Il G7 canadese in Salsa Rosicona e l’eredità iraniana

Tra ironia per il precedente anagnino e realismo per un summit che tutto sommato ha riservato buone intenzioni ma non vere strategie

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Pare che il G7 a guida Canadese, in scena questa settimana nella ridente cittadina di Kananaskis abbia iniziato le operazioni con un ricordo affettuoso dell’ultimo appuntamento: quello a guida italiana svoltosi ad Anagni e Fiuggi. Il comunicato iniziale parlava praticamente solo di Anagni.

Lodava l’asfaltata modello rappezzo con spessore tipo leccatina di solo mezza Circonvallazione, perché a loro detta sommamente ecologica. Che a parità di prezzo era riuscita a usare meno asfalto possibile, un comportamento da veri ecologisti.

Peccato solo che – riferivano i ministri – già è piena di buche: la più grossa davanti alla caserma dei carabinieri.

Plaudite i fiori, please…

Ma sono quisquilie. Il comunicato proseguiva con il convinto plauso ai fiori piantati coraggiosamente in mezzo al cemento sull’Anticolana, domandandosi se ancora campavano, con l’apprezzamento dei pali riverniciati, posticci, di nero perché più di destra del grigio di tutti gli altri della città.

Tripudio poi dei Ministri dell’Ambiente che hanno lodato l’iniziativa di tagliare l’erba solo per il tratto di strada dove passavano i potenti del mondo e lasciare macchie e frattoni nel resto della città perché giudicato un grande aiuto alla biodiversità.

Il Comune di Anagni, felice di tanto apprezzamento, dal quel momento ha smesso di tagliare l’erba su tutto il territorio comunale.

Saluti in telecamera

Ma la vera gioia anagnina, lodatissima al G7 canadese, dicono siano state le duecentomila telecamere installate velocissimamente, al prezzo corrente dell’oro, maggiorato del 10% per le spese impreviste. Non sapendo più dove metterle per giustificare la spesa esorbitante, alcune telecamere le hanno direzionate a controllare le altre telecamere, così una inquadra l’altra e siamo sicuri che non le rubano per lo meno.

Pare che uno dei neo segretari di partito che è amico dell’istallatore quando ha tempo libero lo va trovare si mette a un monitor che inquadra l’altra telecamera dove si piazza invece l’altro amico. E si salutano con la manina a vicenda davanti alle telecamere e poi soddisfatti tornano ognuno alle proprie case a raccontare l’esperienza per poi ripeterla appena possibile. Sono gioie.

Giorgia, Emmanuel e le facce

I presidenti Meloni e Macron al G7 in Canada

Ma il vero scoop è stato un altro. Tutti parlano del dialogo segreto intercettato tra Macron e la Meloni dove lei faceva della facce stupefatte. E tutti a chiedersi ma cosa le avrà mai detto Macron per stupirla così. Noi di Alessioporcu.it abbiamo in esclusiva il testo intero del dialogo tra i due leader.

Pare Macron le abbia detto: “Mi ha detto il mio ministro degli Esteri che ad Anagni se so magnati un timballo alla Bonifacio VIII che era ‘na favola.” E lei ha fatto la faccia tra soddisfatta e compiaciuta. Al che Macron ha continuato “Ma non ce potevano portà un po’ de timballo pure qua che ci stanno a abboffa de salmone, solo salmone, sempre salmone.” Al ché lei ha fatto gli occhi sbarrati come a dire “ma anfatti”.

Eccola la verità esclusiva sul dialogo più discusso della settimana con la mia città sempre protagonista sulla scena interazionale.

Una guerra ogni summit?

Ma se tutti sono stati concordi sul comunicato iniziale che parlava di Anagni, città dei papi e delle telecamere, sul comunicato finale ci sono stati dei problemini.

Intanto commentavano i leader ma come a Anagni abbiamo detto che c’era la de esclation mo invece di due guerre ce ne troviamo tre. Abbiamo iniziato pure con l’Iran mentre quella Ucraina e palestinese sono più vive di prima. Che sarebbe da dire se a ogni G7 fate scoppiare una guerra nuova evitate di farli per favore.

Ma ogni G7 vive dei suoi comunicati finali e allora analizziamo quello canadese. Che per lunghi tratti ha rischiato anche di non essere pubblicato per colpa dei disaccordi su alcune formule.

Il documento finale

Il comunicato finale del vertice G7, tenutosi a Kananaskis, ha rappresentato un momento cruciale nella gestione della complessa crisi israelo-iraniana. Firmato dai leader del G7, incluso il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il documento ha tentato, seppur delicatamente e forse non del tutto efficacemente, di imprimere una svolta decisiva nella de-escalation del conflitto e nel miglioramento della precaria situazione umanitaria a Gaza.

L’analisi del comunicato rivela, tuttavia, sia punti di forza che limiti significativi, evidenziando le sfide intrinseche alla gestione di una crisi geopolitica di tale portata e il ruolo, spesso contraddittorio, degli attori coinvolti.

Il comunicato del G7 ha lanciato un appello alla de-escalation del conflitto, usando un linguaggio diplomatico ma fermo. Mancano, però, dettagli concreti sulle strategie.

