Un abbraccio lungo 2.500 anni: Bpc fa rinascere il Sarcofago degli Sposi

Mecenati del presente per capolavori del passato: il restauro del Sarcofago degli Sposi sostenuto dalla Banca Popolare del Cassinate. Cultura e impresa insieme per l’arte etrusca

Antonella Iafrate

Se è scritto chiaro si capisce

Hanno 2.500 anni ma sembrano ancora guardarsi con amore. Distesi su una kline, sorridenti e complici, i celebri sposi etruschi tornano protagonisti grazie a un grande intervento di restauro presentato ora al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Un’operazione non solo scientifica, ma profondamente simbolica, che riaccende i riflettori su uno dei capolavori assoluti dell’arte antica, emblema dell’identità etrusca e cuore pulsante della collezione del museo romano.

Il restauro

La conferenza di presentazione

Il restauro del Sarcofago degli Sposi, celebre urna funeraria in terracotta rinvenuta nel 1881 nella necropoli della Banditaccia a Cerveteri, è stato annunciato in una conferenza stampa che ha riunito vertici del Ministero della Cultura, esperti del restauro e un mecenate d’eccezione: la Banca Popolare del Cassinate, che finanzierà l’intervento attraverso l’Art Bonus.

«Un lavoro di squadra tra istituzioni pubbliche e privati – ha sottolineato Alfonsina Russo, Capo Dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale – che mostra come la tutela del patrimonio non sia solo una missione tecnica, ma un impegno condiviso, capace di generare conoscenza, bellezza e partecipazione».

L’opera, simbolo stesso del Museo Etrusco di Villa Giulia, venne acquistata alla fine dell’Ottocento per 4.000 lire dal fondatore del museo, Felice Barnabei, che vide in quei quattrocento frammenti di terracotta molto più di un “mucchio di rottami”. Intuì la potenza evocativa di una coppia che sfidava il tempo con un gesto tenero e insieme rivoluzionario. Raffigurare i defunti come partecipi della vita, uniti in un banchetto eterno, non era solo un tributo alla memoria, ma un inno alla vitalità dell’anima etrusca.

La nuova fase

Il presidente di Bpc Vincenzo Formisano nel laboratorio di restauro

Oggi, dopo oltre un secolo dal primo restauro e più di cinquant’anni dall’ultimo intervento conservativo, il Sarcofago entra in una nuova fase. «Non è solo restauro – ha spiegato la direttrice del Museo, Luana Tonioloè un momento di studio, di verifica, di dialogo fra passato e presente. E sarà tutto visibile: ogni martedì e giovedì il laboratorio sarà aperto al pubblico, perché vogliamo mostrare cosa significa davvero prendersi cura di un capolavoro».

L’intervento, curato dall’Istituto Centrale per il Restauro sotto la direzione di Luigi Oliva, si apre con una fase delicata dedicata alla porzione inferiore dell’opera, corrispondente alle gambe dei due sposi. Tecnologie digitali, materiali compatibili, analisi diagnostiche e rispetto per i restauri storici sono gli strumenti di un’operazione pensata per durare e per raccontare.

«Il restauro – ha aggiunto Massimo Osanna, Direttore generale Musei – è anche un’occasione di riscoperta: ci permette di indagare la biografia dell’opera, di comprenderne la struttura, le tecniche, le trasformazioni. E soprattutto, di restituirla al pubblico con occhi nuovi».

I mecenati

Vincenzo Formisano

Fondamentale il sostegno della Banca Popolare del Cassinate, il cui presidente, Vincenzo Formisano, ha rivendicato con orgoglio il ruolo della banca come mecenate: «Il Sarcofago degli Sposi non è solo un’opera d’arte. È un frammento della nostra storia, della nostra identità culturale. Investire nella sua conservazione è un atto di responsabilità verso il passato e di fiducia nel futuro».

Così, tra microscopi e pennelli, tra laser e bisturi, prende forma un restauro che è anche una dichiarazione d’amore. Un’operazione che guarda agli Etruschi non come a un popolo sepolto dal tempo, ma come a una civiltà ancora capace di parlarci, di insegnarci, di emozionarci. Perché quegli sposi, ancora abbracciati dopo millenni, ci ricordano che la cultura è un legame: tra persone, tra epoche, tra storie che non finiscono mai.