
Il clamoroso risultato delle elezioni in Francia. Il cambio di direzione del Regno Unito. Presto per dire se il vento stia girando. ma l'emorragia dal gruppo europeo della Meloni è un'evidenza. Il contrappasso dell'aeroporto intitolato a Berlusconi
È Keir Starmer il nuovo premier inglese. Laburista, avvocato londinese di 62 anni che somiglia al cantante degli Spandau Ballet, specializzato nei diritti umani. Trionfa ottenendo 412 seggi sui 650 in palio. Un trionfo nei numeri.
Emerge dalle elezioni anche il grande balzo di Farage e dei Verdi, rispettivamente terzi e quinti partiti più votati del Regno Unito: il Labour di Starmer vince con il 36,1% (appena l’1,6% in più delle ultime Elezioni 2019) davanti ai Tory di Sunak con il 22,3% (che perdono invece il 20% dall’ultima votazione), mentre al terzo posto sale Reform Uk al 14,7% appena davanti ai LibDem con l’11,2%.
Diversa però la composizione del Parlamento con i 650 seggi della Camera dei Comuni che grazie al meccanismo del maggioritario puro vede il seguente scenario: con 412 i laburisti ottengono una larghissima maggioranza, anche se non viene superato il record di 417 ancora in mano al Labour di Tony Blair nel 1997. Scendono al minimo storico invece i Tory, che ne ottengono solo 121.
In controtendenza

Spazzato via il premier uscente Rishi Sunak dimessosi anche dalla guida del Partito. Lo avevamo visto felice e sorridente all’ultimo G7 essere immortalato nella famosa foto dove cerca di salutare affettuosamente Giorgia Meloni mentre lei si ritrae facendo una faccia con un sorriso stranissimo protesa all’indietro che è stata la più gettonata nei meme di queste ultime settimane dai detrattori della premier italiana. In effetti Sunak reduce dalla staffetta di governo con Boris Johnson, la brevissima parentesi Liz Truss, non sembrava avere le physique du role.
Dunque in controtendenza con tutti i Paesi europei dove le destre hanno ottenuto consistenti avanzamenti la Gran Bretagna torna a sinistra. Attendendo anche i risultati francesi di questa sera. Merito anche di Keir Starmer laburista ma moderato. Una figura rassicurante. Dalle posizioni spesso particolari non omologabili tout court con la sinistra più estrema.
Basti pensare che Starmer ha sposato nel 2007 Victoria Alexander, avvocata di origine ebraico-polacca ed ha un figlio ed una figlia cresciuti nella religione ebraica. Sostiene dunque la causa israeliana al contrario di molti filopalestinesi a sinistra. Starmer è vegetariano, convinto che “sia meglio per se stesso e per l’ambiente“. Starmer è un calciatore appassionato, avendo giocato per una squadra amatoriale a nord di Londra e tifa l’Arsenal, squadra della Premier League. La squadra più invisa da Vinnie Jones l’ex calciatore che oggi fa il cattivo nei film d’azione e da tutti gli altri londinesi e non.
Svolta a sinistra?

Dunque un ritorno della sinistra sui panorami europei? Presto per dirlo sembra più probabile per ora che i Tory paghino il disastro gestionale degli ultimi anni e molto ha influito il sistema elettorale a turno unico inglese.
Con poco più del 30% dei voti ha ottenuto più del 60% dei seggi. Sarebbe materia di riflessione per tutti quelli che infestano i social dicendo che la Meloni avendo votato solo il 50% degli italiani governa col 14% dei consensi reali. Qui la posizione sarebbe ancora più enfatizzata ma gli stessi che lo sottolineano in Italia non sembrano della stessa opinione in terra britannica. Infatti è tutta una emerita sciocchezza questo tipo di ragionamenti.
Faremo stasera il confronto infatti con le elezioni francesi. Gli exit poll prevedono un boom della sinistra: il Fronte Popolare è primo la Le Pen è solo terza, sovvertendo il risultato del primo turno nel quale il Rassemblement National è arrivato in testa in quasi tutti i collegi in palio. Ma la situazione poteva essere ed è stata ribaltata (stando agli exit poll) in un secondo turno in cui tutti gli altri si alleano contro per contendere i collegi.
Questione di sistema

Il confronto delle due elezioni è perfetto per farci capire anche quanto è importante il sistema elettorale con cui si vota. Se in Francia si fosse votato infatti a turno unico come in Gran Bretagna a quest’ora Bardella sarebbe già premier con una maggioranza mostruosa. Invece il doppio turno rischia di non fare arrivare la formazione di destra a quel numero necessario di seggi per costituire il governo nonostante il grande successo elettorale.
Un paragone perfetto per capire i sistemi elettorali. E stasera ne scopriremo le caratteristiche al momento dello spoglio francese. Ma torniamo a Starmer. Oggi idolatrato anche dalla sinistra nostrana che in crisi di risultati si appiglia alle vittorie altrui per migliorare il morale. In pochi ricordano di questo avvocato inglese specializzato in diritti umani una particolare situazione. Starmer fu l’avvocato difensore di Silvio Berlusconi nella sua causa alla corte europea. Tipo il diavolo e l’acqua santa eh?
L’avvocato di Silvio

