Una Giornata di Ringraziamento con Enzo Salera e l'abate Fallica. Per andare avanti con "tigna" e fare argine alle nuove dipendenze
Don Antonio Mazzi ha 95 anni. Non sono pochi, a considerare non tanto l’anagrafe in sé, quando piuttosto tutto quello che si sta compresso dentro, a quegli anni. Tigna ed amore, rigore e comprensione, studio e pratica, esperienza e guizzo. E tanta altra di quella roba che perfino Don Mazzi, che è un gigante, pare troppo piccolo per contenerla tutta. Eppure il segreto sta tutto là, non in quanto vivi ma in quanta vita metti nel tuo vivere.
Vita a servizio degli altri, anche quelli che, non pochi, 34 anni fa si fecero prendere la scalmane alla notizia che sotto l’abazia di Montecassino sarebbe arrivata una sede di Exodus. Che nella vulgata è sinonimo di tossicodipendenti (“tossici”, li chiamano così quelli che ne sanno di recinti), ma nella lingua del cuore significa aiuto.
Cassino divisa, l’intervento di D’Onorio
Sì sì, Exodus in realtà richiama il concetto di Viaggio ma in viaggio nessuno ci si mette, senza la bussola dell’altro. Tutta questione di strade da fare assieme e mai da soli, perché da solo l’uomo non è mai andato da nessuna parte. E il segreto della vita oltre la sopravvivenza è saper cheidere aiuto. All’epoca Luigi Maccaro era uno scout di 20 anni, cioè la cosa più vicina al concetto tondo di buon lavoro genitoriale che la categoria occidentale media consente e contiene. Poi però accadde qualcosa: che Maccaro si ammalò dell’umanità che già conteneva ed alla quale era stato “addestrato” e scoprì un altro modo di aiutare.
Uno ancora migliore. “Il 28 ottobre di 34 anni fa iniziavano ufficialmente le attività di Exodus a Cassino. Avevo 20 anni e con gli scout venivamo in Cascina per dare una mano, pulire, animare la Messa, renderci utili”. Già, rendersi utili, è bellissimo. Ma come fai a sentirti utile con chi è schiavo della sola utilità che mette fine al dolore di vivere, quella dell’oblio con cose terze?
Arrivano gli scout, e qualcuno resta
Come glielo spieghi, all’altro te, che quello che stai facendo è uno sconfinato campo di sconfitte dove la vittoria fa capolino rarissimo, come un uccellino blu in un cielo ardesia? E soprattutto, come ce la metti una sede di Exodus a Cassino con mezza Cassino che mugugna sull’arrivo di guai ed appestati? Semplice: con la tigna di Don Mazzi, l’amore di Maccaro e di un’altra banda di matti. E con un abate capace di schierarsi.
“La città era divisa in due, molti erano fortemente contrari alla comunità. Una lettera dell’Abate Bernardo mise fine alle polemiche e l’avventura cominciò”. La Carovana partì, in tutti i sensi, e partì da via San Domenico Vertelle, la Cascina di Luigi, che è stata casa scomoda ma necessaria per molti ed ultima speranza per altri. Lo spiega Maccaro, a margine di una Giornata di Ringraziamento e Nuovi Inizi. Quella con cui la comunità ha voluto festeggiare i suoi quasi sette lustri di vita, vita vera e forte.
Il Don: “Non curare, ma arrivare prima”
“In questi anni ce ne siamo inventati di cose, direi di tutti i colori. Perché don Antonio sin dall’inizio ripeteva: ‘Exodus non è nata per curare i tossicodipendenti. Noi vogliamo arrivare prima che sia troppo tardi’. Facendo prevenzione, con le scuole, con le famiglie, nei luoghi del tempo libero”. Qualche volta troppo tardi ci siamo arrivati tutti, qualche volta si è arrivati in tempo per recuperare dal fondo ed altre, rarissime ma splendide volte si è arrivati in tempo per scongiurare che al fondo ci si arrivasse.
