Habemus papam! Leone XIV e la patafisica del conclave

Vedremo se con l’aiuto dello Spirito Santo riuscirà a dare di nuovo un volto alla chiesa: moderno, ma realmente e profondamente spirituale

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

«Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam». Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il Papa. Sono queste le parole che ha pronunciato alle 19.13 dell’8 maggio 2025 il cardinale protodiacono Dominique Mamberti, annunciando al mondo Robert Prevost, il successore di Papa Francesco.

Al che, come succede sempre, chiunque di noi in trepidante attesa davanti la tv ha detto: “Chi”? Appena il tempo di ascoltare la scelta del nome, poi è seguita l’apparizione sul balcone della basilica di San Pietro di Leone XIV, eletto dai 133 cardinali riuniti in conclave. (Leggi qui: Extra Omnes e la potenza assoluta del rito).

La logica del Conclave

(Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ci stupiamo ogni volta che il nome del nuovo papa non sia tra i “papabili” annunciati con insistenza i giorni precedenti e che sempre venga rispettato il detto che “chi entra papa esce cardinale”. Eppure è da millenni così.

È la logica del conclave. Se lo interpretiamo con le regole comuni della società, della politica, falliamo sempre. Per questo nel titolo cito ironicamente l’unica scienza in grado di spiegare compiutamente il conclave: la patafisica.

La patafisica, definita inizialmente come la “scienza delle soluzioni immaginarie” dal suo creatore, lo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry, nel libro “Gesta e opinioni del dottor Faustroll patafisico” è spesso considerata come una logica dell’assurdo, uno schema metafisico eccentrico e una parodia della metafisica.

Nel suo Faustroll, Alfred Jarry espone i principi e i fini della patafisica, definendola come la scienza che si prefigge di studiare il particolare e le eccezioni e spiegare l’universo supplementare al nostro. All’inizio del secolo scorso divenne talmente di moda da influenzare successivamente vari scrittori, pittori, cineasti, critici, matematici e filosofi, fino ad essere considerata una vera e propria corrente artistica.

Provocazione dialettica

Papa Leone XIV

È una provocazione dialettica dunque la mia citazione della patafisica ma non è certo lontana dal reale. Perché la distanza tra quanto periodicamente si argomenta, profetizza, predice sull’esito di un conclave è sempre puntualmente smentito. Andrebbe dunque interpretato con la scienza delle soluzioni immaginarie.

Eppure diciamolo come primo elemento chiave: l’elezione di un Papa già al secondo giorno ed alla quarta fumata non è e non può essere una casualità patafisica. È frutto di una preparazione precedente sotterranea sottaciuta ma veicolata. (Leggi qui: Addio Francesco. Morto un papa se ne fa un altro, uguale.)

Se poi aggiungiamo, come pare dalle indiscrezioni di alcuni cardinali, Prevost abbia raccolto più di cento voti su centotrentatré, cioè una maggioranza coesa e schiacciante risulta evidente che non sia affatto frutto del caso. Il tempo e la solidità di questa maggioranza non lasciano dubbi.

Ed è un elemento importante. Avevamo scritto di questa schiacciante maggioranza bergogliana intenta a dare un senso di continuità al lavoro della chiesa ma forse non immaginavamo fosse così estesa ma soprattutto coesa. Un buon segnale.
Sarà dunque un nuovo Papa Francesco questo Leone decimo quarto?

La maggioranza bergogliana

Il primo discorso di Papa Francesco dopo la sua elezione (Foto © Imagoeconomica)

Questo non è invero così scontato anche se frutto della stessa maggioranza che si riconosce nelle idee di Francesco. Perché se è vero che un Papa prima di venire eletto ha una sua estrazione un suo indirizzo e sostegno è vero pure che nel momento che ascende al soglio pontificio ha la immensa libertà di dare il suo proprio indirizzo senza vincolo alcuno. Secondo le proprie convinzioni, la propria cultura e, come dicono spesso, secondo la guida dello spirito santo.

Assistiamo dunque in queste ore nei media ad una trionfale sfilata di assurdità varie che tentano in un modo o nell’altro di dare una connotazione a questo Papa che, diciamolo, rispetto ad altri è un emerito sconosciuto. Almeno al grande pubblico italiano. Giornalisti assatanati (il termine non è casuale) che inseguono parenti, amici e conoscenti in cerca di una descrizione, di un aneddoto.

