Maccaro: «Raccogliamo quelli lasciati dallo Stato che arretra»

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ERMANNO AMEDEI per FACCEDIVITA.IT

 

«Qui trattiamo i dipendenti dal gioco di azzardo così come trattiamo i dipendenti dalla cocaina»: da 26 anni Luigi Maccaro è sulle barricate contro le dipendenze. E’ responsabile della Comunità terapeutica Exodus di Cassino e quotidianamente si confronta con giovani e meno giovani caduti in una delle tante forme di dipendenza offerte loro dall’epoca contemporanea. Non solo droga, ma anche alcool e gioco d’azzardo, e da quando le istituzioni hanno iniziato ad arretrare, la comunità si è dovuta anche aprire a prostitute, nuovi poveri, disabili.

Maccaro, insomma, fa parte di quell’esercito di persone, spesso volontari, che si batte ogni giorno lontano dai riflettori e che tentano di restituire una vita a chi la vita l’ha gettata in un bicchiere, in una siringa o in una slot machine. E’ nato a Torino da genitori campani, quando il padre operaio Fiat, lavorava nel capoluogo piemontese. Ancora bambino è arrivato a Cassino dove è cresciuto, ha studiato e, soprattutto, prodigandosi nel sociale. «Da giovanissimo – dice Maccaro – speravo di fare il giornalista o lavorare nel sociale. Exodus mi ha permesso di combinare perfettamente le due cose dato che questa struttura, oltre ad occuparsi di persone e dei loro problemi, fa anche tanta comunicazione».

Ma Exodus è una tappa del suo percorso cominciato con lo scautismo. Nel 1990 militava nei boy scout già da otto anni quando il suo gruppo venne chiamato per una missione. «Siamo stati i primi ad essere mobilitati – ricorda l’educatore – per sistemare la casa che i monaci di Montecassino avevano donato a Don Mazzi, il nostro fondatore. C’erano tanti lavori da fare e tanto bisogno di volontariato. Da allora non ne sono più uscito». Per un periodo si è diviso tra Exodus e gli scout «Poi ho dovuto decidere perché gli impegni erano sempre maggiori e mi sono dedicato a tempo pieno alla comunità».

(…)
«L’offerta di sostanze si è ampliata ed è diventata più affascinante; pasticche, anfetamine che danno la forza di ballare tutta la notte, aumentano la performance sessuale, rendono più simpatico. Una capacità di fascinazione delle droghe che prima non c’era e che trova spazio anche a causa di una cultura che non e propriamente attenta ai ragazzi e – aggiunge – di una libertà, per la quale tutto è possibile, senza considerare però ciò che comporta. I rischi per i giovani sono l’aumento del consumo di stupefacente e una rintracciabilità dei consumatori sempre più sbiadita. Si arriva ai Sert o alle comunità dopo anni di “carriera”, quando si è ormai rovinati, capendo solo allora che quella certezza: “smetto quando voglio”, era solo illusione” (…)

 

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