Sono state tutte utili. “La Giornata del Ringraziamento ha rappresentato un’occasione speciale di condivisione, riflessione e impegno per il futuro. A inaugurare le celebrazioni è stato il taglio del nastro del nuovo salone, l’ex falegnameria della comunità. Ora completamente ristrutturato per ospitare un centro diurno dedicato agli adolescenti in difficoltà”.
L’argine al disagio
Ed in qualità di storico responsabile della Fondazione Exodus Maccaro ha ricordato il percorso e i valori che hanno accompagnato Exodus fin dai suoi esordi. Così: “E così, da oltre tre decenni, cerchiamo di fare argine contro gli effetti più gravi del disagio adolescenziale: dipendenze, isolamento, fragilità psicologica. Oggi abbiamo inaugurato un nuovo locale che ospiterà proprio un centro diurno per adolescenti. In questi anni abbiamo lavorato con migliaia di ragazzi. E cerchiamo di essere sul pezzo anche di fronte ai mutamenti più preoccupanti di questi fenomeni”.
La precondizione buona è quella di sempre, quella che 34 anni fa fece scegliere a Cassino di non escludere. “Ma abbiamo bisogno di non essere lasciati soli: i ragazzi sono i ‘nostri’ ragazzi e le risposte vanno costruite ‘insieme’.” A coordinare il successivo momento di confronto Rita Cacciami. Alla discussione hanno partecipato il sindaco di Cassino, Enzo Salera, la psicoterapeuta del Dipartimento Dipendenze e Salute Mentale della ASL di Frosinone, Dott.ssa Marina Zainni, e i coordinatori delle attività semiresidenziali di Exodus, Federica Palmirani e Gabriele Grossi.
Vecchi demoni e nuove corna
Di cosa si è parlato? Vecchi demoni e nuove vesti per le loro corna. “L’emergente problematica dell’abuso delle tecnologie digitali tra i giovani e le conseguenze di isolamento sociale che ne derivano. Una sfida che Exodus sta affrontando con interventi di prevenzione e momenti formativi rivolti ai genitori”. La Santa Messa celebrata dall’Abate di Montecassino, Dom Luca Fallica ha ricordato una cosa fondamentale: che nelle cose vincenti ci vuole lo spirito, perché la tigna della materia ha sempre bisogno di uno Sparring. Magari Altissimo.
A chiosa “un pranzo comunitario ha riunito famiglie, amici e sostenitori. Mentre il pomeriggio è stato animato da un triangolare di calcio a 5, che ha visto scendere in campo le squadre di Exodus, della cooperativa Ethica, e della Casa Johnny & Mary”.
La giornata ed il suo lascito
Ai bambini e ragazzi presenti sono state proposte “varie attività tra cui una avvincente caccia al tesoro. La giornata è stata anche l’occasione per raccogliere fondi destinati all’acquisto dell’impianto di climatizzazione del nuovo centro diurno”. Il mecenatismo ha sempre fatto miracoli: ha permesso di edificare opere d’arte splendide, ma l’opera d’arte più bella resta sempre l’uomo.
“Grazie alle donazioni generose di amici ma soprattutto di un imprenditore presente all’evento, è stato raggiunto l’obiettivo di coprire interamente la spesa. La giornata si è conclusa come era giusto con una grande torta di compleanno. Presenti le famiglie dei ragazzi, gli amici della Comunità di Sant’Egidio e di tante altre realtà del terzo settore e del volontariato come la Caritas diocesana di Frosinone”.
Già, grazie. E grazie ad Exodus, al Don, a Luigi, a “Senapone” che ormai sta a Caccurri, a Bannè che non ce l’ha fatta e a tutti gli altri. Per averci messo uno specchio davanti. Tutti, ciascuno con un pezzetto di loro stessi. Specchio con cui abbiamo alzato la testa e guardato chi eravamo. Malgrado il peggio di noi che ci faceva comodo incarnare.