Si passano al setaccio le vecchie interviste, i vecchi post o dichiarazione ogni video o parola detta. Un prete assicura che sia simpatico perché insieme imitavano i bulgari di Aldo Giovanni e Giacomo e mima nel riferirlo anche il gesto delle mani dei tre comici. I tifosi della seconda squadra della Capitale assicurano che sia di certa fede romanista (questo per me è simpaticamente un gran difetto) e lo descrivono un semi ultrà che frequenta lo stadio e segue le partite. Il fratello smentisce tutti sul baseball, descrivendolo come un tifoso dei Sox e non dei Cubs come era stato scritto.

Avvistato ad una “pastasciutta antifa?”

Il candidato vice presidente Vance (Foto © Gage Skidmore)

I sinistrosi gioiscono perché pare sia stato avvistato ad una “pastasciutta antifascista” che è una di quelle manifestazioni di sinistra che, partendo dal concetto vagamente astruso e patafisico che il Duce odiasse la pasta asciutta, organizza raccolte fondi al grido “compagno tu lavori e io magno”. Sempre i radical chic woke esultano per dei tweet contro Vance e Trump che lo rendono automaticamente benaccetto secondo la regola il nemico del mio nemico è mio amico.

Poco importa se poi esce la notizia che nelle ultime tre elezioni presidenziali usa fosse tutte e tre le volte iscritto tra gli elettori registrati repubblicani e che numerosi sono anche i tweet contro le sciocchezze woke e gli abusi dell’ideologia arcobaleno.
Ecco proprio questo infatti è l’approccio più errato, quello di tentare di giudicare il nuovo Papa partendo dagli articoli di colore delle riviste di pettegolezzi.

Noi in verità che non siamo così naif cerchiamo invece di cogliere i primi veri segnali di questo pontificato dai brevi ma significativi messaggi lanciati in queste ore dal pontefice stesso.

La vera fonte per un giudizio

Papa Leone XIV (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

D’altronde come formarsi meglio un giudizio su qualcuno se non ascoltando le sue dirette parole e non quelle riportate nei giornaletti rosa. Partiamo dal suo primo discorso come elemento inziale. Quello appena eletto. A me non ha fatto impazzire. Ma devo dire invece che i successivi mi sono piaciuti molto di più.

Tradiva una grande emozione dal balcone di San Pietro. Qualcosa di vagamente disorganizzato lo ha reso certo più umano. La mancanza di un leggio trasparente. Quel bloc notes simile ai quadernoni che si usavano alle medie in mano quasi ad impallare l’inquadratura e probabilmente un discorso scritto di getto non ragionato ma emotivo.

A me ha colpito una cosa subito. In pochi minuti nello stesso discorso ha pronunciato la parola “pace” dieci volte e la parola “Cristo” una sola. Allora è riapparso in me il terrore del ritorno della retorica bergogliana che io trovavo poco affascinate.

Il paradigma Sarah

Il cardinale Robert Sarah (Foto: Paul Haring © CNS Catholic News Service)

Ma anche se vi anticipo che poi nelle sue uscite successive l’ho trovato molto più incisivo ed affascinante vi spiego le mie perplessità iniziali con l’esempio che usa spesso un altro cardinale dato tra i papabili ma perdente in partenza perché ritenuto un tradizionalista: Robert Sarah il cardinale della Guinea.

Ebbene seguendolo da tempo rimasi affascinato da un esempio che ripete spesso nei suoi discorsi. Diceva il Cardinale: “è vero che oggi si parla sempre dei problemi sociali, il cambio climatico, l’ecologia, i migranti, la guerra”. Quelli che lui definisce con espressione molto efficace i problemi “orizzontali”.

E poi aggiunge citando san Paolo: “Dio è la nostra pace, cristo è la nostra pace. Senza cristo non c’è pace”. E dunque aggiunge “dobbiamo tornare al mandato di Gesù Cristo andate e predicate il Vangelo. La sola salvezza del mondo è il Vangelo.”
Naturalmente non vuol dire che i problemi sociali non siano importanti però il mandato la missione principale della chiesa è predicare il Vangelo.

