"Io stesso un caso, e c'è stata superficialità nel trattarlo. Il libro ha dato a me ed alle mie figlie la possibilità di fermarci un attimo". Cosa c'è in quelle pagine. Il segreto di famiglia. La nuova missione del Marrazzo che è caduto, si è rialzato, ed è tornato più forte. Con un nuovo obiettivo
“Stare a Cassino ha per me un significato importante. Questa città, anche quando ero presidente della Regione è stato un luogo a cui davo un valore importante nel contesto del territorio della regione Lazio e quindi non potevo non essere a Cassino. Perché è proprio da qui che ho iniziato a capire come doveva essere il mio futuro, e più precisamente dall’abbazia di Montecassino e da tutto quello che questo territorio mi dava, mi ha dato e mi darà”.
Tutto è cominciato da qui, tutto si è trasformato qui: a Cassino Piero Marrazzo conclude la campagna elettorale che lo incoronerà Governatore della Regione Lazio. A Montecassino l’uomo Piero Marrazzo, appena dimessosi da Governatore, cercherà se stesso isolandosi dal mondo, come fanno i monaci lì dove lo fanno i monaci.
La città all’ombra della millenaria abbazia ha un valore importante per Piero Marrazzo. Per questo la voce è spesso incrinata quando presenta nella Sala Restagno il suo libro ‘Storia senza eroi’. Sono state le tre figlie a spronarlo: hanno voluto che mettesse su carta una storia che parte quando esplode quello che passa alle Cronache come “il caso Marrazzo” mentre in realtà era il “caso dei carabinieri infedeli” che finiscono condannati a quasi settant’anni di carcere. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 23 ottobre 2024).
Iniziativa voluta da Enzo Salera
Primo dettaglio: Sala Restagno piena e gente in piedi, Piero Marrazzo è personaggio oggi quanto lo era ieri: “la caduta” come la chiama lui non l’ha modificato agli occhi della gente, per tutti è ancora quello che difendeva i cittadini dagli schermi della tv.
Non è cambiato perché anche oggi continua ad indossare quell’abito. Come dimostra il libro: non è un piagnisteo, non è una catarsi, non è un’autoflagellazione, non è una giustificazione. In quelle pagine Piero Marrazzo racconta una storia e cambia il modo di vedere tante cose, trasforma la prospettiva, abbatte il muro dell’ipocrisia. Un muro di pubbliche virtù dietro il quale si nasconde un dato: la maggior parte di quelli che frequentano sex workers transessuali sono eterosessuali che hanno una famiglia.
È un racconto crudo quello che l’ex Governatore del Lazio fa per mantenere la parola data al sindaco Enzo Salera. Lo incontrò quando il libro era ancora un insieme di bozze, Marrazzo era tornato a Cassino accompagnato dal fedelissimo ex capo segreteria Pino Candido per verificare alcuni dettagli. Faticarono a parlare per quanta gente si intrometteva e salutava dicendo “Quando torna in politica?”
Promessa mantenuta, libro dato alle stampe e già alla terza edizione in poche settimane. A stimolare l’autore sono le domande del sindaco Enzo Salera, dell’assessore alla Cultura Gabriella Vacca del professore Toni Iermano ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, presidente dei corsi di laurea in Lettere e Filosofia. Da oltre dieci anni dirige “Studi desanctisiani” rivista internazionale di Letteratura Politica Società.
La caduta e quel che ha insegnato
Non si sottrae, Piero Marrazzo. Nemmeno cerca di far passare come normale un percorso che si è interrotto. Ma non cerca giustificazioni: perché nulla ha da giustificare se non alla moglie di allora ed alle tre figlie “sono colpevole di averle lasciate da sole nella bufera e non averle tutelate”.
Ha spiegato perché ha deciso di scrivere il libro: “È evidente che ogni caduta, con il tempo, si rimargina: da ferita diventa cicatrice. Ma in alcuni momenti, come tutte le cicatrici, quando cambia il tempo può tornare a far male“.
“Tuttavia, sono tornato a quei giorni perché quella caduta, da un lato, mi ha dato la possibilità di comprendere che da una caduta ci si può rialzare. Non è facile, io ci sono riuscito perché ho avuto l’amore di tre figlie. Figlie che tutti cercavano di allontanare da un padre di cui si sentiva parlare e perché avevo avuto incontri con una donna transessuale”.
È anche questo il muro di ipocrisia: il sesso usato come clava per abbattere. In questo caso è accaduto ad un uomo politico. Ma “Pensate a una ragazzina che viene filmata e le sue foto vengono messe in rete, o a un ragazzo che ha raccontato un fatto, e pensano che la loro vita sia finita. C’è chi l’ha fatta finita davvero. Ecco, questa è stata una delle motivazioni che mi hanno spinto a scrivere il libro. E oggi, ripensandoci, lo dico sinceramente: il libro mi ha dato la possibilità di rialzarmi”.
Nessun “Caso Marrazzo”
“Quella caduta mi ha fatto scoprire un segreto della mia famiglia che era stato nascosto a me e a mio fratello. E poi è venuta la voglia di raccontare la storia, una saga familiare”.
Quel libro è anche una linea dei totali che chiude i conti con il passato. E parte dal presupposto che non esiste alcun “caso Marrazzo”. L’autore infatti spiega: “Sono diventato vittima di un ricatto ma non avevo commesso alcun reato. Mi venivano fatte accuse su ciò che è successo in un mondo dove, evidentemente, accadono situazioni difficili. Ero solo un cliente ricattato“.
“Come presidente non sono mai stato accusato di corruzione o di appropriazione di denaro pubblico. Invece, con il “caso Marrazzo”, sono diventato io stesso il caso. E c’è stata anche una certa superficialità nel trattarlo. Il libro ha dato a me e a mia figlia la possibilità di fermarci un attimo”.
“Noi ci consideriamo fortunati ad aver avuto la forza di andare avanti. Questo libro mi ha fatto capire ciò che ho fatto a mia moglie: non l’ho protetta, dovevo farlo. Ho commesso un errore gravissimo e glielo devo dire, perché non poteva affrontare tutto questo senza saperlo”.
I diritti negati
L’autore ripercorre quindi il periodo vissuto a Montecassino. Ricordando la delicatezza delle parole con cui Antonio Potenza parlò alla sua anima, aiutandolo a confrontarsi ed a capire che forse tutto ciò che stava accadendo aveva uno scopo: restituirlo al mondo degli uomini ma con una missione diversa.
Infatti conclude. “Questo libro mi ha fatto capire che, se ci sono diritti per cui vale la pena battersi, sono quelli dei diritti negati. Le mie figlie sono state ragazze che sanno andare controvento, sono state loro a volere fortemente questo libro”.
“Una storia senza eroi, ma certamente con tre eroine, le tue figlie” chiosa il sindaco Enzo Salera.