
Presso l’Aula Magna alle ore 11:00 lo scrittore presenterà il suo libro come atto d'esordio del Festival della Filosofia
Di Luigi Manconi che tra qualche giorno sarà a Veroli sono note molte cose, cose plurime che attengono il suo variegato percorso esistenziale, ma il cardine è uno solo. Quello con cui lo scrittore ed ex senatore ha sempre messo in punta di orizzonte i deboli e quel che va fatto per proteggerli dai soprusi. Certo, c’è l’aneddotica; e quella disegna sul personaggio le screziature pop di uno che ha vissuto cento storie di un’Italia camaleontica.
Come quando, da critico musicale, piallò “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè. Oggi tutti lo chiamano Faber – a metà strada tra invocazione ed evocazione totemica – ma Manconi fu il primo (e forse il solo) a dire una cosa che pure dovrebbe parere ovvia.
Quello che “piallò” Faber

Che De Andrè fu un poeta “ancien” prestato alla musica moderna, e che le costrizioni ideologiche a cui quella musica spesso veniva assoggettata svilivano sia il cantore di liriche tradizionali che la novità dirompente di una politica che dal basso voleva rompere gli schemi.
Per Manconi-Simone Dessì (il suo nom de plume) quelle due cose facevano a cazzotti. In particolare le liriche, visto che come musicista “Faber” non fu mai una cima (chiedere alla Pfm, please).
O come quando, unico in Italia – a fare la tara ad un appello tv di Maurizio Costanzo – si battè per far ottenere il Vitalizio Bacchelli (anche) a Dario Bellezza. Cioè all’archetipo di tutti quei poeti e letterati che malgrado la loro grandezza, nello stomaco avevano solo gli acidi della loro inedia e le sferzate di coda di una società di lucci alteri e crassi. C’è qualcosa di cardinale anche in questo: Luigi Manconi vede benissimo la sofferenza, la vede anche se è cieco per un male progressivo.
L’appuntamento ernico
Forse perché qualcosa lo ha salvato dalla cecità assoluta, qualcosa di suo, di intimo ed ecumenico al contempo.
Perciò ha scritto un (altro) libro che si intitola “La scomparsa dei colori”. E che presenterà in un posto dove il bello è visibile non solo agli occhi, ma udibile dagli animi con gli “occhiali” giusti: a Veroli, mercoledì 29 Gennaio. La serata assieme al professor Manconi sarà occasione doppia: non solo per dialogare con un autore gigantesco.
Uno che ha ricreato la mistica delle “lacrime protettive” evocando il racconto di Michele Strogoff, il corriere dello zar accecato dai tartari ma mai completamente orbo grazie a quella salinità salvifica e morale. Mentre gli passavano il Dao arroventato sugli occhi il russo creato da Jules Verne piangeva, e le lacrime impedirono la terribile compiutezza della mssion. A quel punto l’ufficiale si finse cieco e fece di quella falsa convinzione un’arma.
No, l’evento di mercoledì sarà anche l’occasione per inaugurare il format invernale del Festival della Filosofia. Di un appuntamento cioè che, ideato e voluto dall’attuale vicesindaca Francesca Cerquozzi, ha trovato continuità e realizzazione compiuta con l’attuale sindaco, Germano Caperna.
Il sottile legame

C’è un filo sottile che unisce il primo cittadino e Manconi, a volerlo intuire. Ed è quello dell’orizzonte sugli ultimi. Caperna insegna in un carcere di massima sicurezza e lo fa a detenuti pentiti dei loro reati associativi. Non è gente facile e non è facile abbattere i preconcetti, con essa. Manconi ha fatto delle battaglie proprio per quegli ultimi il suo leit-motiv esistenziale. La colpa è sempre loro, delle lacrime, di quella patina umida e salina che ci protegge dalle brutture del mondo e ci tiene inalterata la vista. E che ci spinge ad agire.
Anche quando siamo ciechi o per ciechi ci danno. “La scomparsa dei colori” verrà presentato in forma di dialogo con Fabrizio Vona, direttore artistico del Festival della Filosofia. Come spiega una nota stampa infatti, “la mattinata, sarà un’anteprima del Festival e, nel corso della stessa verrà anticipato il tema che farà da filo conduttore alla prossima edizione”.
E ancora: “Un focus, quello proposto nel romanzo del Professor Manconi, mosso da un’esperienza personale e che apre contestualmente il campo di analisi sulla cecità e sul suo peso antropologico e sociale”.
Il dialogo con Fabrizio Vona

Luigi Manconi è stato, tra le tante cose, anche docente di Sociologia dei fenomeni politici e presidente della Commissione per i diritti umani del Senato. “E’ stato parlamentare per tre legislature e sottosegretario alla Giustizia. Si occupa da sempre di giustizia e garantismo, libertà individuali, autonomia della persona e ‘questioni di vita e di morte’”.
La nota stampa spiega che “nel corso dell’iniziativa è prevista la partecipazione degli studenti dell’I.I.S. Sulpicio e dell’Istituto San Bernardo, una connessione diretta con la compagine studentesca del nostro Comune”. E a chiosa: “Proprio nel coinvolgimento attivo e partecipe degli studenti, si inserisce la novità più importante già introdotta lo scorso anno nella rassegna filosofica di Veroli e che troverà ancora maggiore spazio nell’appuntamento del 2025”.

Esordendo con Manconi, quello che mise il corriere dello zar nella sua personale hit di eroi, per combattere contro tutti gli Ogareff del mondo con una benda a coprire occhi lacrimanti che ci vedono benissimo. Per fortuna. Perché alla parola “libro” basta aggiungere la vocale giusta per ottenere quello a cui un libro serve.