Tutto questo nei giorni in cui si annuncia che l’aeroporto di Milano Malpensa verrà intitolato a Silvio Berlusconi. Eh si la richiesta della regione Lombardia in tal senso è già stata inoltrata a decidere per legge sarà il ministro per le Infrastrutture. Che è Matteo Salvini. Il quale ha già annunciato la sua incondizionata ed entusiastica approvazione.
Un Berlusconi che anche da defunto non smette di essere protagonista del dibattito politico non solo nazionale. Ed a giudicare dalle reazioni scomposte all’annuncio dell’intitolazione dell’aeroporto da parte di chi si riconosce nella sinistra ancora continua a dare fastidio ad una certa parte politica. Non dimentichiamo anche il commento di Grillo alle ultime Europee quando disse che Berlusconi da morto aveva preso più voti di Conte, dando una botta non da poco all’ex avvocato del popolo.
Dunque i segnali che arrivano dalla Francia. Che sono certamente per noi più interessanti di quelle inglesi almeno in chiave di governo europeo. Se confermato il dato degli Exit Poll, si tratterebbe di un risultato clamoroso. Il Rassemblement, in base ai sondaggi dei giorni scorsi era dato a un passo dalla maggioranza assoluta (accreditato tra i 260 ed i 280 seggi). E invece è stato duramente punito al ballottaggio. I numeri reali dovranno dire se è vera anche la robusta risalita di Macron. Il suo partito Ensemble era pronosticato attorno ai 100 seggi. Ma gli Exit Poll vanno sempre presi con le molle: non a caso questa sera il presidente Emmanuel Macron invita alla prudenza nel valutarli: «Il voto non risponde alla domanda su chi governerà».
Ingovernabili

Ha ragione. Se il fronte anti Le Pen va verso una netta affermazione, altra cosa sarà formare una maggioranza in Parlamento: nessuno schieramento può vantarla. Servirà un governo di coalizione che superi i veti incrociati. Ad esempio quello pronunciato da Macron nei confronti di Melenchon. Un’idea della situazione la fornisce l’istituto Ipsos che ha ‘pesato’ ciascuna componente all’interno del Fronte Popolare, sempre sulla base degli Exit Poll. Così la France Insoumise di Melenchon manderebbe in parlamento tra i 68 e i 72 deputati, i Socialisti 66-68, i Verdi 32-36, i Comunisti 10-12. Un bel rompicapo, tanto che Raphael Glucksmann leader dei socialisti in serata ha detto «L’assemblea è divisa, comportiamoci da adulti» consapevole che la maggioranza di governo ora è tutta da costruire.
A questo si aggiunga la situazione in Gran Bretagna: dopo la Brexit non è più parte della Ue e tutti si domandano quale sarà la posizione del nuovo premier in tal senso. Per ora è stato solo molto chiaro sui migranti dichiarando che il progetto di portarli in Africa sarà smantellato. La Francia invece è un Paese centrale per il governo europeo attuale. Ed una vittoria delle destre avrebbe influito sugli equilibri europei: «Ha vinto l’alleanza del disonore» ha detto dopo un’abbondante razione di Gaviscon Jordan Bardella del Rassemblement National.
L’emorragia

Europa che continua a d essere matrigna nei confronti del nostro Governo ancora alla ricerca di una posizione di rilievo per ora negata. L’unico effetto politico per ora delle posizioni della Meloni è la drammatica emorragia nel gruppo dei conservatori che lei guida. Scontenti di questo atteggiamento condiscendente e soprattutto non corrisposto verso la Von der Leyen molti grandi rappresentanti si sono sfilati dal gruppo. Orban ed altri stanno creando un nuovo gruppo senza la Meloni. Anche gli austriaci sono migrati e gli spagnoli di Vox hanno fatto scelte diverse.
Sembrano lontani anni luce i tempi in cui in spagnolo la Meloni urlava all’assemblea di Vox “sono una donna sono una madre sono cristiana” applauditissima. Adesso praticamente nel suo gruppo è rimasta solo lei e pochi sparuti gruppi minori. Abbandonano perché la Meloni vuole diventare popolare o filo popolare? Abbandonano perché non hanno condiviso le scelte ondivaghe fatte? Abbandonano per idiosincrasia assoluta verso la Von der Leyen? In ognuna di queste opinioni il risultato è uno solo, il crescente isolamento della nostra premier sia dagli avversari che dagli alleati.
Un po’ l’immagine opposta dello scomparso Berlusconi che invece nel Ppe comandava eccome e sapeva ben muoversi nei meandri europei.
Lo scenario in movimento

Nelle prossime ore sapremo quale assetto avrà la Francia. Certo è che la destra non ha sfondato, la sinistra ha retto ma è chiamata ad una prova di maturità: se dovesse fallirla non ci sarebbe appello. Per ora c’è una sola certezza oggi. Che una volta intitolato al Cavaliere lo scalo milanese tutti i nuovi deputati europei del nord per arrivare al parlamento dovranno partire con un biglietto con sopra stampigliato il nome del leader di Forza Italia. Una specie di divertente contrappasso. Immaginate la Salis ogni settimana che prenderà l’aereo dall’aeroporto Berlusconi per andare a Bruxelles.
Si prevedono grandi epidemie di orticaria. Con Silvio che continua ad infastidire i comunisti di tutto il mondo anche dopo scomparso.