La Chiesa “verticale”

La fumata bianca dell’elezione di Papa Francesco (Foto CTV)

E dunque afferma che la soluzione anche ai problemi orizzontali è tornare alla natura “verticale” della chiesa. Quella cioè che connette l’uomo con ciò che è più in alto di lui. Ed io questa idea del ritorno alla verticalità l’ho sempre trovata di un fascino e di una potenza incredibile. Nel suo concetto di affermare che anche la contingenza materiale non può prescindere dall’approccio spirituale delle cose.

Ed aggiungo io se non si occupa di tornare al Vangelo, al messaggio, il vertice della chiesa cattolica chi altri dovrebbe essere incaricato di farlo. Per questo a me non è mai piaciuto l’approccio “orizzontale” della chiesa degli ultimi anni perché il lavoro diplomatico e politico è importante ma lo fanno altre decine di istituzioni il lavoro spirituale lo può fare solo la chiesa.

Ed allora tornando al discorso iniziale ero rimasto molto perplesso dalla citazione continua ed assidua più di temi orizzontali che verticali. Anche se quella citazione della pace disarmata e disarmante era certamente bella ed efficace.

Segni incoraggianti

Ma devo dire che nelle ore successive a partire dalla prima omelia tenuta nella prima celebrazione papale ho trovato molti segni incoraggianti che mi hanno fatto parzialmente modificare il mio giudizio.

“Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti. Contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito”.

“Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco.”

Fascino e decisione

Questo un passaggio molto interessante della prima omelia. Insieme ad altri ha contraddistinto tratti molto più decisi ed affascinanti del suo discorso iniziale che devo dire lasciano ben sperare per il futuro. Ed un altro passaggio molto incisivo. “Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto.”

Friedrich Nietzsche

Col ritorno apprezzabile alla enfatizzazione ed alla centralità di Cristo, figlio di Dio. Un colpo al cuore per me questo, con la citazione del superomismo nietzschiano, che cerco da decenni di far convivere la mia fede cattolica con la mia passione per il filosofo tedesco, cercando interpretazioni che le contemperino entrambe, ma certamente efficace.

Ma non sto per fortuna neanche male come tutti i sedicenti comunisti che in questi giorni affollavano le chat dei social confondendo la dottrina sociale della Chiesa con il marxismo in salsa vaticana che non esiste in natura.

Comunismo ateo

Ho dovuto spesso in dibattiti infuocati ricordare che il comunismo è ateo per definizione e fondamento e a meno che negli ultimi anni non abbiano inventato un “nuovo comunismo” è rimasto tale con buona pace dello stesso Marx che urlava che “la religione è l’oppio dei popoli”.

Molto apprezzata inoltre anche la semplicità ma anche la ritrovata tradizione a mio avviso. A partire dall’abbandono di quel finto pauperismo che io ho sempre trovato insopportabile ed inopportuno. Il Papa tornerà a vivere al terzo piano del palazzo apostolico. La “floreria apostolica vaticana”, così si chiama l’organizzazione della logistica interna, è già all’opera.

E che dire del ritorno dei paramenti anche nel vestiario, dell’abbandono della Fiat Cinquecento bianca, e delle prime uscite molto semplici e popolari prima nei suoi vecchi alloggi, poi a rendere omaggio alla tomba di Francesco e poi a sorpresa a Genazzano ad onorare la Madonna del Buon Consiglio. Sempre sorridente, affabile e cordiale ma soprattutto disponibile.

Il pauperismo che non fruttifica

Anche perché ed è il caso di dirlo questa concezione pauperistica non è che abbia dato i suoi frutti. Uno dei problemi principali che si troverà ad affrontare il Papa immediatamente è proprio la crisi di bilancio ed economica della Santa Sede. Per fare un esempio il buco di bilancio certificato è stato di 78 milioni di euro nel 2022, di 83,5 milioni nel 2023 ed è di 87 milioni nella previsione 2024. Non proprio una situazione rassicurante. Ma anche questo è uno dei famosi problemi orizzontali che citavamo.