Zero dettagli strategici

L’esultanza in Iran per l’attacco ad Israele (Foto: Abedin Taherkenareh / EPA / ANSA)

Il comunicato si limita a esprimere preoccupazione per la situazione umanitaria e a sollecitare il rispetto del diritto internazionale umanitario, senza indicare meccanismi specifici di monitoraggio o applicazione. Questa mancanza di concretezza è una debolezza principale, trasformando il comunicato in un insieme di buoni propositi più che in un piano d’azione. La debolezza dell’applicazione è un grande limite delle dichiarazioni del G7.

Il comunicato condanna fermamente le ambizioni nucleari dell’Iran, ribadendo la necessità di impedire che Teheran acquisisca armi nucleari. L’efficacia delle sanzioni internazionali, tuttavia, è stata oggetto di dibattito, con alcuni esperti che ne mettono in dubbio la capacità di nel frenare il programma nucleare iraniano.

Ed il comunicato non offre alternative concrete alle sanzioni, accennando solo all’importanza della diplomazia e del dialogo, senza dettagliare le iniziative del G7. La diplomazia multilaterale, in questo contesto, è fondamentale ma non si traduce in azioni specifiche.

Il diritto di Israele a difendersi

Benjamin Netanyahu

Il comunicato riconosce il diritto di Israele alla legittima difesa, ma sottolinea anche l’importanza della protezione dei civili. Questa posizione, apparentemente equilibrata, nasconde una complessità notevole. L’interpretazione del “diritto alla legittima difesa” è spesso dibattuta, con accuse di sproporzionalità delle azioni militari israeliane.

Poi il comunicato non offre indicazioni concrete sui meccanismi di protezione dei civili, limitandosi a invocare il rispetto del diritto internazionale umanitario. Il ruolo delle organizzazioni internazionali, come l’ONU, nel monitorare e garantire il rispetto del diritto umanitario, merita un approfondimento e una maggiore cooperazione globale.

La crisi israelo-iraniana ha profonde implicazioni per i mercati energetici internazionali. Ogni escalation del conflitto rischia di influenzare i prezzi del petrolio e del gas, con ripercussioni globali.

Rischio anche energetico

Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica

Il comunicato del G7 riconosce questo rischio e si impegna a collaborare per gestire le eventuali conseguenze economiche, ma senza dettagliare le misure concrete che i paesi del G7 intendono adottare. Il coordinamento economico, in questo contesto, è fondamentale per la stabilità dei mercati globali.

L’impatto del comunicato del G7 sulle dinamiche del conflitto israelo-iraniano è difficile da valutare immediatamente. Il documento, pur affermando principi importanti, manca di concretezza e di meccanismi di attuazione, limitando la sua efficacia pratica.

Influenza incerta

L’influenza del comunicato sulle decisioni politiche dei Paesi coinvolti resta incerta. Il ruolo del G7 nella risoluzione a lungo termine della crisi si gioca sulla coerenza politica e sulla capacità dei suoi membri di tradurre le dichiarazioni di principio in azioni concrete.

La de-escalation del conflitto dipende dalla volontà delle parti coinvolte di impegnarsi in un dialogo costruttivo e dalla cooperazione internazionale. In assenza di una soluzione politica negoziata, lo scenario più probabile è un’ulteriore escalation delle tensioni, con ripercussioni umanitarie ed economiche devastanti. L’importanza della diplomazia e della cooperazione internazionale per la pace e la stabilità regionale non può essere sottovalutata.

Il futuro del conflitto israelo-iraniano resta incerto, condizionato da una serie di fattori che rendono difficile fare previsioni accurate. La capacità di costruire un percorso diplomatico efficace sarà determinante per evitare una catastrofe umanitaria e una destabilizzazione regionale. Per questo abbiamo detto che è stato un G7 di “rosiconi” perché nessuno è uscito completamente soddisfatto. Forse l’unico che gongolava era Israele che ha visto nel documento un importante sostegno.

Tutti proprio tutti convenivano che l’Iran non potesse avere l’atomica. D’altronde il solo accostare le parole bomba atomica e Islam mette i brividi a chiunque.

Khamenei e i brividi da bunker

Il leader supremo Alì Khamenei

Gli stessi brividi che percorrono la schiena di Khamenei il leader politico religioso iraniano che è dato per scomparso in qualche bunker. Si è nascosto talmente bene che non sono riusciti a ritrovarlo neanche per fare gli incontri di pace promossi dalla Russia che infatti non hanno avuto esito.

E deve essere talmente poco convinto dell’esito positivo della sua battaglia che ha già designato tre successori in caso venisse eliminato. Tre leader iraniani. Tra cui spiccava l’assenza del figlio da molti considerato il suo erede naturale. L’Iran pensate è talmente una democrazia che i capi di governo vengono designati prima in una terna.

Buone intenzioni e delusione

Giorgia Meloni

Insomma un altro G7 lastricato di buone intenzioni ma deludente negli effetti pratici. Sembra una riunione di furbi che non si espongono a livello ufficiale tanto continuiamo a bombardare. Furbi come è stata la Meloni.

Che ai giornalisti che le chiedevano del dialogo tra lei e Macron ha risposto: “Macron mi ha detto qualcosa ma non me la ricordo”. Furba e scaltra come sempre.

Insomma un festival dell’ignavia dove nessuno prende davvero posizione e quando la prende non ci sono mai atti conseguenti. È come se sperassero che pattinando su tutto arrivi a un certo punto il karma e risolva lui. Perché il karma come si sa è infallibile. Non certo il G7.