50 anni spesi per gli altri e con gli altri.

“Bello essere con voi”

L’abbazia di Casamari (Foto © Ciociaria Turismo)

“Sì, è bello per me essere qui con voi a rendere grazie al Signore per i cinquant’anni dalla mia ordinazione sacerdotale”. (…) “Saluto voi, cari sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, e tutti voi, sorelle e fratelli, parte preziosa del popolo di Dio delle Diocesi che il papa mi ha affidato”. Il senso è quello di una Chiesa miltante ed edificata assieme, pezzo per pezzo, ciascuno con il suo contributo in questa “edilizia etica” che dura dal 1975.

“Mi sento davvero parte di questo popolo di donne e uomini che nella loro vita e nei loro diversi impegni nelle nostre comunità e associazioni laicali desiderano costruire un mondo in cui si possa vivere insieme, con gli altri e per gli altri.

E con quale ‘malta’? “Con la preghiera, l’amicizia, la cura, soprattutto dei poveri e dei fragili, ma anche degli anziani e dei giovani. Ho visto seminare in questi anni tanto bene, tanto amore, tanta gratuità nel servizio. Anche nei momenti difficili come gli anni del Covid o in questo tempo, in cui crescono le difficoltà nella vita quotidiana e anche la solitudine”.

Il cemento dell’aiuto al prossimo

Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

La gratuità delle azioni umane è quella cosa che chiama per prima e senza remore la gratitudine verso chi l’ha applicata. “Vi ringrazio di cuore. Ringrazio il prefetto e le autorità civili e militari, che sono qui, con cui abbiamo sempre cercato di contribuire insieme al bene di tutti. Come Chiesa non ci siamo mai tirati indietro nel contribuire alla crescita umana e sociale di questa terra, benedetta da Dio per le sue bellezze, ma anche tanto deturpata”.

E qui è emerso lo Spreafico verista, il pastore che guarda il mondo nelle sue imperfezioni e che non ha paura di calarsi nella loro enunciazione. (Deturpata) “dall’affarismo e dagli opportunismi, a volte senza visione e con un pensiero corto. Premettetemi infine di salutare alcuni amici della Comunità di Sant’Egidio di Roma, che fin da diacono e poi da sacerdote mi ha aiutato a vivere la Parola di Dio a partire dalle periferie della città. Grazie di essere qui”.

Tutto può cambiare

Foto Geralt / Pixabay

E ancora: “La Parola di Dio ci risveglia a una speranza vera, umana, gioiosa, vivibile. Se ascolti il Signore che ti parla, tutto può cambiare, perché è anzitutto Dio che ti cambia, ti rinnova, ti offre una nuova strada su cui camminare. Ed è la strada “del bene, della giustizia, della pace, della cura degli altri”, di cui il mondo ha estremamente bisogno in questo tempo”.

Già, la cura degli altri e la definizione massima di quel che gli “altri” sono. Ed in un tempo di “guerre, di troppo odio, rivalità, di io che camminano senza gli altri, con la testa bassa, oppure pronti a giudicare e a condannare, tanto per sentirsi migliori”.

I “migliori” ed i “peggiori”

Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica

Non sentirsi migliori nello scrutare i peggiori e migliorare migliorando loro, questo è quello che Spreafico ha imparato ed insegnato. “Così, in quel gesto di scrivere per terra ci sono i nomi di quando ci allontaniamo dal Signore, perché solo il perdono di Dio farà scrivere quei nomi nel cielo per vivere sempre con lui. Il Signore non è venuto infatti per condannare, ma perché tutti, ascoltando la sua parola, possano vivere la gioia del Vangelo, la bellezza di una fraternità che rende popolo e ci fa vivere nel bene, nell’amore per tutti, soprattutto per i poveri e gli ultimi”.

Nessuno che voglia aspirare al bene scrive il suo nome nella polverosa terra, preda del vento che spazza via ogni velleità di gloria. Bisogna scrivere le proprie azioni in un cielo il più affollato possibile di azioni simili alle nostre. Azioni corali. E la chiave è proprio quella: la coralità degli intenti veri.

“Popolo assieme a voi…”

Papa Francesco (Foto: Andrea Giannetti / Imagoeconomica)

“Ho gustato la gioia di essere popolo con voi in tutti questi anni, soprattutto da quando abbiamo accolto l’invito di papa Francesco all’assemblea della Chiesa italiana a Firenze nel 2015, che ha chiesto di riflettere sulla Evangelii gaudium. Da allora lo abbiamo fatto senza interruzione, aprendo le porta delle nostre comunità a tutti, offrendo a molti, anche a chi non frequentava abitualmente la Chiesa, la possibilità di ascoltarsi, riflettere insieme, condividere il proprio tempo con chi aveva bisogno.

Ed a chiosa: “Grazie a tutti quelli che si sono impegnati e hanno tenuto vivo fino ad oggi questo modo di essere Chiesa, un ‘noi’ di persone che, nella ricchezza della loro differenza, camminano insieme e si aiutano”.

Un “noi” che è la somma più bella, difficile e gloriosa dell’aspirazione a fare del bene. E di ciò che alla fine meglio significa quell’afflato: la Chiesa di un Cristo che in terra non è arrivato per gloria effimera dei figli fortunati, ma per le miserie dei suoi fratelli che urlano.