E che fine hanno fatto poi tutti i cardinali papabili che abbiamo sponsorizzato in questi ultimi giorni? Tutti in attesa del loro destino. Alcuni si leccano le ferite delusi, altri attendono fiduciosi nuovi incarichi.

Di certo dopo 47 anni ancora non abbiamo un nuovo papa italiano. Anzi va registrata la prima volta di uno statunitense in assoluto. Con tutti i retroscena ridicoli sulla donazione di 14 milioni di Trump che asserivano servisse per condizionare la scelta così come gli strani post travestito da papa.

A chi è legato Trump

Donald Trump (Foto: Saul Loeb / AFP / Ansa)

In realtà Trump è molto legato al cardinale Dolan di New York più conservatore di Prevost ma che ha lavorato molto per portarlo a fare il Papa riuscendoci. Parolin, nome forte della vigilia, è tramontato il primo giorno, pare abbia raggiunto solo quaranta voti. Sembra che il nome da outsider italiano sia stato quello del cardinale Filoni ma che non ha avuto i numeri necessari ma è stato un tentativo vero. Mentre Zuppi e Pizzaballa non hanno mai avuto reali possibilità.

Zuppi, star dei social, e divo della sinistra è stato uno strano caso di possibile Papa attraverso l’appoggio degli atei militanti di sinistra. Infatti non ha funzionato. Pizzaballa ci sperava anche egli ma non è stato mai in corsa veramente seppur molto stimato.

Proprio la famiglia Pizzaballa è stata protagonista del più assurdo elemento stile “grande fratello” di questo conclave. La povera mamma di Pizzaballa ospitava una troupe televisiva in casa propria che la riprendeva esattamente durante l’annuncio del nuovo papa.

La mamma di Pizzaballa

Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini (Foto: LatinPatr via Imagoeconomica)

Con la poverina che fomentata dai media che lo davano favorito si esprimeva in diretta dicendosi sicura che il nome prescelto fosse quello del figlio. Tranne poi essere ripresa nella sua dolce smorfia di delusione all’annuncio di Prevost e non del figlio. Ma evidentemente affranta ha trovato la forza comunque di dire che “era meglio così” che avrebbe potuto vedere il figlio più spesso. Mi ha fatto una tenerezza poverina, ci sperava veramente.

Miracoli di questi conclave in tempo di intelligenze artificiali. E di deficienze concrete. Il povero Zuppi intervistato come sempre in modo peripatetico (camminando in strada) in questi giorni alla domanda se fosse soddisfatto di questa scelta non ha trovato la forza di dire una parola positiva sul nuovo papa ma solo ribadendo che lui non ci sperava, nella più classica esibizione della excusatio non petita.

Ma al di fuori delle note di colore questo conclave rapido unitario e forte è un buon segnale. Che il nuovo papa sia frutto di mediazione non è un difetto anzi. E non significa che si precluderà scelte coraggiose.

Buoni segnali

Panorama di Anagni

E poi per noi i segnali sono buoni , Leone XIII era di Carpineto ed al di la delle storielle divertenti sul fratello che gli diceva “mantieni questo posto perché a Carpineto non c’è niente” è stato uno dei papi più importanti della modernità. L’enciclica “Rerum novarum” è considerata il cardine della dottrina sociale della chiesa.

Ed a ragione. Tanto che la scelta del nome anche Prevost l’ha spiegata per queste motivazioni. Noi anagnini poi ammiriamo da sempre il Pontificio Collegio Leoniano da Leone XIII voluto e che a lui dedica il nome. È un po’ difficile da raggiungere ultimamente, per una frana che sta li da anni, ma bellissimo.

Insomma tutti segnali che fanno ben sperare. In particolare per quanto da me con ardore auspicato del ritorno ad una chiesa che si occupi si dei problemi orizzontali ma che sia capace di tornare ai temi verticali.

Orizzontale ma non troppo

Certamente questo Papa ha le qualità per farlo, la cultura per sorreggerlo e l’ambiente per realizzarlo. Vedremo se con l’aiuto dello spirito santo, che non guasta mai, riuscirà a dare di nuovo un volto alla chiesa.

Si moderno, ma di nuovo realmente e profondamente spirituale ed evangelizzante. Ma soprattutto verticale, spirituale e non patafisico.