Scuola e tecnologia, la “lectio magistralis” del super-prof Cutini

Scelto nel 2015 come insegnante dell'anno, il docente colleferrino sottolinea come il mondo digitale abbia cambiato le attività didattiche e la vita degli studenti. Un occhio particolare all'intelligenza artificiale. "Dovremo essere bravi a gestirla per non marginalizzare la figura degli educatori. Utilizzando curiosità e creatività, le uniche qualità che non possono essere sostituite"

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Dieci anni fa era salito agli onori delle cronache per essere stato nominato insegnante dell’anno dall’Associazione Nazionale Dirigenti ed Alte professionalità della scuola. Il suo merito, oltre alla passione innegabile con cui si è sempre approcciato nei confronti del mondo della scuola, è stato la capacità di vedere lontano. Utilizzare quelle che allora erano le nuove tecnologie per avvicinare i ragazzi, ad un mondo, quello della scuola, considerato sempre piuttosto polveroso e distante rispetto alla vita vera.

Dieci anni dopo, tutto quello che era avanguardia è diventato, inevitabilmente, preistoria. Facebook, che era una avanguardia, è diventato un cimitero degli elefanti nel quale pascolano gli ultra cinquantenni, mentre i ragazzi ora guardano Instagram, Tiktok e quant’altro. 

Cosa resta dunque per continuare a fare scuola in maniera creativa, innovativa e vicina al mondo dei ragazzi? Lo abbiamo chiesto proprio a Paolo Cutini, colleferrino doc, per anni insegnante di inglese ad Anagni.

Un visionario

Paolo Cutini nel 2015

Nel 2015, come detto, la sua pazza idea di cercare di legare il mondo della scuola a quello delle nuove tecnologie venne considerata talmente meritevole da farlo nominare Insegnante dell’anno. Cutini, pur essendo in pensione da qualche mese, continua ancora ad essere legato a doppio filo al mondo della scuola. Cyberteacher, Il progetto da lui elaborato per legare l’insegnamento al mondo della tecnologia, rimane ancora attivo: ed è molto  affollato il gruppo di studenti  creato per mantenere i contatti con gli studenti dopo l’uscita dal mondo della scuola.

Inevitabile chiedergli un parere su cosa sia successo in questi dieci anni e che cosa attende la scuola nei prossimi 10 anni. 

“All’epoca molti mi definivano visionario. E pensavo che il termine fosse quasi un’offesa. Un dato che credo debba essere messo in evidenza è che negli ultimi anni la velocità di evoluzione delle nuove tecnologie, nel mondo della scuola e non solo, si è amplificata in modo esponenziale. La tecnologia va avanti ad una velocità centuplicata rispetto anche soltanto a pochissimi anni fa. Dieci anni fa erano pochissimi gli studenti che avevano con sé un telefono cellulare e un Pc a casa. In questo senso il covid è stato una tragedia”.

Studenti alle prese con smartphone e computer

Ma fra i tanti lati negativi ha avuto il lato positivo di costringere tanti, e spesso soprattutto gli insegnanti, spesso restii in questo senso, ad aggiornarsi e a fare i conti con questo mondo. Ricordo quando venne introdotto il registro elettronico che per molti fu una vera e propria tragedia. Certo il covid ha fatto molti danni sul piano soprattutto relazionale. Ed anche, dopo la fine dell’emergenza sanitaria, ho visto che molti dei miei studenti avevano tra loro problemi relazionali, ed anche in classe, nonostante il contatto fisico, tendevano a stringere pochissimi legami. E credo che nonostante, o forse proprio per, lo sviluppo dei social, il problema dei rapporti tra gli studenti sia sempre più ancora centrale”.

“Tecnologia da disciplinare e non da vietare”

Resta la questione di fondo; come ci si approccia ad un mondo che cambia? 

“Ho visto che sono state emanate direttive che vanno nel segno del divieto dei telefonini in classe. Io penso che affrontare la cosa in questo modo sia sempre sbagliato. Se adesso ancora facessi l’insegnante nelle classi credo che per me sarebbe un problema l’assenza dei dispositivi. Credo che vietare non serva a nulla, e che sia molto più produttivo ed intelligente e disciplinare l’uso della tecnologia”.

La tecnologia a scuola va disciplinata e non vietata (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

Bisogna evitare il rischio di studenti che in classe hanno sempre un occhio dedicato al cellulare a cogliere l’ultimo l’ultima notifica, l’ultimo aggiornamento. Ma è una tecnologia che va disciplinata, non semplicemente vietata. Bisogna fare in modo che il telefono sia sì presente nelle mani dei ragazzi, ma per svolgere attività didattiche ed educative, proprio per abituarli all’idea che questi strumenti possono essere usati in modo giusto”. 

Scuola, insegnanti ed intelligenza artificiale

Rispetto a 10 anni fa la novità più dirompente è l’intelligenza artificiale?

“Dicevo, a proposito del covid, che la pandemia ci ha in qualche modo costretto, soprattutto noi insegnanti, a recuperare il gap che storicamente la classe docente ha sempre avuto con le nuove tecnologie. La stessa cosa sta accadendo con l’intelligenza artificiale”.

Scuola ed intelligenza artificiale

I ragazzi la usano correntemente: nei miei ultimi tempi a scuola chiedevo quanti utilizzassero questo strumento, e tanti rispondevano che ne facevano uso, per esempio per fare i compiti. Io rispondevo che l’intelligenza artificiale, come tutte le altre cose, è uno strumento che va utilizzato bene E che non può sostituire l’intelligenza umana. Resto convinto che i  docenti debbano mantenersi al passo. Altrimenti il rischio è quello di essere superati dagli eventi. 

Creatività e curiosità, qualità da difendere

Che scuola immagina il professor Cutini tra dieci anni?

“È veramente una domanda che presuppone un talento visionario, vista la velocità con cui le cose cambiano radicalmente nel giro di pochissimo tempo. Credo che l’orizzonte temporale si sia così accelerato che fare previsioni anche di qui a pochi mesi  sia impossibile, figurarsi per i prossimi 10 anni. Quello che posso dire è che immagino un mondo docente che sempre più intensamente impari ad aggiornarsi per utilizzare il futuro che cambia. Da qui a 10 anni tante delle attività che abitualmente si svolgono in classe, come studenti e come docenti, cambieranno tantissimo.

Un’insegnante al lavoro nella sua classe (Foto © DepositPhotos.com)

L’intelligenza artificiale supporterà, spero non stravolgerà o sostituirà, molte di queste attività. Dovremo essere bravi a saperle gestire queste novità. La figura del docente, che peraltro già da tempo è svalutata di suo, corre il serio rischio di essere ancora più marginalizzata se non sapremo dominare questo futuro che cambia. Forse, camminando parallelamente a questo mondo in corsa, riusciremo a dire ancora la nostra. Usando doti come la curiosità e la creatività: le uniche qualità che non possono essere sostituite da novità tecnologiche che oggi ci sembrano straordinarie, ma che tra dieci anni saranno sicuramente superate”.